"Se Evgenij Prigozhin, patron dei mercenari della Wagner, non verrà ucciso, tra sei mesi in Russia ci sarà un altro colpo di stato, come quello tentato lo scorso 23 giugno": la presa di posizione di Christo Grozev, tra gli analisti di punta della gruppo di analisti di open source intelligence Bellingcat, sul futuro della Russia è netta e apre a analizzare scenari complessi per il post-ammutinamento della Wagner.
Il 54enne Grozev ha parlato in un'intervista al Financial Times per spiegare come a suo avviso la partita aperta dall'ammutinamento possa chiudersi nei mesi a venire e, al contempo, come anche Vladimir Putin non possa dormire sonni tranquilli. Grozev, di cittadinanza bulgara, da diversi mesi prima dell'ammutinamento scriveva sul sito di Bellingcat e su Twitter che a suo avviso le continue tensioni tra la Wagner e il ministero della Difesa russo preconizzassero una possibile rivolta. I fatti gli hanno dato ragione. Ora Grozev, che a febbraio ha dovuto lasciare Vienna dopo che l'Austria si è dichiarata in difficoltà a garantire la sua incolumità fisica di fronte alle minacce russe dopo che il governo di Mosca lo ha classificato come "agente straniero", si trova negli Usa e ha parlato con Edward Luce del Ft dopo averlo incontrato ad Aspen, remota località delle Montagne Rocciose in Colorado.
Per Grozev il Rubicone è stato varcato quando Putin ha definito in televisione i mercenari che si erano rivoltati come dei "traditori" e indicato in Prighozin, di fatto, un nemico da abbattere. Le parole hanno un peso in sistemi come quello russo: "Tutti sanno cosa fanno i russi con i cittadini indicati come traditori e Putin non lo ha fatto", dice Grozev dichiarandosi certo che lo Zar non ha intenzione di ricucire con il suo ex "chef" e "vuole vederlo morto. Ma non può ancora eliminarlo. Tra sei mesi o Prigozhin sarà morto o ci sarà stato un secondo colpo di stato. Non solo quale sia l'opzione più probabile tra i due, ma non riesco a vedere uno scenario in cui non accadrà nessuna delle due cose". Uno scenario in cui a convergere siano blocchi del sistema putiniano, dagli oligarchi all'Fsb, non è da escludere in un contesto in cui per Grozev Putin sta, dopo l'invasione dell'Ucraina, obbligando i russi a vivere in una "grande Corea del Nord".
Putin nel frattempo prende tempo con la guerra in Ucraina e porta avanti una strategia tesa a "ritardare qualsiasi esito militare fino alle elezioni americane. Spera che il sostegno occidentale sarà soffocato da una vittoria di Trump", secondo Grozev. In questo scenario la gestione del futuro della Wagner, la cui permanenza in Bielorussia non è più data per certa, può essere un nodo chiave. Certamente riportare sotto il controllo le truppe mercenarie che si sono ben distinte a Bakhmut è un obiettivo chiave del Cremlino, che non vuole subire indebolimenti del fronte oggi messo sotto stress dalla controffensiva ucraina.
Al contempo, Putin appare ben certo di essersi allevato delle serpi in seno e del fatto che proprio una Wagner tornata a piede libero potrebbe essere nuovamente la centrale di elaborazione di un secondo tentativo golpista.
Nonostante l'apparente mediazione di Aleksandr Lukashenko, nonostante un incontro confermato tra Putin e Prigozhin al Cremlino pochi giorni dopo l'ammutinamento e nonostante un tentativo di far rientrare la situazione, dunque, per l'analista investigativo di Bellingcat a Mosca deve ancora suonare l'ora della resa dei conti. E nei prossimi mesi i rapporti Putin-Prigozhin e i movimenti nell'élite e lo Stato profondo russo andranno monitorati con attenzione.
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