Dopo l’incontro con il segretario di Stato americano, Antony Blinken, il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha ribadito in conferenza stampa la linea che intende seguire. “Hamas non sopravviverà a Gaza”, ha dichiarato il leader di Tel Aviv. “Solo la vittoria finale ci consentirà di portare la sicurezza nel nord e nel sud di Israele”. Un riferimento chiaro, questo, anche alla situazione al confine con il Libano, dove dal 7 ottobre vi sono stati continui scontri con gli Hezbollah.
“Se ci arrendiamo alle condizioni deliranti di Hamas arriveremo ad un altro massacro”, ha continuato il primo ministro riferendosi agli attacchi dello Shabbat di sangue, per poi sottolineare che le Idf proseguiranno nelle loro operazioni e che “il giorno dopo la guerra” non vi esisterà più l’organizzazione terroristica nella Striscia. Netanyahu ha anche ribadito la sua intenzione di smilitarizzare completamente l’exclave “in modo che i terroristi non alzino più la testa”. Un obiettivo, questo, che richiederà del tempo durante il quale i militari dello Stato ebraico continueranno ad operare nel territorio palestinese. Il premier ha anche previsto una normalizzazione delle relazioni con il mondo arabo dopo la fine del conflitto, affermando che "il cerchio della pace si allargherà".
Il premier ha poi annunciato di aver ordinato all’esercito di avanzare verso Rafah, nel sud della Striscia e a un passo dal confine con l’Egitto, e ha confermato che “solo la pressione militare agisce per la liberazione degli ostaggi. I nostri soldati non sono caduti invano”. Netanyahu ha anche riferito di aver detto al segretario di Stato Blinken che Israele è a un passo dalla “vittoria totale” nel giro di mesi, parole che sembrano chiudere a qualunque possibilità di tregua con i terroristi palestinesi. Un attacco delle Idf alla città meridionale dell’exclave era già stato annunciato il 5 febbraio dal ministro della Difesa Yoav Gallant: “Raggiungeremo anche i luoghi dove non abbiamo ancora combattuto, nel centro della Striscia di Gaza e nel sud, e soprattutto nell'ultima roccaforte di Hamas, Rafah. Ogni terrorista nascosto a Rafah sappia che farà la fine di quelli a Khan Yunis e a Gaza City”.
I tentativi del vertice di Parigi per raggiungere un cessate il fuoco in cambio della liberazione degli ostaggi sembrano dunque falliti. È improbabile, infatti, che Israele acconsenta a un’interruzione delle ostilità all’alba dell’apertura di un nuovo fronte nella parte meridionale della Striscia.
Resta da vedere ora quale sarà la reazione dei familiari dei rapiti, che da mesi protestano fuori dalla Knesset e dalla residenza di Netanyahu a Gerusalemme accusando il governo di non star facendo abbastanza per i loro cari ancora nelle mani dei terroristi. "Ogni giorno guardo le loro foto e i mio cuore va in frantumi", ha affermato il premier israeliano.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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