Chi era Massimo Galletti, il volontario italiano ucciso in Ucraina

L'uomo, partito volontario circa un anno fa, non dava più sue notizie alla famiglia da un mese: era ricoverato in coma in un ospedale di Kiev dopo essere stato colpito da una granata

Chi era Massimo Galletti, il volontario italiano ucciso in Ucraina
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Si chiamava Massimo Galletti il 59enne italiano morto in circostanze misteriose in Ucraina. L'uomo, originario di San Benedetto del Tronto, era sui luoghi del conflitto come volontario (attenzione, non come combattente), prestando assistenza ai combattenti di Kiev. Appassionato di escursionismo, già membro della Protezione civile, aveva sulle spalle altre missioni dipiù volte prestato soccorso alle popolazioni colpite da calamità naturali nella sua regione e in tutto il centro Italia.

All'inizio erano solo voci, poi la notizia ha trovato conferma: Galletti sarebbe rimasto ferito dalle schegge di una granata. Con lui, a quanto pare, un altro cittadino italiano originario della Sardegna, suo amico. L'uomo era rimasto in contatto con la moglie per tutto il tempo della sua missione: la donna avrebber perso i contatti con lui circa un mese fa, probabilmente nel giorno o nei giorni immeditamente successivi all'incidente che lo ha ferito. Della sua prognosi, che lo vuole un mese ricoverato in coma nell’ospedale di Kiev, la famiglia non era affatto a conoscenza. Poi, la conferma della morte da parte dell'ambasciata italiana a Kiev.

Galletti era partito circa un anno fa con la Protezione civile per una missione umanitaria in Polonia, ai confini con l’Ucraina per aiutare le persone in fuga dalle zone interessate dal conflitto. Era riuscito a recarsi nelle zone di guerra grazie ad un permesso rilasciato dall’amministrazione comunale di San Benedetto. Scaduto il termine avrebbe dovuto tornare a casa, invece aveva optato per rinnovare la richiesta per continuare, presumibilmente, la sua missione in modo autonomo. Non dando più notizie sè, la moglie, preoccupata di quanto stava accadendo, ha presentato una denuncia di scomparsa alle autorità competenti. Poiché non si era ripresentato sul posto di lavoro qui in Italia, anche l’amministrazione comunale ha dovuto procedere d'ufficio con un provvedimento disciplinare. Non poteva muoversi dall'Ucraina "a causa della legge marziale": così raccontava via mail, alla fine di luglio, al suo dirigente all'ufficio anagrafe del comune di San Benedetto.

Sui suoi Social Galletti si esprimeva contro Vladimir Putin e a favore della Legione dei Foreign Fighters in Ucraina, ma i colleghi escludono che possa avere combattuto al fronte. Uno speciale ricordo sui social a firma della figlia: "Ciao Papi sei sempre stato il mio punto i riferimento, la persona sulla quale sapevo di poter sempre contare. Da bambina sognavo in futuro di avere un marito come te che mi hai sempre trattata da principessa, che hai sempre trovato le parole giuste per confortarmi, anche quando non avevo voglia di sentirti, eri lì per me. In questo momento che non ci sei, più che mai ho bisogno di te. So che sei volato via da eroe, l’eroe che sei sempre stato per me e per tutte le persone che hai salvato in questi anni. Sono orgogliosa di te come padre, ma soprattutto come uomo, sarai sempre nel mio cuore".

Secondo quanto riporta le Tgr Marche, sulla vicenda indaga la direzione centrale della Digos. Tace l’ambasciata a Kiev, nessuna commento dalla Farnesina.

Ma proprio la Digos era già stata in comune a San Benedetto, mesi fa, per acquisire notizie su Galletti. Nelle prossime ore dovrebbe essere predisposto il rientro della salma e l'autopsia dovrebbe chiarire parte della dinamica della morte del volontario marchigiano.

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