"Stiamo morendo?". La reazione di Abramovich all'avvelenamento

Sul caso restano alcuni dubbi: cosa è accaduto davvero? Secondo esperti sarebbe stato intossicato con la cloropicrina

"Stiamo morendo?". La reazione di Abramovich all'avvelenamento

Tra dubbi e inquietanti rivelazioni, emergono nuovi dettagli sul presunto avvelenamento subito da Roman Abramovich a inizio marzo. Nuove ombre su una vicenda avvolta ancora nel mistero e legata a doppio filo alle trattative per tentare una risoluzione sul conflitto in Ucraina. Cosa sia accaduto davvero al magnate russo non è dato saperlo: fonti non ufficiali parlano di un'intossicazione accusata in seguito a una sorta di negoziato parallelo con due mediatori ucraini, uno dei quali è il deputato Rustem Umerov. A poche ore da quell'incontro, l'ex proprietario del Chelsea avrebbe manifestato forti sintomi riconducilibi al contatto con un agente chimico nocivo. Poi la paura e quella domanda rivolta ai medici che lo assistevano: "Stiamo morendo?".

Secondo quanto ricostruisce il Daily Mail, Abramovich avrebbe temuto di perdere la vita al punto da chiedere all'esperto che lo stava visitando se stesse rischiando di morire. L'oligarca, in quei momenti, sarebbe stato in preda a una sensazione di soffocamento e a una lacrimazione continua seguita poi da una temporanea cecità. Sintomi debilitanti scomparsi successivamente, solo con il passare dei giorni. A distanza di settimane, non è ancora chiaro quali siano state le reali cause del presunto avvelenamento. In un'intervista, il giornalista investigativo Christo Grozev - che ha condotto approfondimenti sull'incidente - ha riportato il parere di alcuni esperti secondo i quali la sostanza chimica utilizzata sarebbe stata la cloropicrina, usata in agricoltura come fumigante del suolo e vietata per uso militare.

Impiegata come agente aggressivo nella prima e nella seconda guerra mondiale, la cloropicrina (nota anche come nitrocloroformio) può essere rilasciata nell'aria con spruzzi di liquidi o può contaminare l'acqua e il cibo. I suoi vapori attaccano fortemente le mucose degli occhi e degli organi respiratori, producendo anche irritazione dello stomaco e il vomito. L'inalazione può risultare letale solo in concentrazioni superiori a una determinata soglia. L'ipotesi del suo impiego nel presunto avvelenamento di Abramovich sarebbe compatibile con la ricostruzione del malore accusato dal magnate e dai suoi interlocutori dopo aver bevuto acqua e mangiato cioccolato. Come sottolineano altri esperti, tuttavia, la cloropicrina emetta un odore marcato che difficilmente si riesce a nascondere, se non con modifiche chimiche all'agente stesso.

Va altresì precisato che i sintomi attribuiti all'oligarca lasciano spazio anche ad altre ipotesi: lo stesso Carlo Locatelli, responsabile Centro antiveleni e Centro nazionale di informazione tossicologica dell'Irccs Maugeri di Pavia, nei giorni scorsi aveva avanzato alcune perplessità al riguardo, senza escludere l'eventualità di un mix di veleni. Secondo alcune fonti riportate dal giornalista investigativo Grozev, l'incidente potrebbe essere stato provocato con un basso dosaggio di "Novichok", termine che descrive una classe di agenti nervini prodotti nell'Unione Sovietica tra il 1970 e il 1993. Si tratta di sostanze che possono essere somministrate in varie forme (liquida, polvere, aerosol) e che una volta inalate o entrate a contatto con la pelle possono portare sino alla morte.

Il composto sarebbe stato utilizzato per avvelenare l'oppositore di Putin, Alexei Navalny, e l'ex spia russa Sergei Skripal.

Ma sul caso Abramovich ci si può limitare al campo delle ipotesi e delle fonti non ufficiali. Ieri il magnate è apparso nuovamente al tavolo delle trattative sull'Ucraina: il suo presunto avvelenamento sembra destinato a rimanere un mistero.

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