L'Occidente in piazza per i terroristi? Un guaio per tutti

Bruxelles e Washington hanno sostituito le sanzioni anti-Teheran volute dall’amministrazione Trump con un «appeasement». Risultato: è tornata la guerra. Se in Italia e Usa si esulta per la strage, c’è un problema

L'Occidente in piazza per i terroristi? Un guaio per tutti

Il 7 ottobre il mondo ha visto il male in una delle sue forme più pure. Abbiamo visto l’organizzazione terroristica Hamas, sostenuta e incoraggiata dall’Iran, massacrare i civili israeliani - compresi donne, bambini e anziani - con brutalità e ferocia. In risposta a questa barbarie, il mondo deve unirsi per denunciare il male, sostenere il nostro alleato e punire i responsabili. L’Italia ha fatto i primi passi giusti che il mondo dovrebbe emulare. La premier Meloni ha visitato i membri della sinagoga ebraica di Roma, ha promesso l’impegno del suo governo per la loro sicurezza e ha puntato il dito contro Hamas. L’intera comunità internazionale dovrebbe ora sostenere e appoggiare pienamente Israele nella sua lotta per difendersi.

Tragicamente, abbiamo invece assistito a deplorevoli raduni in tutta l’America e l’Europa, con migliaia di persone che hanno pubblicamente celebrato e giustificato gli scellerati crimini di Hamas. Questi cortei hanno avuto luogo a Milano e persino a Roma, mentre manifestazioni simili e riprovevoli si sono svolte a New York, Parigi e Londra. In Francia, un insegnante è stato ucciso da un terrorista che rispondeva all'appello di un leader di Hamas a partecipare alla «Giornata della Jihad». Vedere i propri concittadini esultare per il brutale assassinio di donne, bambini e anziani israeliani innocenti dovrebbe essere un campanello d’allarme per tutti noi.

È nostro dovere respingere la barbarie dei terroristi di Hamas e degli altri emissari iraniani. Sostenere Israele non è solo la cosa giusta dal punto di vista morale, ma è anche la chiave per stabilire una pace duratura e la prosperità in Medio Oriente. Sostenere Hamas è antisemita.

Durante il mio mandato di Segretario di Stato americano, non abbiamo lesinato il nostro sostegno a Israele. Abbiamo spostato l’ambasciata statunitense a Gerusalemme, sancendo una verità storica: Gerusalemme è la capitale di Israele. Abbiamo approvato la sovranità israeliana sulle alture del Golan, riconoscendone la necessità per la sicurezza dello Stato di Israele, nonché la lunga amministrazione israeliana del territorio per decenni. Abbiamo richiamato il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite per il suo palese pregiudizio anti-israeliano, ci siamo opposti alle entità che hanno abbracciato il programma antisemita «Boycott, Divestment, Sanctions» («Boicottaggio, disinvestimento e sanzioni», ndt) e abbiamo impedito che i dollari dei contribuenti americani continuassero a finanziare entità terroristiche in Cisgiordania. Soprattutto, abbiamo chiarito che il problema principale in Medio Oriente non è Israele, ma il regime maligno dell’Iran.

Non abbiamo accontentato l’ayatollah e i suoi compari, ma abbiamo esercitato la massima pressione sul suo regime con sanzioni di portata storica.

Alla luce della guerra a cui assistiamo oggi, faremmo bene a ricordare il risultato di queste politiche. Invece di violenza, guerra e sofferenza, abbiamo raggiunto una pace fino a quel momento impensabile nella regione. Gli Accordi di Abramo, uno dei risultati più significativi della nostra amministrazione e dei quali siamo orgogliosi, incarnano questo monumentale cambiamento verso la pace. Il pieno sostegno a Israele ha segnalato ai nostri partner nella regione che non avremmo più camminato su una via di mezzo tra il sostegno a Israele e il corteggiamento di nazioni che desideravano l’annientamento totale di Israele e dell’Occidente. Questo accordo ha portato a legami economici e politici effettivi tra Israele e i suoi vicini arabi, il tutto senza compromessi sul nucleare iraniano e senza sostenere i gruppi terroristici palestinesi.

Nonostante queste chiare prove di successo, sia l’amministrazione Biden sia la leadership europea hanno continuato a spingere per un nuovo accordo nucleare con l’Iran.

All’inizio di quest’anno, il diplomatico di punta dell’Unione Europea, Josep Borrell, ha affermato che la rinegoziazione dell’accordo nucleare del 2016 è l’unico modo per impedire all’Iran di sviluppare un’arma nucleare.

Nel frattempo, l’applicazione «rilassata» delle sanzioni all’Iran da parte dell’amministrazione Biden e il recente pagamento di un riscatto di 6 miliardi di dollari al regime non hanno fatto altro che rafforzare e arricchire ulteriormente l’Iran. Hamas e i suoi referenti a Teheran sono responsabili degli attacchi scellerati e barbari contro israeliani innocenti, ma queste politiche retrograde di acquiescenza hanno spianato la strada alla nuova crisi.

Davanti a questo conflitto, i nostri leader hanno il dovere morale della chiarezza.

Sì, dobbiamo «fermare la carneficina», come chiedono alcuni manifestanti. Ma il modo per fermare la carneficina è eliminare i terroristi, non placarli o giustificare la loro barbarie. I terroristi che hanno decapitato bambini ebrei e preso in ostaggio i sopravvissuti all’Olocausto non sono vittime; sono vili carnefici che devono essere contrastati e, se necessario, eliminati. I loro crimini sono la prova che c’è un vero male nel mondo, un male che proviene dall’ayatollah e dai suoi compari teocrati di Teheran. Dobbiamo combattere l’antisemitismo in patria e all’estero.

Gli Stati Uniti e l’Europa devono rispondere agli orrendi attacchi del 7 ottobre facendo tutto ciò che è in nostro potere per aiutare Israele a eliminare le minacce che deve affrontare a Gaza e isolando ancora una volta il regime iraniano, invece di compiacerlo con l’appeasement.

(traduzione a cura di Marco Zucchetti).

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