“Mandare in Ucraina ufficiali delle nostre forze armate a capire che cosa è successo, come si è combattuto, quali sono le lezioni da apprendere, aiuterebbe Esercito, Marina e Aeronautica a imparare e a prevenire, perché il compito della difesa è difendere. Credo che sarebbe utilissimo”. Questa è la dichiarazione del ministro della Difesa, Guido Crosetto, a margine della cerimonia di assunzione dell'incarico del nuovo comandante del Covi (Comando di Vertice Interforze), il generale Giovanni Maria Iannucci.
Il ministro ha aggiunto anche che “capire che cosa è successo, vedere come si sono sviluppati gli attacchi all'Ucraina, può essere utile anche a prepararsi, imparando da chi ha subito attacchi da droni, da aerei, attacchi marini e terrestri negli ultimi tre anni: probabilmente il modo migliore per farlo, se fosse possibile farlo in sicurezza e ovviamente con l'autorizzazione parlamentare”.
A poche settimane dal compimento dei tre anni di guerra in Ucraina, è ormai chiaro a tutti che questo conflitto ha espresso nuove tattiche determinate da nuove tipologie di armi, come ad esempio i “droni” navali e aerei, ma soprattutto ha mostrato come si combatte un conflitto convenzionale moderno.
Conflitto che, per molti in passato, avrebbe dovuto essere molto diverso: le forze corazzate, ad esempio, sono state fortemente ridimensionate proprio perché in tanti ritenevano che il carro armato fosse ormai un mezzo obsoleto stante i progressi nel campo dei sistemi missilistici anticarro.
Questa guerra ha anche mostrato come una nazione praticamente sprovvista di una marina militare, l'Ucraina, sia riuscita dapprima a contenere, poi a far arretrare una delle più potenti flotte del mondo, quella russa, che oggi – anche in considerazione della chiusura degli stretti del Bosforo e dei Dardanelli grazie alla Convenzione di Montreux – si ritrova fortemente menomata nelle sue capacità di assalto anfibio e di controllo del mare. Il conflitto asimmetrico marittimo imposto dall'Ucraina per cause di forza maggiore, sicuramente verrà studiato nei manuali militari in futuro e soprattutto verrà studiato l'impiego dei droni navali che Kiev ha utilizzato in numero elevato durante questi tre anni.
Parimenti si studierà – anzi è già allo studio – come difendersi da questa nuova tipologia di minaccia marittima, terrestre o aerea.
Senza ombra di dubbio, pertanto, inviare dei “consiglieri militari”, in qualità di osservatori “sul campo”, sarebbe una decisione sensata nel quadro del miglioramento della consapevolezza dei conflitti moderni: vedere col proprio occhio come combattono gli ucraini (ma soprattutto i russi) sarebbe un'esperienza senza pari che verrebbe tramandata a tutti i quadri delle Forze Armate italiane, contribuendo a migliorarne le qualità belliche.
Ovviamente non sarebbe una decisione facile per tutta una serie di conseguenze: sul piano politico aprirebbe un altro fronte alla propaganda russa, permettendole di avere maggior appiglio sullo zoccolo duro del pacifismo nostrano che sfocia spesso e volentieri in sentimenti filorussi; inoltre i nostri militari sarebbero direttamente esposti al fuoco avversario venendo considerati degli obiettivi legittimi in quanto presenti in un Paese in guerra senza essere sotto l'egida di un organismo sovranazionale neutrale come l'Onu.
In caso di ferimento o uccisione dei nostri militari cosa accadrebbe? Toccherebbe all'Italia decidere se reagire in qualche modo oppure no, e una reazione dovrebbe essere proporzionata ma senza innescare un'escalation da “articolo 5” del Trattato del Nord Atlantico.
I nostri militari, però, andrebbero in qualche modo tutelati, per non farne dei bersagli di alto valore da parte russa, e risulta difficile pensare a una forma di tutela adeguata in uno scenario simile.La tutela migliore sarebbe forse l'assoluta segretezza, finanche l'agire e lo spostarsi in incognito in territorio ucraino, avendo presente comunque tutti i rischi correlati a uccisione, ferimento, o peggio cattura.
L'idea, come detto, è comunque sensata: esperienze simili si
sono svolte in passato in altri conflitti (Vietnam, Corea...) e non escludiamo che “consiglieri militari” di altri Paesi della Nato siano già presenti in Ucraina col ruolo di osservatori dall'inizio del conflitto in corso.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.