L'attacco all'esercito, il post cancellato, le polemiche: ora è bufera su Netanyahu

Il primo ministro ha accusato l'esercito e i servizi segreti di non averlo avvertito su possibili attacchi. Militari e politici insorgono: "La smetta di affrontare la questione"

L'attacco all'esercito, il post cancellato, le polemiche: ora è bufera su Netanyahu
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Mentre le forze israeliane conducono le operazioni di terra all’interno della Striscia di Gaza, a Tel Aviv scoppia il dibattito sulle responsabilità del fallimento della sicurezza. In un post su X, il primo ministro Benjamin Netanyahu ha sostenuto di non essere stato avvisato di possibili attacchi da parte di Hamas e ha puntato il dito contro i vertici dei servizi segreti, Aharon Haliva (intelligence militare) e Ronen Bar (Shin Bet).

Le sue parole hanno suscitato le ire di molti rappresentanti del mondo militare e politico, tanto da costringerlo a cancellare la dichiarazione e a scusarsi: "Mi sbagliavo. Le cose che ho detto dopo la conferenza stampa non andavano dette e di questo mi scuso". Il ministro della Sicurezza nazionale Itmar Ben Gvir ha affermato che “il problema non sono gli avvertimenti specifici, ma l'intero concetto errato” e “la politica di contenimento, la deterrenza immaginaria e l'acquisto di una quiete temporanea a un prezzo esorbitante”. Benny Gantz, ex capo di Stato maggiore e leader centrista entrato nel governo di unità nazionale, ha chiesto al primo ministro di “ritrattare la sua dichiarazione di ieri sera e smettere di affrontare la questione”, perché “quando siamo in guerra, la leadership devono mostrare responsabilità, decidere di fare le cose giuste e sostenere le forze armate, in modo che possano realizzare ciò che chiediamo loro. Qualsiasi altra azione o dichiarazione danneggia la capacità di resistenza delle persone e la loro forza”.

Particolarmente dure le parole del capo dell’opposizione Yair Lapid, secondo cui Neatanyahu ha “oltrepassato la linea rossa” perché “mentre i soldati e i comandanti dell’Idf combattono valorosamente contro Hamas e Hezbollah, lui cerca di incolparli invece di sostenerli”. L’ex premier ha anche pubblicato su X parte di un suo discorso risalente al 20 settembre, in cui avvisava di una riacutizzazione del pericolo terrorista. “Le informazioni dell’intelligence su cui ho fatto affidamento sono state presentante anche a Netanyahu”, ha sottolineato Lapid. “Coloro che le hanno raccolte sono gli stessi membri del sistema di sicurezza che il primo ministro ora accusa di non aver avvertito”.

Anche i militari hanno risposto alle dichiarazioni di “Bibi”. La radio delle Idf ha dichiarato di aver ricevuto avvertimenti su possibili attacchi da parte dell’asse Hamas-Hezbollah-Iran, divenuti più aggressivi per via delle lacerazioni interne di Israele dovute alle proteste di massa contro la riforma della giustizia. Contro Netanyahu si è schierato anche l’ex capo del Mossad Yossi Cohen: “La responsabilità viene accettata quando inizi il tuo dovere, non durante. Tutto quello che è successo è un grosso, grave malfunzionamento. Israele non solo merita risposte, merita un sistema migliore, in grado di difendere i cittadini dentro e fuori, all'interno di Israele e ai suoi confini”.

Un secco no comment, invece, è arrivato dal portavoce dell’esercito israeliano Daniel Hagari.

Il contrammiraglio ha affermato che le Idf e lo Shin Bet condurranno un’indagine approfondita per accertare la verità dei fatti e le eventuali responsabilità, ma per il momento non risponderà alle domande perché “ora siamo in una guerra e siamo concentrati su questo”.

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