Cosa nasconde la nuova dottrina nucleare russa

Gli Usa inviano gli Atacms e Putin risponde con altre minacce. Le solite

Cosa nasconde la nuova dottrina nucleare russa
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Puntuale come gli orologi delle torri del Cremlino, ogni volta che l'Occidente varca una linea rossa a difesa dell’Ucraina arriva da Vladimir Putin la minaccia nucleare. La “nuova dottrina militare” che prevede un più ampio ventaglio di situazioni estreme in cui Putin può autorizzare l’impiego di armi atomiche e che ieri il presidente-dittatore della Russia ha controfirmato era in realtà già stata annunciata mesi addietro. E come allora, i suoi destinatari non sono tanto i nemici contro cui Mosca combatte (l’Ucraina), quanto piuttosto le opinioni pubbliche dei Paesi del campo occidentale che quei nemici sostengono militarmente. Con l’obiettivo, che è sempre identico, di spaccare quel campo facendogli paura.

La nuova dottrina nucleare adottata da Putin è stata ribadita ufficialmente il giorno dopo l’annuncio americano di aver autorizzato le forze armate ucraine a lanciare anche all’interno del territorio russo i missili a lunga gittata (300 km) già da tempo forniti da Washington a Kiev. Il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha sostenuto che dopo questo passo di Joe Biden (che a Mosca non si aspettavano) era diventato necessario aggiornare le modalità difensive della Russia alle nuove minacce esterne. Non è così, dal momento che questo nuovo “libretto d’istruzioni” militare (che prevede la possibilità di rispondere anche con armi nucleari tattiche ad attacchi contro il territorio nazionale russo “e dei suoi alleati” anche da parte di “un qualsiasi Stato non-nucleare supportato da uno Stato nucleare”) era appunto già stato anticipato da fonti ufficiali molto tempo fa. Piuttosto, è vero che il cambio di passo rappresentato dall’impiego – già iniziato - degli Atacms americani contro le regioni russe di confine con l’Ucraina ha suggerito al Cremlino l’opportunità di alzare il livello dell’intimidazione.

Essendo chiaro che un Biden sulla porta d’uscita della Casa Bianca non può essere intimidito, e altrettanto chiaro che il nucleo forte degli alleati europei di Kiev riunito a Varsavia continuerà a sostenere militarmente l’Ucraina anche se il futuro presidente americano Donald Trump decidesse di non farlo più, rimangono da condizionare quelli che Putin percepisce (a torto o a ragione) come gli anelli deboli della catena difensiva occidentale di Kiev: i governi di Germania e Italia (i meno convinti della giustezza di quest’ultima decisione di Biden) e la futura amministrazione repubblicana americana.

Spaventare e dividere il nemico occidentale è sempre stata la dottrina di fondo del Kgb sovietico, lo è del regime putiniano che del Kgb è l’erede diretto e lo è certamente, nello specifico, quest’ultima salva di minacce nucleari che – come le precedenti – altro non sono che retorica intimidatoria concepita per chi è disposto a darle credito.

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