Durante una guerra, le notizie vanno sempre prese con le molle. La propaganda la fa da padrona, e i fatti sono sempre condizionati a come una delle parti in causa li racconta, o li nega o li modifica.
Però, alcune prove e alcuni indizi portano a pensare che davvero l’Ucraina stia conquistando terreno e la Russia sia in un momento di grossa difficoltà. L’ultimo di questi riguarda le forze in campo per l’armata rossa, ora pronta a reclutare anche cittadini stranieri.
Lo comunica l’intelligence britannica secondo cui le autorità russe hanno incoraggiato il reclutamento di cittadini dei paesi vicini nel tentativo di evitare una mobilitazione interna che avrebbe effetti devastanti sulla popolarità del governo, soprattutto in vista delle elezioni presidenziali in calendario il prossimo anno. Per questo sono spuntanti sul web annunci in Armenia e Kazakistan in cui si offrono 495.000 rubli (circa 4.800 euro) come acconto oltre a uno stipendio di 190.000 rubli (poco più di 1.800 euro) per chi deciderà di arruolarsi. Ma anche i migranti di origine asiatica sono corteggiati: a loro vengono offerti la cittadinanza russa e uno stipendio che può raggiungere anche i 3.800 euro. Questo per via «ufficiale», perché ad alcune minoranze, come agli uzbeki, sono stati sequestrati i passaporti per convincerli a scendere in campo.
Altro segnale negativo per Mosca, l’avanzare delle truppe ucraine a Sud. «Siamo ormai tra la prima e la seconda linea di difesa del territorio vicino a Zaporizhzhia», ha detto il generale ucraino Oleksandr Tarnavsky, responsabile della controffensiva. Le operazioni stanno avendo successo grazie a a settimane di sminamenti, effettuati solo di notte per evitare attacchi. Secondo il generale, l’avanzata adesso dovrebbe essere più rapida «perché la Russia ha impiegato il 60% del suo tempo e delle sue risorse per costruire la prima linea difensiva e solo il 20% per la seconda e la terza linea». Secondo gli analisti, nel Sud del Paese, prosegue l’operazione che vuole portare a isolare la penisola di Crimea, occupata dal 2014. In questo modo il territorio occupato dai russi sarebbe di fatto spezzato in due e le linee di rifornimento di Mosca bloccate. Oltre alle difese russe e ai campi minati, uno degli ostacoli per l’avanzata ucraina è rappresentato dall’imminente stagione delle piogge autunnali, con il terreno fangoso che sarà un ostacolo non da poco, motivo per cui Kiev sta cercando di stringere i tempi. I combattimenti proseguono anche nel Nord-Est, in particolare vicino alla città di Kupiansk, nella regione settentrionale di Kharkiv e nelle foreste vicino a Lyman.
La replica russa al momento sa tanto di rappresaglia e nelle ultime ore si è concentrata su infrastrutture delicate come i porti, finiti nel mirino dopo il mancato rinnovo dell’accordo sul grano. Non solo quelli sul mare ma anche quelli fluviali sul Danubio, con annesso codazzo di polemiche a livello europeo. «Nella notte, l’esercito russo ha effettuato un attacco con droni contro i depositi di carburante utilizzati per rifornire l’equipaggiamento militare delle Forze armate dell’Ucraina nel porto di Reni, nella regione di Odessa», ha dichiarato l’esercito di Mosca. La Procura generale ucraina ha denunciato l’attacco su siti industriali civili vicino al confine con la Romania. «I terroristi russi continuano ad attaccare le infrastrutture portuali nella speranza di poter provocare una crisi alimentare e una carestia nel mondo», attacca il capo dell’ufficio del presidente ucraino Andriy Yermak.
Un attacco che ha fatto infuriare la Romania. Il ministero della Difesa attacca: «Attacchi contro obiettivi civili e infrastrutture in Ucraina sono ingiustificati e in profonda contraddizione con le regole del diritto internazionale umanitario». Dura reazione da parte di un altro vicino preoccupato, la Moldavia: «La Russia deve essere ritenuta responsabile per ogni pezzo di infrastruttura distrutta.
Siamo fermamente al fianco dell’Ucraina», ha detto la presidente della Repubblica Maia Sandu. Anche il crescente isolamento internazionale non è certo una buona notizia per Mosca. In difficoltà, al di là della propaganda.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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