Il tempismo è sospetto. Quasi come se fosse stato un test per dimostrare la veridicità delle accuse che hanno gettato discredito non solo sull'azienda ma sull'uomo dietro l'impero degli apparecchi in orbita attorno alla terra. Elon Musk ha spento di nuovo i satelliti di Starlink durante il bombardamento del porto di Sebastopoli da parte delle forze armate ucraine? Il dubbio non è alimentato da facili complottismi.
Cos'è successo in Crimea
Nelle prime ore della giornata di mercoledì su X (il social precedentemente conosciuto con il nome di Twitter) è apparso il seguente messaggio sul profilo ufficiale di Starlink: "Starlink sta subendo attualmente interruzioni alla rete e stiamo attivamente implementando una soluzione. Apprezziamo la vostra pazienza e vi aggiorneremo una volta risolto il problema".
L'annuncio è delle 02:33 (ora italiana), un orario che si sovrappone a quello del blitz di Kiev contro la Flotta russa del Mar Nero in bacino di carenaggio presso il più grande sito di manutenzione della Crimea. I missili Storm Shadow, almeno tre secondo fonti russe, andati a segno contro la nave da sbarco Minsk e il nuovissimo sottomarino "Rostov sul Don", sono stati lanciati verso le 02:10: così afferma il governatore della città di Sebastopoli Mikhail Razvozhaev, da poco rieletto dopo le elezioni farsa della scorsa settimana in Russia. Alcuni droni pilotati a distanza sono stati distrutti dalla contraerea.
Il collegamento con Starlink sarebbe caduto proprio nel bel mezzo dell'operazione e il blackout è durato almeno un'ora, fino alle 03:39, quando sempre su X è stato comunicato il ripristino della rete. L'assenza di linea è stata segnalata in tutto il mondo, come conferma il portale Netblocks.
Vista la portata globale del disagio, è improbabile che i terminali siano finiti vittima del jamming russo, il che fa pensare a un malfunzionamento slegato dai tentativi di disturbo provenienti dalla Russia. Potrebbe essere stato un bug oppure, ipotesi maliziosa ma comunque valida, un arresto volontario preventivo.
The network issue has been fully resolved
— Starlink (@Starlink) September 13, 2023
Come funziona Starlink in Ucraina
Il ruolo di Starlink in Ucraina, dove secondo le stime più precise ci sarebbero circa 42mila antenne operative, è essenziale non solo per i civili che lo utilizzano per collegarsi all'interno degli ospedali ma soprattutto per l'esercito. I militari ucraini impegnati al fronte dipendono parecchio dalla connessione a internet. Uno di loro ha definito Starlink "il nostro ossigeno".
La tecnologia brevettata e venduta da Musk in oltre 60 Paesi nel mondo, tra cui l'Italia, è diventata così un bene primario per la popolazione ucraina, che paga 700 dollari per il pacchetto completo e 75 dollari al mese di abbonamento, e per i soldati, in particolare dopo gli incessanti raid di Mosca alle telecomunicazioni Kiev che hanno messo in ginocchio le principali infrastrutture del Paese lo scorso inverno. Il proprietario di SpaceX non ha mai negato l'uso di Starlink per scopi civili, anzi, all'inizio della guerra si era mostrato piuttosto disponibile fornendo tutta l'assistenza necessaria.
Cosa pensa Elon Musk della guerra
L'atteggiamento del miliardario sudafricano è cambiato col tempo. L'idea di una guerra congelata e di diventare complice di eventi che potrebbero innescare reazioni asimmetriche, come l'affondamento di una nave da guerra russa, ha instillato in lui l'ansia di un conflitto allargato che implicherebbe non più soltanto l'Ucraina ma anche gli Stati Uniti contro la Russia. Ciò comporterebbe l'impiego di armi nucleari e, di conseguenza, la fine della vita umana sulla Terra. Uno scenario che terrorizza, a ragion veduta, il patron di Tesla. Ma gli ucraini non la pensano allo stesso modo e vogliono approfittare della generosità di Musk per liberare i territori occupati dai russi, tra cui la Crimea, strappata manu militari nel 2014 e annessa in violazione del diritto internazionale.
Walter Isaacson, autore della discussa biografia dell'imprenditore 52enne uscita questa settimana, ha scritto nel suo libro che la ragione dietro al fallimento di alcuni attacchi con droni marittimi pianificati dall'Ucraina nella penisola a settembre del 2022 sarebbe la decisione di Musk di "spegnere i satelliti Starlink". In realtà il capo di SpaceX, preoccupato dagli alti costi del progetto, non ha disattivato i suoi dispositivi: non li avrebbe mai azionati. Parole sue. Ma non è tutto.
Le accuse e l'intervento del governo
Isaacson ha precisato poi in un'intervista al Washington Post che Kiev era stata tenuta all'oscuro poiché i satelliti non coprono le zone sotto il controllo delle forze russe. Musk si è quindi difeso dichiarando in pubblico che non è possibile abilitare Starlink nei punti sottoposti alle sanzioni Usa, tra i quali appunto la Crimea e parti del Donbass, e che l'azienda intende rispettare tali obblighi. Aggiungendo, inoltre, che "il governo ucraino non può dire cosa fare ai cittadini o alle imprese americane", ma se il presidente Biden dovesse chiedergli di accendere i satelliti anche lì allora lui si adeguerebbe.
D'altronde, sempre Isaacson sostiene che Musk si sarebbe convinto a trasferire l'autorità su Starlink direttamente al Pentagono, già da alcuni mesi coinvolto in un accordo riservato con SpaceX per garantire l'accesso a internet in Ucraina. Nonostante questo, i legislatori statunitensi hanno già giurato vendetta: la senatrice democratica Elizabeth Warren vuole aprire un'indagine congressuale per accertare che la condotta del fondatore di PayPal non interferisca con la politica estera americana.
Musk allora ha fornito un assist al Cremlino impedendo alle forze di Kiev di sfruttare la potenza di Starlink per colpire gli obiettivi della guerra navale? A onore del vero e a prescindere dalle evidenti antipatie nei confronti di Zelensky e soci, l'assalto di ieri al cantiere navale di Sebastopoli è stato un successo, forse perfino superiore alle aspettative, che limiterà per un po' l'arsenale
russo nel Mar Nero. L'intervento di Washington ha esteso agli ucraini il segnale della rete satellitare. E con l'invio di nuove armi occidentali a lungo raggio, il destino della penisola-trofeo alla quale Vladimir Putin non intende rinunciare è ancora tutto da scrivere.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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