Il grande tema sul tavolo di Israele, al netto del conflitto ancora in corso contro Hamas, coincide con il destino degli ostaggi ancora intrappolati nella Striscia di Gaza. Il clima è tesissimo, al punto che gli Stati Uniti potrebbero scendere in campo per negoziare direttamente con il gruppo filo palestinese e cercare di sbloccare almeno la situazione relativa ai cittadini americani. I parenti dei prigionieri, nel frattempo, avrebbero chiesto a Washington di rompere con Tel Aviv e di avviare colloqui su un accordo separato.
Non è chiaro come funzionerebbe un fantomatico accordo tra le parti, né sappiamo cosa offriranno gli Usa, ma qualsiasi negoziazione andrebbe ad indebolire significativamente il governo israeliano guidato da Benjamin Netanyahu. Dal canto suo, il leader israeliano è reduce da una visita alle famiglie di Eden Yerushalmi e Ori Danino, due dei sei giovani ostaggi i cui corpi sono stati recuperati la settimana scorsa in un tunnel di Rafah. Il capo del governo si era già recato nei giorni precedenti dai genitori di Alex Lobanov per una visita di condoglianze; la vedova però non aveva voluto incontrarlo.
Usa-Hamas: trattativa per liberare gli ostaggi americani?
Secondo quanto riportato dal The Telegraph, che ha citato un anonimo funzionario israeliano, Washington avrebbe già iniziato a valutare un accordo unilaterale con Hamas in merito alla liberazione dei prigionieri americani. Gli ostaggi statunitensi ritenuti ancora vivi sono Eden Alexander, 20 anni, Sagui Dekel-Chen, 35 anni, Omer Neutra, 22 anni, e Keith Siegel, 74 anni. Antony Blinken, il segretario di Stato Usa, ha affermato che quasi il 90% dei dettagli del cessate il fuoco sarebbe stato concordato. "Nei prossimi giorni, condivideremo con Israele quanto deciso, e Qatar ed Egitto condivideranno con Hamas i nostri pensieri su come risolvere esattamente le restanti questioni in sospeso, e poi sarà il momento per le parti di decidere sì o no", ha spiegato Blinken.
Netanyahu ha ribadito il suo veto all'accordo citato. Nonostante la morte di sei ostaggi in un tunnel a Gaza nel fine settimana, il primo ministro israeliano ha insistito sul fatto che Tel Aviv deve mantenere il controllo del corridoio di Filadelfia, una zona cuscinetto che separa la Striscia dall'Egitto, sostenendo che è vitale per la sicurezza nazionale perché funge da principale via di contrabbando per Hamas. "Dovete comprendere la centralità del corridoio di Filadelfia per l'armamento di Hamas", ha detto mercoledì Netanyahu ai giornalisti stranieri, aggiungendo che se Israele abbandonasse il corridoio, ciò consentirebbe all'organizzazione terroristica di far uscire clandestinamente gli ostaggi da Gaza.
Una fonte della sicurezza ha dichiarato a Channel 12 che le dichiarazioni di Netanyahu sul corridoio di Filadelfia rischiano di minare i rapporti tra Israele e l'Egitto, poiché il Cairo si oppone fermamente al controllo israeliano della zona cuscinetto. L'Egitto ha anche accusato il capo del governo di Tel Aviv di aver sabotato i colloqui di cessate il fuoco con le sue richieste di controllo della zona.
Tensione in aumento
Arab News ha citato un portavoce del governo egiziano secondo cui il Cairo ritiene il governo israeliano responsabile delle "conseguenze derivanti dal rilascio di tali dichiarazioni che aggravano ulteriormente la situazione e mirano a giustificare le politiche aggressive e provocatorie, che portano a un'ulteriore escalation regionale". Le tensioni tra Stati Uniti e Israele, intanto, sono aumentate dopo la notizia che un cittadino americano è stato colpito alla testa da soldati israeliani mentre protestava contro gli insediamenti in Cisgiordania.
Il solito Channel 12, intanto, citando fonti della sicurezza israeliana, ha smentito l'esistenza di un piano del leader di Hamas, Yahya Sinwar, per fuggire dalla Striscia di Gaza attraverso il Corridoio Filadelfia con alcuni funzionari del gruppo e ostaggi per recarsi in Iran. "Tutte le fonti rilevanti nell’apparato di sicurezza" non sono a conoscenza di queste presunte informazioni di intelligence.
Per la maggioranza degli israeliani, il 60%, l'accordo per il rilascio degli ostaggi ha la precedenza sulla permanenza delle truppe nel corridoio di Filadelfia. Un sondaggio della citata emittente lascia intendere che la maggioranza, il 61%, ritiene che il governo non stia facendo abbastanza per riportare a casa i prigionieri.
Sempre lo stesso sondaggio, Netanyahu gode di meno fiducia da parte del pubblico rispetto ai leader dell'opposizione: il 35% degli israeliani si fida del leader dell'opposizione Yair Lapid più di Netanyahu, rispetto al 33% che si fida di più del premier e al 28% che non si fida di nessuno dei due.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.