Parlano i piloti israeliani: ecco com'è la guerra contro Hamas

Dopo l'attacco sferrato da Hamas il 7 di ottobre gli elicotteri da combattimento Apache dello Stato Ebraico sono stati tra i primi a entrare in azione al confine con Gaza. Due ufficiali hanno raccontato quel giorno alla stampa

Parlano i piloti israeliani: ecco com'è la guerra contro Hamas

Due piloti di elicotteri da combattimento israeliani hanno fornito dei resoconti dettagliati delle missioni di guerra che sono stati chiamati a svolgere in risposta del sanguinoso attacco sferrato da Hamas lo scorso 7 di ottobre. A distanza di nove mesi dall'inizio di Swords of Iron - la complessa operazione lanciata da Tel Aviv per liberare gli ostaggi detenuti a Gaza ed eliminare Hamas - i ricordi nitidi quanto difficili da ascoltare delle loro incursioni aeree a bordo di uno degli elicotteri da combattimento più potente mai schierato in guerra offrono una testimonianza rara e complessa della brutalità della guerra scatenata dal gruppo terroristico palestinese.

In un'intervista rilasciata a Ynet due comandanti dell'Israeli Air Force (Iaf) che hanno combattuto a bordo dei loro elicotteri d'attacco Ah-64, rinominati dagli israeliani Saraf e Peten, rispettivamente drago e cobra, hanno raccontato le loro missioni dopo l'attacco terroristico che è stato scatenato sui kibbutz il 7 ottobre. Entrambi esibiscono il grado di tenente colonnello e sono stati identificati con una sola singola iniziale, ma appartengono a due diversi squadroni di elicotteri d'attacco schierati presso le basi aeree israeliane nel deserto del Negev.

Colpiti di sorpresa

La notte prima dell’attacco di Hamas, gli elicotteristi dell’Iaf avevano celebrato l'anniversario della guerra arabo-israeliana del 1973, e secondo quando affermato dal tenente colonnello E., solo quattro elicotteri d’attacco dei 48 Ah-64 nelle versioni A e D israeliani erano “effettivamente in standby” in tutto Israele. Questi erano schierati al Nord del Paese, perché l’intelligence, si “aspettava che qualsiasi nuovo conflitto sarebbe scoppiato nel nord”, al confine con Libano o sul versante del Golan al confine con la Siria. Nessuno dell’Aman si aspettava - evidentemente, e nonostante le informazioni ottenute dall'Unità 8200 dal Mossad - un’azione in forze provenire da Gaza.

La guerra a bordo degli elicotteri di Israele

Alle 6:51 del mattino del 7 ottobre, quando sono arrivate segnalazioni di un'infiltrazione dal mare a Zikim. I primi due elicotteri d’attacco Ah-64 in allerta a Ramat David sono decollati seguiti altri due appena possibile. Secondo quanto dichiarato da tenente colonnello E. era “chiaro si sarebbe trattato di un giorno di combattimenti”. Il secondo ufficiale per prepararsi al volo a Ramon e decollare nel minor tempo possibile evita alcuni controlli prima del decollo: "In pratica, non controllano l'elicottero. Lo riforniscono di carburante, lo armano e decollano", ha spiegato il tenente colonnello E.

Raggiunto il kibbutz Zikim alle 7.30, i primi due elicotteri sono stati costretti ad eludere "tre o quattro razzi antiaerei” lanciati dai militanti di Hamas. Alle 8:10 del mattino, il tenente colonnello A., al comando di una terza coppia di elicotteri Ah-64 era intanto decollato da Ramon con l'ordine di volare a Be'eri, dove si stava svolgendo un altro massacro, con il compito di fornire “fuoco di soppressione" in modo che un Black Hawk che trasportava le forze speciali Shaldag” potesse sbarcare a terra gli incursori. Inizialmente, i piloti dell'AH-64 non avevano il permesso di aprire il fuoco, ma è stato concesso poco dopo, “quando la portata dell'assalto è diventata più chiara”.

Secondo il resoconto fornito, i comandanti inizialmente hanno aperto il fuoco con il cannoncino da 30mm di cui è dotato l'Ah-64 per dissuadere i bersagli. Ma quando hanno appreso che non si trattava di un incidente isolato ma di un attacco su vasta scala, le regole d'ingaggio sono cambiate. "Ho individuato un furgone di Hamas vicino alla recinzione e gli ho sparato un missile", afferma il tenente colonnello A., ammettendo "non ho aspettato davvero l'autorizzazione a usare un missile dall'ufficiale di controllo". Quando era ormai chiaro che la situazione era altamente "irregolare", "ho smesso di chiedere il permesso di sparare per il resto della giornata", riporta Ynet.

Una situazione irregolare e incontrollabile

Secondo quanto riportato, nelle prime ore della mattina del 7 ottobre sono stati segnalati così tanti attacchi contemporaneamente che gli equipaggi dell'Ah-64 in volto hanno iniziato a come poter "risparmiare le munizioni" per non dover tornare alla base ad essere riforniti. In volo da due ore, ingaggiando diversi bersagli, ognuno dei 1.200 colpi del cannoncino che spara a una velocità di 600-650 colpi al minuto era prezioso per impedire il peggio.

Alle 9:00 del mattino, quando l'attacco di Hamas era in corso da due ore e mezza, c'erano sei Ah-64 in aria. Ma la concitazione nel momento ha indotto a compiere errori che potevano causare vittime collaterali. La "cruda realtà di impegnare i militanti in territorio israeliano", riportano nell'intervista "si è imposta quando ha lanciato un missile contro un camion vicino al kibbutz di Kfar Aza". Dopo aver sparato il comandante ha temuto che il bersaglio non appartenesse ad Hamas e "con solo tre secondi rimanenti dei 20 secondi di volo del missile" ha deciso mandare il missile guidato, probabilmente un Hellfire, a vuoto.

Il tenente colonnello E. ha ammesso di aver sparato a "un'ambulanza sul lato di Gaza del confine", ammettendo che a bordo non erano "del tutto sicuri se la persona ferita trasportata lì fosse un ostaggio o un militante".

uno dei più grandi dilemmi che abbia mai affrontato come combattente aviotrasportato. Li vedo raggiungere un'ambulanza dall'altra parte della recinzione. Innanzitutto, questo aumenta le possibilità che si tratti di uno dei loro feriti. Ecco come analizzo la situazione". Ed è difficile anche solo immaginare la concitazione del momento. Mentre a cento metri sotto un elicottero d'attacco si combatte per la vita o la morte del proprio popolo e dei propri commilitoni. "In alcuni casi, la distanza tra i militanti e le truppe israeliane a terra era di 75-90 iarde", qualcosa inferiore agli 80 metri. Il margine di errore minimo, la complessità di pilotare un elicottero da combattimento sotto il fuoco nemico mentre i sistemi di puntamento agganciano bersagli ibridi, immensa.

In un incidente segnalato alle 11:00, almeno un ostaggio è rimasto ucciso dal fuoco aperto da uno degli elicotteri d'attacco israeliani mentre veniva trasportato su un trattore dal kibbutz di Nir Oz verso Gaza. Un'indagine è tutt'ora in corso, ma sono diversi gli incidenti accertati. Secondo quanto riportato "le comunicazioni non funzionavano correttamente" e piloti hanno dovuto ricorrere addirittura "all'invio di messaggi WhatsApp alle forze speciali quando le loro radio non funzionavano correttamente".

Un risultato vano

I rapporti della giornata dichiarano che mezzogiorno c'erano 11 elicotteri d'attacco in aria, più gli elicotteri da trasposto tattico che sbarcavano le forze speciali dei settori necessari. L'obiettivo degli Ah-64 israeliani si focalizzava ormai sul fornire un perimetro per impedire ad altri militanti di sconfinare in territorio israeliano o impedire la ritirata verso Gaza.

Nel corso della giornata gli elicotteri d'attacco israeliani Saraf e Peten hanno effettuato 48 sortite, ma i comandanti ammettono che "i risultati sono stati contrastanti" e la percezione sull'apparente fallimento della forza aerea israeliana nel "prevenire e contrastare l'attacco" da parte dell'opinione pubblica evidente.

"Si potrebbe dire che l'IAF era lì, ma non ha cambiato il risultato finale" ha osservato con amarezza tenente colonnello A.

Lo stesso è stato accusato al resto delle unità di Tsahal e dell'intelligence, come lo Shin Bet, cui è stata imputata la maggiore responsabilità per questa tragica falla della sicurezza di Israele che si era troppo focalizzata sul rischio "a nord" per continuare a tenere alta la guardia al confine con la striscia di Gaza.

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