"Sparirà entro un anno": cosa rivela l'oscura profezia del consigliere di Putin

Il "partito della guerra" russo resta convinto dell'ineluttabilità della fine dell'Ucraina come Stato sovrano. Lo dichiara in un'intervista il "siloviko di acciaio" Nikolai Patrushev

"Sparirà entro un anno": cosa rivela l'oscura profezia del consigliere di Putin
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Torna a parlare dopo molto tempo il "siloviko di acciaio" Nikolai Patrushev, consigliere del Cremlino e membro del Consiglio di sicurezza nazionale russo. "Non è escluso che l'Ucraina cessi di esistere completamente come Stato quest'anno", ha affermato in una intervista a Kp.Ru, denunciando la distruzione, non avvenuta peraltro se non per i danni della guerra provocata dall'invasione delle forze di Mosca, delle "città che fiorivano, fra cui Kharkiv, Odessa, Nikolaev e Dnipropetrovsk".

L'intervista a Patrushev

Nella lunga intervista, a Patrushev viene posta ad un certo punto una domanda sul futuro rapporto tra Baltici e Moldavia, ed è proprio lì che si inserisce la sortita sull'Ucraina: "Non escludo che l’aggressiva politica anti-russa di Chisinau porterà la Moldavia a diventare parte di un altro Stato o a cessare del tutto di esistere. In questa situazione, si può guardare all’esempio dell’Ucraina, dove il neonazismo e la russofobia hanno portato il paese al collasso, molto prima di un’operazione militare speciale". Spostando l'attenzione sulle "colpe" dell'Ucraina, ancora una volta Patrushev calca la mano sull'idea del vcino come Stato che "se l'è cercata".

Ma l'intervista prosegue, allargando lo spettro alla futura amministrazione americana e su come i rappresentanti della nuova amministrazione statunitense, in particolare i consiglieri nominati da Trump, in alcuni dei loro discorsi ammettono che la Russia non cederà in nessun caso né all'Ucraina né a nessun altro i territori che sono già diventati parte della Federazione Russa. Patrushev non ammette revoche su quanto già accaduto sul campo: a suo dire, i territori un tempo governati da Kiev sono diventati parte della Russia in seguito "all'espressione della volontà dei cittadini in conformità con il diritto internazionale, le leggi della Federazione Russa e la legislazione di queste regionii".

La retorica dei "popoli fratelli"

Per quanto riguarda la linea russa nei confronti dell’Ucraina, rimane invariata. Per Patrushev è importante che il mondo riconosca l’ingresso nella Federazione Russa delle regioni DPR, LPR, Zaporozhye e Kherson, della Repubblica di Crimea e di Sebastopoli, reputate parte integrante della federazione Paese secondo la Costituzione. Poi ancora, la retorica dei "popoli fratelli": "Voglio sottolineare ancora una volta che il popolo ucraino ci rimane vicino, fraterno, legato da legami secolari con la Russia, non importa come i propagandisti di Kiev, ossessionati dall’“ucrainità”, affermino il contrario. Non siamo indifferenti a ciò che sta accadendo in Ucraina". Per il consigliere di Putin sarebbe particolarmente preoccupante che "la violenta applicazione dell’ideologia neonazista e l’ardente russofobia stiano distruggendo le città un tempo prospere dell’Ucraina, tra cui Kharkov, Odessa, Nikolaev e Dnepropetrovsk. È possibile che nel prossimo anno l'Ucraina cesserà di esistere del tutto", dichiara, ribadendo il concetto dello "Stato artificiale" con cui Mosca attacca l'indipendenza e la sovranità di Kiev.

Il "partito della guerra" colpisce ancora

Patrushev chiude l'intervista con le sue prospettive concrete per ulteriori sviluppi tenendo conto del fattore Trump, sostenendo di rispettare le sue dichiarazioni. Anzi, l'irriducibile siloviko sostiene che i negoziati sull’Ucraina dovrebbero essere condotti tra Russia e Stati Uniti senza la partecipazione di altri Paesi occidentali. Tantomeno l'Unione Europea, rea di non dare voce a quei Paesi che chiedono un atteggiamento più equilibrato con la Russia. Patrushev e la sua cricca, va ricordato, sono un problema anche per Vladimir Putin.

Una cerchia messa nell'angolo soprattutto dopo la morte di Evgenji Prigozhin, di cui lo stesso Patrushev è stato mandante. Le loro tesi così a destra rispetto a Putin, hanno sempre avuto difficoltà a trovare allocazione nel governo russo, tanto da non cedere nemmeno alle lusinghe di una candidatura politica.

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