I punti chiave
Cambio ai vertici nel governo ucraino. Ieri, il presidente Volodymyr Zelensky ha comunicato ufficialmente la decisione di rimpiazzare l'attuale ministro della Difesa Oleksij Reznikov con Rustem Umerov. "Questa settimana verrà chiesto al parlamento di assumere una decisione molto personale. Ho deciso di sostituire il ministro della Difesa dell'Ucraina. Oleksij Reznikov ha affrontato più di 550 giorni di guerra aperta", ha scritto Zelensky nell'annunciare questo rimpasto che in realtà era nell'aria da mesi. La posizione di Reznikov si era aggravata nelle ultime settimane dopo lo scoppio di uno scandalo sulle forniture militari occidentali, nella fattispecie 223mila uniformi invernali acquistate da un'azienda turca con la quale Kiev aveva firmato un contratto.
Perché Reznikov è stato licenziato
La stampa ucraina non ha perdonato al capo della Difesa il prezzo concordato per l'acquisto degli indumenti (86 dollari l'uno), superiore di tre volte a quello di mercato in Turchia. Così è iniziata una campagna pubblica per costringere Reznikov a dimettersi e la pressione sull'esecutivo di Kiev ha messo a dura prova la leadership di Zelensky. Il presidente ucraino ha aspettato qualche giorno prima di intervenire, scegliendo alla fine la tolleranza zero già mostrata verso chi si è macchiato di un reato purtroppo ricorrente nel suo Paese: la corruzione. L'ufficio guidato da Reznikov era già finito sotto la lente degli investigatori lo scorso gennaio per uno scandalo di portata più ampia che aveva portato alle dimissioni e all'arresto di diversi funzionari governativi e i media ucraini erano sicuri che il capo dell'intelligence militare, Kyrylo Budanov, avrebbe preso il suo posto. Reznikov ha invece mantenuto l'incarico, continuando a partecipare a summit e incontri a porte chiuse con i partner occidentali.
L'onda di indignazione dei giornali, responsabili dell'inchiesta sulle contestate forniture turche, non ha lasciato scampo a uno degli uomini più in alto nella gerarchia politica. Nominato nel novembre 2021, tre mesi prima dell'invasione russa, Reznikov ha guidato il ministero della Difesa durante tutto lo sforzo bellico, tra alti e bassi, rivendicando successi ma spesso diventando anche il volto della frustrazione per gli appelli – inascoltati – lanciati in Europa e in America per garantire un maggiore impegno ad aiutare militarmente l'Ucraina. Se il suo licenziamento mostra il corretto funzionamento della democrazia, dall'altro cela anche l'insoddisfazione per come le forze armate ucraine sono state amministrate nel corso di tutto il conflitto.
I have submitted my letter of resignation to Ruslan Stefanchuk @r_stefanchuk, Chairman of the Parliament of Ukraine @verkhovna_rada
— Oleksii Reznikov (@oleksiireznikov) September 4, 2023
It was an honor to serve the Ukrainian people and work for the #UAarmy for the last 22 months, the toughest period of Ukraine’s modern history.
pic.twitter.com/x4rXXcrr7i
Cosa cambia per l'Ucraina
Kiev è stata in grado di difendersi e di attaccare con successo in molteplici occasioni nell'ultimo anno e mezzo grazie all'intelligenza dei suoi comandanti, ma – e a segnalarlo sono soprattutto osservatori e militari occidentali – la propensione a incorrere in errori non veniali ha limitato la sua capacità nella recente controffensiva. All'interno dell'esercito ucraino si sta combattendo una lotta per scardinare l'ingombrante eredità sovietica e adottare la più avanzata mentalità militare della Nato, uno scontro che adesso sta influendo negativamente sulle operazioni militari. Reznikov, malgrado l'estrema vicinanza ai suoi colleghi europei, con le sue azioni poco trasparenti rappresenta un tipo di gestione del potere ritenuto vetusto indirettamente criticato perfino dal generale Valery Zaluzhny.
A sedere nel dicastero più importante ora sarà Rustem Umerov, di etnia tatara della Crimea e direttore del Fondo del demanio statale. A lui verrà dato il compito di condurre il ministero della Difesa in un periodo in cui Kiev è chiamata a produrre risultati sul campo subito, non solo all'estero ma anche agli occhi dei suoi cittadini.
La nomina voluta da Zelensky e pronta a essere votata in settimana dalla Verkhovna Rada è infine un messaggio al popolo tataro represso in Crimea, dal 2014 sotto il giogo russo e che l'Ucraina vuole riconquistare, ma non solo. Umerov, in passato membro del partito Holos e vittima di un presunto avvelenamento avente come obiettivo l'oligarca russo Roman Abramovich durante i negoziati del 2022 in Bielorussia, vanta buoni rapporti con i Paesi musulmani e potrebbe facilitare nuovi accordi con la Turchia.
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