Attacco all'Iran, colpita la base segreta di Parchin dove gli ayatollah fanno i test nucleari

Nonostante Teheran seguiti a minimizzare, l'attacco di questa notte avrebbe colpito la base attenzionata da almeno una decina di anni, ove si crede che l'Iran posa condurre esperimenti nucleari

Attacco all'Iran, colpita la base segreta di Parchin dove gli ayatollah fanno i test nucleari
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Nell'attacco di questa notte, Israele avrebbe colpito la base militare segreta di Pachin vicino a Teheran. A renderlo noto fonti iraniane citate dal New York Times e da YNet.

Fin dalle prime luci dell'alba, le autorità iraniane si sono impegnate in ogni modo per descrivere l'attacco israeliano come "debole", minimizzando i danni nonché la portata delle tre ondate di raid chirurgici dell'aviazione di Tel Aviv. Ma nella provincia di Teheran, almeno tre basi missilistiche delle Guardie Rivoluzionarie sono state attaccate, e nel secondo round, i droni israeliani hanno preso di mira la base di Parchin, alla periferia della capitale: un drone ha colpito il sito mentre altri sono stati abbattuti. Questa base, definita anche "struttura di sicurezza" in vari resoconti, è nota per lo sviluppo di tecnologie missilistiche e di droni suicidi, insieme a tecnologie nucleari.

L'attacco alla base di Parchin

L'area di Parchin, situata a circa 18 miglia a est di Teheran, è stata un punto focale delle attività militari dell'Iran. La Repubblica Islamica ha precedentemente condotto esperimenti in quest'area volti a consentire la produzione di armi nucleari. Sebbene non vi siano informazioni concrete che indichino che l'Iran abbia rinnovato i suoi sforzi per sviluppare una testata nucleare, se i resoconti dell'attacco alla struttura di Parchin sono accurati, l'obiettivo sembra essere stato quello di ostacolare la capacità di Teheran di condurre esperimenti che l'avrebbero portata avanti nella produzione di una bomba. Questa non sarebbe nemmeno la prima volta che Israele prende di mira questa misteriosa base iraniana. Nel maggio 2022, venne segnalato un "incidente" che causò la morte dell'ingegnere Ihsan Gad-Beigi. Il New York Times scrisse all'epoca che la struttura era stata attaccata da droni. Secondo il rapporto fornito due anni fa, droni suicidi quadricotteri esplosero su un "edificio del Ministero della Difesa iraniano, dove si svolgono ricerche per lo sviluppo di droni e veicoli aerei senza pilota". Il giornale ha osservato che il metodo operativo rispecchiava i precedenti attacchi israeliani, a proposito dei quali Israele ha rifiutato di commentare.

Perché la base era già nota

In un rapporto del 2011, l'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica, circa quattro anni prima della firma dell'accordo nucleare, faceva notare che l'Iran aveva costruito una struttura presso la base militare di Parchin per condurre esperimenti idrodinamici, indicativi di un potenziale sviluppo di armi nucleari. La base venne attenzionata come un obiettivo principale del programma nucleare iraniano. A Parchin, si sosteneva esistesse una struttura speciale in cui gli iraniani avevano tentato di sviluppare l'involucro esplosivo per racchiudere gli emisferi di uranio arricchito, innescando la reazione nucleare. Nei mesi successivi al grave rapporto, valutazioni e immagini satellitari suggerivano che l'Iran stava ripulendo il sito di Parchin dalle prove di attività nucleare legate all'esercito.

Nuovi dettagli sull'attacco

Man mano che passano le ore si vanno anche chiarendo alcuni dettagli tecnici dell'attacco di questa notte. Prima di colpire in Iran, i caccia israeliani hanno colpito batterie di difesa aerea e radar in Siria e Iraq per evitare di essere intercettati dalle nazioni amiche di Teheran e dai suoi proxy. Lo spiegano fonti israeliane citate dal New York Times, secondo cui solo attraverso un corridoio intermedio libero e "sanificato", gli aerei di Tel Aviv sono decollati verso l'Iran, a oltre 1.600 chilometri di distanza.

Secondo due delle fonti che hanno interloquito con il quotidiano Usa, un'altra ondata di attacchi ha preso di mira strutture che producono missili a lungo raggio, bersagliando un componente critico nel loro processo di produzione, mentre non sono state attaccate infrastrutture energetiche, come gli impianti di produzione di petrolio e gas.

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