Mosca: "Con la Nato verso lo scontro diretto". Stoltenberg: "Situazione seria"

L'esacerbarsi dello scontro Mosca-Nato sta portando l'Europa a un passo dalla guerra aperta

Mosca: "Con la Nato verso lo scontro diretto". Stoltenberg: "Situazione seria"
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Se pochi giorni fa Vladimir Putin bollava come "una totale assurdità" anche solo pensare a un'invasione russa dell'Europa, oggi il suo portavoce comunica un'altra postura del Cremlino sull'ineluttabilità dello scontro aperto cone la Nato.

Mosca spinge, la Nato ringhia

"Le relazioni tra Russia e Nato sono scivolate al livello di un confronto diretto", tuona oggi Dimitry Peskov. L'Alleanza - ha aggiunto "è già coinvolta nel conflitto intorno all'Ucraina" e "continua il suo movimento e l'espansione delle sue infrastrutture militari verso i nostri confini". Volontà di trascinare la situazione sull'orlo del baratro o consueta boutade? Difficile capirlo a un passo dalla temuta "offensiva di primavera" che, attesa come Godot, potrebbe perfino giungere in estate, rischiando di far collassare il fronte ucraino.

Provocazione o intenzione che siano, le parole del Cremlino sono prese in serissima considerazione al quartier generale della Nato in Europa, mentre si festeggiano i 75 anni dell'Alleanza. "La situazione sul campo di battaglia resta seria. L’Ucraina ha bisogno di più difese aeree, di munizioni e di più aiuti", tuona il Segretario generale Jens Stoltenberg nella conferenza stampa al termine della ministeriale Esteri. E aggiunge: "La situazione sul campo di battaglia è difficile. Abbiamo visto come la Russia sta spingendo sulla prima linea e sta mobilitando più truppe ed è pronta a sacrificare uomini e materiali per ottenere guadagni marginali, ma naturalmente è una situazione seria", ha aggiunto.

Nessuna "terza via" per il segretario della Nato Stoltenberg

Per Stoltenberg, al momento, non esiste terza via che regga: c'è urgenza di mobilitare più aiuti per l'Ucraina. E gli scenari possibili sono soltanto due: "uno è che gli alleati siano in grado di mobilitare più sostegni e che l'Ucraina sia in grado di riconquistare più territorio e l'altro è che non siamo in grado di farlo". In quest'ultimo caso, avverte, il rischio è che la Russia conquisti ancora più territorio. L'unica via per raggiungere una pace duratura in Ucraina e garantire la sicurezza europea è foraggiare e irrobustire la difesa ucraina. Bisogna dunque mostrare a Putin che non può vincere sul campo di battaglia, ma sedersi a negoziare.

Fuori dalla discussione, ovviamente, l'indipendenza e la sovranità ucraina, due elementi non negoziabili. Anche per questo Stoltenberg si è dichiarato compiaciuto di un nuovo flusso di aiuti a Kiev: 600 mln di euro dalla Germania per l'iniziativa a guida ceca per comprare munizioni da artiglieria, come pure 10mila droni dal Regno Unito, più missili e veicoli blindati dalla Francia e, giusto ieri, un nuovo pacchetto di aiuti dalla Finlandia che vale 188 mln. Tuttavia, l'indipendenza e la sovranità dell'Ucraino sono il problema di Putin. Non il Donbass, non l'ingresso nella Nato o nell'Unione Europea: come ha spiegato in maniera didascalica nell'intervista fiume a Tucker Carlson, per Putin l'Ucraina è uno "stato artificiale". Difficile tornare indietro da questa convinzione.

Davvero a un passo dallo scontro?

In questa guerra che va in onda fin dal primo minuto, tra social e disinformazione, tra propaganda e realtà, difficile immaginare quanto sia reale l'evenienza di un conflitto vecchio stile. Sta di fatto che, in un senso o nell'altro, l'invasione dell'Ucraina in Europa ha rotto un tabù vecchio di quasi ottant'anni. Pensare al riarmo, alla difesa, progettare vie di fuga, immaginare l'invio di truppe di giovani europei al fronte sono altrettanti tabù infranti.

Da questo punto di vista, la guerra è già in mezzo a noi. Ed è un conflitto che vede l'Europa perdente: ciò che è inimmaginabile per l'Europa è invece sdoganato in Russia.

Mosca è disposta a sacrificare i suoi giovani e le sue risorse per conquiste anche marginali: è una lotta impari, come quella tra kamikaze giapponesi e soldati americani nel Pacifico. L'essere votati alla morte e all'assenza di futuro è una condizione più potente di qualsiasi arma. Su questo Putin ha già vinto.

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