"Collabora con Israele": e gli jihadisti costringono il fratello a ucciderlo

La vittima e il carnefice sono affiliati della Jihad islamica palestinese, movimento alleato di Hamas. Le informazioni fornite dal ragazzo a Tel Aviv avrebbero portato all'eliminazione di quattro terroristi

"Collabora con Israele": e gli jihadisti costringono il fratello a ucciderlo
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La brutalità dei terroristi non risparmia neanche i loro commilitoni. La brigata Jenin della Jihad islamica palestinese ha giustiziato un ragazzo di 19 anni, Karim Jabarin, dopo averlo accusato di collaborare con Israele. Stando a quanto scrive il giornale Ynet News, ha ordinato al fratello di effettuare personalmente l’esecuzione. Il giovane avrebbe confessato le proprie azioni prima di essere ucciso.

Secondo l’organizzazione, il 19enne assassinato avrebbe fornito a Tel Aviv informazioni che hanno portato all’eliminazione di quattro affiliati del gruppo da parte delle Idf tramite azioni mirate. Tra di essi, vi sarebbe anche Ahmed Barkat, responsabile di una sparatoria mortale nell’insediamento di Hamesh in Cisgiordania, risalente al 2023, e colpito in un attacco con droni nel campo profughi di Jenin. Gli altri tre terroristi sarebbero stati uccisi durante un raid delle forze di sicurezza ebraiche in un ospedale della stessa città.

Dopo la morte di Karim Jabarin, una folla si sarebbe radunata maledicendo il “traditore” e accanendosi sul corpo. Un segno, questo, della presa ancora forte che le organizzazioni terroristiche hanno sulla popolazione della Striscia e della Cisgiordania, nonostante esse siano le colpevoli della guerra scoppiata il 7 ottobre che, oltre ad abbattersi con crudeltà sugli israeliani, ha costretto i palestinesi ad una serie di restrizioni sugli spostamenti e, a Gaza, a subire un vero e proprio assedio. Proprio nell’exclave, però, si sono verificati più volti episodi di ribellione contro Hamas e le sue organizzazioni affiliate, accusate dai civili di appropriarsi degli aiuti umanitari inviati dagli altri Paesi e di impedire l’evacuazione dei non combattenti dalle città lungo i corridoi sicuri predisposti dalle Idf.

A Khan Younis, città d’origine del leader dei terroristi Yahya Sinwar, gruppi di civili in fuga hanno intonato slogan contro Hamas, mentre in altre occasioni alcune persone hanno lanciato sassi contro i camion pieni di viveri e medicine requisiti dai terroristi. Nel dicembre scorso, una folla di disperati ha preso d’assalto un altro carico umanitario a Rafah. Nel tentativo di disperderla, gli uomini del gruppo islamico hanno sparato ad altezza uomo, uccidendo due persone.

La sommossa animata dalla disperazione si è trasformata a quel punto in furia e i rivoltosi hanno appiccato diversi incendi e preso a sassate un commissariato di polizia. In quell’occasione, fonti locali avevano riferito che per le strade “si respira un’atmosfera di anarchia”.

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