C’è una frase pronunciata dall’Alto rappresentante Ue per la politica estera Josep Borrell che fotografa molto bene l’attuale situazione del conflitto tra Russia e Ucraina. «È una guerra sanguinosa che l’Ucraina non ha ancora vinto, ma la Russia è chiaramente già stata sconfitta». Effettivamente, che l’Ucraina sia ancora ben lontana dalla vittoria è evidente. Come lo è che la Russia abbia completamente disatteso i suoi piani, con un guerra tutt’altro che lampo e l’unico risultato certo di essere stata completamente isolata dall’Occidente. Fatti, confermati anche dalle parole dei protagonisti del conflitto. Il presidente ucraino Zelensky frena sulla tanto attesa controffensiva da parte del suo esercito e prende tempo.
«Con quello che abbiamo possiamo andare avanti e vincere, ma perderemmo molte persone e penso che questo sia inaccettabile. Dobbiamo aspettare, abbiamo bisogno di un po’ più di tempo», ha detto, confermando però che le squadre militari addestrate dalla Nato sono pronte mentre armamenti e mezzi non sono ancora sufficienti. E chiarendo che l’Ucraina non ha nessuna intenzione di cedere nemmeno una parte dei territori occupati dalla Russia: «Non possono obbligarci».
Eppure secondo il leder dei mercenari della Wagner Evgenij Prigozhin la controffensiva di Kiev è già cominciata. «Zelensky sta facendo il furbo, la controffensiva è già in pieno svolgimento. Nella direzione di Bakhmut, le unità delle Forze armate ucraine stanno cercando di sfondare la difesa e, sfortunatamente, in alcuni luoghi ci riescono», ha detto Prigozhin, aggiungendo che «numerose unità sono già state addestrate e hanno ricevuto armi, attrezzature e carri armati». Strategia o meno, quello a Kiev sono arrivati i missili a lunga gittata forniti dal Regno Unito, insieme ai carri armati Challenger 2 che Londra aveva promesso. Si tratta dei missili da crociera «Storm Shadow» che hanno una gittata di oltre 250 km, vengono lanciati dagli aerei e sono considerati fondamentali da Kiev. Possono potenzialmente colpire la Russia sul suo territorio anche se da Londra arriva l’assicurazione che verranno utilizzati solo in territorio ucraino come arma di difesa.
Parole che non bastano a Mosca. Anzi, il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov minaccia, definendo questi missili «uno sviluppo fortemente negativo che richiederà una risposta adeguata da parte delle forze armate russe». Lo stesso Peskov però è stato costretto ad ammettere le gravi difficoltà dell’esercito di Putin definendo la situazione «molto difficile e ancora lontana dagli obiettivi», cercando di giustificarsi spiegando che «non è una guerra, ma un’operazione condotta cercando di salvare città e vite umane». Poi, con il coraggio e la sfacciataggine che solo i propagandisti di regime hanno, continua: «Non siamo in guerra. Fare la guerra è una cosa completamente diversa e significa la distruzione completa delle infrastrutture e delle città. Non lo stiamo facendo». Citofonare Mariupol o Bakhmut, per informazioni.
Difficoltà russe, confermate dal sito anti-Putin Mediazona, secondo cui nei primi quattro mesi del 2023 il numero di casi di diserzione di soldati del Cremlino sono stati più di tutti quelli registrati nel 2022. Da gennaio, i tribunali russi hanno aperto 1.053 procedimenti penali legati all’articolo 337 del codice penale russo, riguardante l’abbandono non autorizzato di unità militare. Nel 2022 i casi totali erano stati 1.001. Con il tema delle armi che rimane drammaticamente centrale. Il capo dell’amministrazione regionale ucraina Yuriy Malashko, denuncia che i russi stanno utilizzando bombe a grappolo, armi vietate dalle convenzioni internazionali, per i bombardamenti sulla regione di Zaporizhzhia, quella che ospita la centrale nucleare più grande d’Europa.
«A Malokaterinovka, 8 persone sono state colpite da proiettili a grappolo. Tre di loro sono operatori di ambulanze. Feriti residenti locali, 3 uomini e 2 donne», ha detto Malashko. Un altro segnale, l’ennesimo, che porta nella direzione opposta a quella di un possibile dialogo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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