Le forze militari russe, la caduta di Assad, i ribelli. La strategia di Mosca in Siria

I cacciabombardieri russi sono ancora presenti in Siria, le navi da guerra sono in rada a Tartus. Il Cremlino attende di poter cooperare con chi ha deposto il regime

Le forze militari russe, la caduta di Assad, i ribelli. La strategia di Mosca in Siria
00:00 00:00

La repentina caduta della Siria di Bashar al-Assad, sostenuta da Russia e Iran, sembra aver posto fine al progetto di Teheran di influenza nel Medio Oriente che prende il nome di “Mezzaluna sciita”, ma Mosca potrebbe invece continuare a mantenere la sua presenza in quel Paese fondamentale per gli interessi russi.

Come sappiamo, il sostegno militare russo ad Assad durante l'offensiva delle milizie composte da diverse fazioni come l'Hts (Hayat Tahrir al-Sham), l'Sdf (Syrian Democratic Forces) e lo Sna (Syrian National Army) è stato minimo per via dell'impegno delle forze armate di Mosca nel conflitto ucraino, che sta assorbendo ingenti risorse, ma potrebbe essere stata una scelta politica.

Sebbene il contingente terrestre russo si sia ritirato verso la costa siriana, presumibilmente in direzione delle due grandi basi militari rappresentate da Tartus e Hmeimim, gli assetti navali e aerei sembrano per il momento restare in Siria.

Bisogna però precisare che la presenza navale, come quella aerea, era stata ridotta da tempo: nel porto di Tartus, dove ha sede un'importante base navale russa, già il 6 dicembre erano presenti un solo sottomarino classe Kilo migliorata (il “Novorossiysk”), una fregata classe Admiral Gorshkov (il “Golovko”), una fregata classe Admiral Grigorovich (la capoclasse) e una nave ausiliaria. Della flottiglia russa nel Mediterraneo, alle dipendenze della Flotta Russa del Mar Nero, un'altra fregata classe Admiral Gorshkov risultava in mare insieme a una nave ausiliaria, mentre il vascello da ricerca “Yantar” era presente nel porto di Algeri. Durante le concitate ore della caduta di Damasco, e in quelle immediatamente successive, le unità navali russe presenti a Tartus non hanno salpato per abbandonare il Paese, ma si sono limitate a mollare gli ormeggi per restare alla fonda nel porto siriano, come in attesa degli eventi.

Se guardiamo anche alla presenze degli assetti aerei dell'aviazione russa, fonti Osint riferiscono che presso la base aerea di Hmeimim, nodo centrale delle operazioni aeree di Mosca in Siria, si possono osservare ancora aerei da trasporto Il-76, elicotteri da combattimento e trasporto, e soprattutto i cacciabombardieri Su-34 posteggiati negli hangar. Filmati della base mostrano i radar militari russi in funzione, e quella che sembra essere una normale attività di un giorno in cui non si effettuano operazioni di volo.

La Russia quindi sembra avere tutta l'intenzione di voler rimanere in Siria, e lo smarcamento da al-Assad può anche essere stato una scelta per poter mantenere la presenza militare in quel Paese, anche in considerazione delle recenti dichiarazioni del Cremlino.

Nella giornata di ieri, infatti, la portavoce del Ministero degli Esteri russo Maria Zakharova ha affermato che “stiamo osservando attentamente gli eventi in corso in Siria. La nostra massima priorità rimane la sicurezza di tutti i cittadini russi nel territorio siriano e la protezione delle strutture e delle missioni russe, comprese le installazioni diplomatiche e militari, nonché quelle collegate alle aziende e alle organizzazioni russe”. La portavoce ha inoltre detto che “la nostra ambasciata a Damasco continua a funzionare, sebbene le sue operazioni siano condotte sotto elevati rischi per la sicurezza” e ha osservato che la Siria sta ora entrando “in un'altra fase di transizione, durante la quale la nazione incontrerà inevitabilmente nuove sfide, come stiamo osservando in tempo reale”.

Le affermazioni ufficiali del Cremlino, che proseguono estendendo “la nostra solidarietà al popolo siriano, con cui la Russia ha legami amichevoli e di lunga data” fanno pensare infatti che Mosca abbia in essere un qualche tipo di contatto con le fazioni che hanno spodestato al-Assad, molto probabilmente grazie alla mediazione turca, proprio per tutelare i propri interessi nel Paese, che riguardano principalmente la presenza militare in un bacino marittimo, quello del Mediterraneo, considerato dalla Russia fondamentale per la propria politica estera.

Ancora Maria Zakharova, nella stessa dichiarazione che suona come un voler affermare la propria disponibilità a trattare coi ribelli, ha affermato che “desideriamo sinceramente che il popolo siriano superi questi ostacoli e difficoltà emergenti. La Russia ribadisce il suo incrollabile impegno per la sovranità, l'unità e l'integrità territoriale della Siria”.

Stante queste premesse, si può dire che, se dal lato pratico la debolezza militare russa ha permesso l'eliminazione di al-Assad, dal lato politico possiamo certamente affermare che la Russia ha stabilito che il regime siriano non poteva più essere difeso per la sua stessa debolezza ed inconsistenza, e pertanto il

Cremlino ha deciso di concedere alla famiglia Assad un esilio dorato a Mosca, ma di cercare di prendere accordi coi ribelli ora saliti al potere per salvaguardare la propria presenza in Siria. Un bagno di real politik.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica