Tregua a Gaza, l'ultimatum "prendere o lasciare" degli Usa. Israele: "Parole pericolose"

L'amministrazione Biden mette a nudo la mal sopportazione verso l'atteggiamento di Israele, oltre a quello di Hamas, al tavolo dei negoziati. Una nuova "proposta ponte" potrebbe arrivare a giorni: l'ultima possibilità di una mediazione Usa, prima della resa

Tregua a Gaza, l'ultimatum "prendere o lasciare" degli Usa. Israele: "Parole pericolose"
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L'amministrazione Biden sbotta sui negoziati in Medio Oriente. Mentre Israele vive il doppio caos della guerra a Gaza e delle proteste dei cittadini per il rilascio degli ostaggi, da Washington giungono segnali di impazienza. Con un tono insolito, infatti, il presidente americano - alla domanda diretta dei giornalisti sull'impegno del leader israeliano nei negoziati - ha risposto un secco "no".

La conferenza stampa di Netanyahu

Questa sera, in conferenza stampa, Netanyahu ha chiesto perdono alle famiglie di alcuni dei sei ostaggi assassinati da Hamas, promettendo di far pagare ad Hamas "un prezzo molto alto". E quanto ai negoziati, oltra a ribadire la necessità di tenere stretto il controllo su Gaza, ha svelato alcuni retroscena diplomatici. Mentre Israele sarebbe impegnato a raggiungere un accordo di cessate il fuoco con gli ostaggi, non vi sarebbe-a suo dire-una risposta simile da Hamas. "Abbiamo accettato la formula presentata dal presidente Biden il 31 maggio. Abbiamo accettato la cosiddetta proposta ponte finale il 16 agosto. Hamas ha respinto la prima. Hamas ha respinto la seconda". Abu Obeida, portavoce delle Brigate al-Qassam, ha dichiarato che, qualora Netanyahu seguiti con la pressione militare, "gli ostaggi torneranno a casa nelle bare".

Netanyahu ha ribadito che i suoi obiettivi di guerra continuano a passare dal Corridoio di Filadelfia, perchè si tratta del canale di Hamas per il riarmo. Il premier israeliano ha poi ha criticato l'Egitto per non aver messo in sicurezza il confine, affermando che ciò non è avvenuto tanto sotto il presidente della Fratellanza Musulmana Mohammad Morsi, quanto sotto Hosni Mubarak e Abdel Fattah al-Sisi.

L'incontro di Harris e Biden con le famiglie degli ostaggi americani

Biden e la candidata dem Kamala Harris questa mattina hanno tenuto un incontro con la squadra dei negoziatori Usa sugli ostaggi. La riunione, evidenziano i media americani, si svolge a due giorni dalla notizia del ritrovamento dei cadaveri dei sei ostaggi israeliani, tra cui quello di Hersh Goldberg-Polin, il cittadino americano i cui genitori erano stati accolti sul palco della convention di Chicago.

La ragione del meeting riguarda il come procedere per raggiungere un accordo che porti alla liberazione dei 101 ostaggi ancora nelle mani di Hamas, tra cui sette cittadini americani. Su questo punto gli Stati Uniti non accettano più dilazioni temporali. Nella giornata di ieri le famiglie di questi ultimi hanno tenuto un incontro virtuale con il consigliere per la Sicurezza nazionale, Jake Sullivan, e l'inviato della Casa Bianca per il Medio Oriente, Brett McGurk. La promessa è che i prossimi giorni saranno decisivi, ma Washington da sola non può dirigere i negoziati senza la volontà di Hamas e Tel Aviv.

L'accordo "prendere o lasciare": cos'è?

Ad anticipare l'insofferenza dell'amministrazione Usa per il modo in cui stanno procedendo i negoziati, era stato il Washington Post, che ha parlato dell'opzione di un accordo "prendere o lasciare". Secondo il quotidiano Usa, la Casa Bianca avrebbe discusso con Egitto e Qatar delle linee di una bozza d'intesa che intendono presentare nelle prossime settimane ai due contendenti. Qualora le parti non dovessero ancora raggiungere un'intesa sul rilascio degli ostaggi e i famigerati Corridoi Filadelfia e di Netzarim, Washington minaccia la fine della sua mediazione. Un'opzione vagliata, fa sapere un alto funzionario, già da prima della tragica notizia di questo weekend. Uno sviluppo che non ha alcuna intenzione di far deragliare la pace, bensì mettere urgenza ai due contendenti, mentre la conta dei morti aumenta.

sconcertante che il presidente Biden stia facendo pressioni sul primo ministro Netanyahu, che ha accettato la proposta degli Stati Uniti già il 31 maggio e la proposta ponte degli Stati Uniti il 16 agosto, e non sul leader di Hamas Yahya Sinwar, che continua a rifiutare con veemenza qualsiasi accordo", ha dichiarato un funzionario di alto livello dell'ufficio di Netanyahu, commentando le affermazioni del presidente americano, Le parole di Biden sono "particolarmente pericolose" in quanto pronunciate "solo pochi giorni dopo che Hamas ha giustiziato sei ostaggi israeliani, tra cui un cittadino americano", ha aggiunto il funzionario israeliano, riferendosi all'uccisione di Hersh Goldberg-Polin

I tempi della negoziazione

Quanto ai tempi, potrebbero essere molto stretti. Axios, citando due fonti a conoscenza diretta di questi sviluppi, sostiene che Sullivan e McGurk avrebbero informato le famiglie degli ostaggi israelo-americani di non sapere se si arriverà a un accordo, ma che ci sono possibilità e detto di sperare che questo possa avvenire entro due settimane. Difficile immaginare i contorni della nuova proposta: dovrebbe trattarsi di una versione aggiornata della "proposta ponte" americana, concedendo alle parti una settimana per rispondere in modo positivo o negativo. Secondo Sullivan e McGurk la scorsa settimana vi sarebbero stati progressi significativi nei negoziati, in particolare sulle sulle liste degli ostaggi e dei prigionieri palestinesi che dovrebbero essere rilasciati nella fase 1. Il testo ponte aggiornato, inoltre, includerebbe una proposta degli Stati Uniti riguardante esclusivamente il corridoio di Filadelfia, sulla quale si spera possano trovare la quadra Israele, Egitto e Hamas.

Tutto tace, invece, sul fronte dell'iniziativa "privata" che le famiglie degli ostaggi hanno intrapreso, ingaggiando Gershon Baskin, il celebre negoziatore del caso Shalit, che ha annunciato di aver negoziato privatamente con Hamas e di aver raggiunto un accordo con i miliziani islamisti.

L'uomo, infatti, ribadisce di aver avuto conferma da Hamas che l'intera leadership dell'organizzazione sostiene il quadro proposto: porre fine alla guerra in cambio del rilascio di tutti gli ostaggi, insieme al rilascio dei prigionieri palestinesi e al ritiro israeliano da Gaza. Ma né Hamasì, né Tel Aviv sembrano prendere in considerazione l'opzione e la notizia.

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