L'evacuazione russa dalla base siriane è cominciata. Ma per tornare a casa, il passaggio obbligato è il Mar Mediterraneo. Dovrebbero essere quattro navi speciali dirette verso il porto di Tartus, a Latakia. Ora, però, il prossimo passaggio è una sfida prettamente logistica: portare blindati, camion e cannoni in Russia attraverso l'Atlantico, essendo il Bosforo vietato al naviglio militare.
L'arrivo nel Mediterraneo
I primi segnali erano arrivati circa tre settimane fa: mentre il regime di Assad iniziava a vacillare, qualcosa aveva inizaito a muoversi nelle basi siriane di Mosca. La Russia ha attualmente cinque navi militari e un sottomarino con base a Tartus. Si tratta di due fregate di classe Gorskhov, una fregata di classe Grigorovich, due navi ausiliarie e un sottomarino. Una di queste imbarcazioni, l'ausiliaria Yelnya, era stata notata partire da Tartus la mattina del 2 dicembre 2024, con informazioni che suggerivano che anche alcune o tutte le altre imbarcazioni fossero già partite.
La flotta russa per l'evacuazione della Siria è entrata nel Mediterraneo nella serata di ieri, quando una formazione di quattro navi speciali ha attraversato lo Stretto di Gibilterra. Si tratta dell'unità per operazioni anfibie "Ivan Gren", la più moderna della Marina russa. A scortarla, una più vetusta nave da sbarco classe Ropucha, il "Aleksandr Otrakovskiy", che può trasportare una dozzina di autoblindo o quattro tank oltre a 500 soldati. Le segue un mercantile particolare, lo Sparta, usato per trasferire armi e munizioni. Le aveva precedute di poche ore il cargo Ursa Major.
L'importanza di Tartus e i movimenti degli scorsi giorni
La base navale di Tartus sulla costa mediterranea della Siria è una risorsa strategica per la Russia. La Marina russa ha mantenuto la base navale lì dal 1971, ma è caduta in disuso dopo il crollo dell'Unione Sovietica. Dall'inizio della guerra civile siriana nel 2012, è tornata centrale, diventando la principale base navale russa all'estero, assumendo un'importanza vitale dopo l'invasione su vasta scala dell'Ucraina nel 2022.
La scorsa settimana, il gigantesco riposizionamento russo ha subìto un'accelerata. Le immagini satellitari hanno mostrato come i russi abbiano accumulato una grande quantità di equipaggiamento nella base navale di Tartus. Le foto mostravano un gran numero di camion e altri veicoli sul molo della base, senza alcuna attrezzatura presso i terminal merci. Ovviamente, l'equipaggiamento era in attesa delle navi d'assalto anfibie e cargo della Marina russa, in rotta verso Tartus: fra queste si erano ipotizzati i nomi della nave d'assalto anfibia del Progetto 775, l'Alexander Shabalin, e le navi portacontainer della Syrian Express, Sparta e Ursa Major. Anche un gruppo di navi della Flotta del Nord, composto da una nave d'assalto anfibia e da una nave cargo, era stato visto partire sotto la copertura dell'Udaloy, un cacciatorpediniere del Progetto 1155.
L'"ipotesi libica"
Essendo impraticabile il Bosforo, oltre all'Atlantico, quali alternative possiede Mosca? Ci sarebbe il porto di Tobruk. Secondo il Wall Street Journal già alcune batterie di missili contraerei S400 e S300 sono state spostate dalla Siria all'aeroporto libico di Al Jufra, nel Fezzan, con un ponte aereo. Mosse che potrebbero testimoniare una nuova morsa del Cremlino in Cirenaica, stringendosi ancora più saldamente al Maresciallo Haftar.
La concessione di una base navale a Tobruk in Libia è oggetto di negoziato da oltre un anno, ma Haftar temporeggia per firtare anche con gli Occidentali, cercando di ottenere finanziamenti e l'ereditarietà del comando della Cirenaica per la sua prole.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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