Bibi: "Colpiremo senza pietà". Ordigni esplosivi contro Unifil

Missili contro Tel Aviv. L'Idf fa 22 morti in Libano. Bombe sulla strada per la base Onu. Scoperto un tunnel di Hezbollah per una strage in Galilea

Bibi: "Colpiremo senza pietà". Ordigni esplosivi contro Unifil
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La guerra si estende. Il premier israeliano Netanyahu che Israele «continuerà a colpire Hezbollah senza pietà, anche a Beirut», studia la risposta all'Iran e convoca per la serata di ieri l'ennesimo Gabinetto di Sicurezza. L'esercito israeliano allarga i suoi obiettivi fino al nord del Libano e, all'indomani della richiesta di ritiro lanciata da Netanyahu al contingente Unifil, i caschi blu italiani toccano con mano la gravità della situazione. Hanno individuato una serie di ordigni esplosivi lungo la strada che porta alla base operativa avanzata Unp 1-32A della missione internazionale Onu, nel sud del Paese dei cedri. Un contesto sempre più pericoloso, con i combattimenti tra esercito israeliano e Hezbollah che imperversano lungo la Linea Blu, la linea fissata dall'Onu nel 2000 per confermare il ritiro delle forze israeliane dal Libano. E invece l'esercito israeliano non solo fronteggia a sud gli estremisti filo-Iran, ma estende i suoi target e prende per la prima volta di mira un'area a maggioranza cristiana, colpendo un edificio nei pressi della città di Aitou, dove erano alloggiate alcune famiglie di sfollati libanesi. Almeno 22 i morti, in un bollettino di guerra che assomiglia ogni giorno di più a quello a cui ci ha abituato da un anno la guerra nella Striscia di Gaza. Raid, ordini di evacuazione, stragi di civili innocenti e perdite di soldati israeliani. Sono altri 25 i villaggi nella parte settentrionale del Libano che l'Idf ha chiesto di evacuare, mentre Hezbollah sostiene di aver colpito con un missile un blindato israeliano che trasportava truppe e di aver ucciso diversi soldati «nemici».

Se a Gaza si continua a combattere per sradicare Hamas, in Libano tutto avviene in nome della battaglia contro i combattenti del Partito di Dio, che hanno perso una pedina chiave, il comandante dell'unità anticarro delle Radwan, le forze speciali di Hezbollah. Muhammad Kamel Naeem, responsabile della pianificazione e attuazione di attacchi terroristici, anche contro civili, è stato colpito in un raid aereo nella zona di Nabatieh, a sud. Nell'area, durante l'irruzione in un quartier generale sotterraneo delle forze Radwan, nel cuore di un villaggio libanese, l'esercito si è imbattuto in un'inquietante scoperta: un tunnel di 800 metri con missili antiaerei, granate, moto e cibo. Per il portavoce dell'Idf, Hezbollah stava pianificando di entrare con le moto in Galilea, per condurre un massacro. «Erano qui solo un paio di giorni fa. Faremo il necessario per proteggere il popolo di Israele», ha promesso.

Lo Stato ebraico vuole vendicare a breve anche lo smacco di domenica, quando un drone di Hezbollah ha bucato il sistema anti-missile e colpito la base militare di Binyamina, uccidendo 4 soldati e ferendo almeno 70 persone. Da qui ieri ha parlato Netanyahu, accorso in visita. Il ministro della Difesa Gallant ha promesso «una dura risposta» e l'ha preannunciata al segretario Usa alla Difesa Austin. L'obiettivo è azzerare l'unità droni di Hezbollah. Il gruppo ha lanciato oltre 60 razzi su Israele, tre missili balistici (schermati) contro il centro del Paese, inclusa Tel Aviv, dove le sirene hanno suonato per l'intera giornata.

Come già accaduto con Gaza, la battaglia sul campo sta provocando non poche tensioni tra la comunità internazionale e Israele. «La situazione è grave, ma la missione resta» ha spiegato a Rainews 24 il portavoce di Unifil, Andrea Tenenti dopo che anche il premier spagnolo Sánchez ha chiarito: «Non ci sarà alcun ritiro dal Libano». Dal canto suo, Netanyahu ha liquidato come «completamente false» le accuse di aver colpito deliberatamente Unifil. Quanto alle regole d'ingaggio dei soldati, il ministro degli esteri Antonio Tajani ha spiegato che «se l'obiettivo delle Nazioni Unite è di disarmare Hezbollah, le attuali regole di ingaggio Unifil non vanno bene». In molti pensano che la missione di peacekeeping dovrebbe essere trasformata in peace enforcement (pace imposta anche con la forza militare), ma Tajani rinvia la decisione agli organismi competenti: «È l'Onu che deve scegliere».

Se il fronte nord (Libano) si infiamma, il fronte sud (Gaza) resta incandescente. Ucciso Samer Abu-Daqa, capo dello schieramento aereo di Hamas che il 7 ottobre pianificò l'uso di droni e parapendii per il massacro. Almeno 22 le vittime del raid israeliano in una scuola che ospita sfollati nel campo di Nuseirat, nel centro della Striscia. L'Idf è certo che l'edificio fosse usato da Hamas.

A Jabalia, nel nord, oltre una decina i morti, tra cui un membro di Msf, uccisi da un attacco aereo che ha colpito un centro di distribuzione alimentare dell'Unrwa. Un'indagine è stata aperta dall'Idf per l'incendio all'ospedale di Al Aqsa, provocato da esplosioni in cui sono morte bruciate 4 persone.

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