Un inaspettato appello alla pace scuote il fronte tra Russia e Ucraina. Il presidente bielorusso Alexander Lukashenko, storico alleato di Vladimir Putin, ha dichiarato che le due parti sono bloccate in una situazione di “grave stallo” e che è necessario negoziare la fine del conflitto. “Ci sono gravi problemi da entrambe le parti”, ha sottolineato il leader di Minsk. “Nessuno può fare nulla per rafforzare o far avanzare la propria posizione. Sono lì testa a testa, trincerati. La gente sta morendo. Dobbiamo sederci al tavolo dei negoziati e trovare un accordo”.
Lukashenko ha posto l’accento anche sulla necessità di avviare trattative “senza precondizioni” e che le richieste dell’Ucraina, ovvero il ritiro completo dai territori controllati da Mosca durante il conflitto e dalla Crimea, devono essere discusse “così che nessuno muoia. L’obiettivo principale è che sia dato l’ordine di fermarsi”.
A conti fatti, le affermazioni del leader bielorusso non sono sbagliate. La grande controffensiva di Kiev si è di fatto conclusa in un fallimento, visto che le truppe ucraine sono riuscite a liberare una porzione di territorio irrisoria rispetto agli oltre 44mila chilometri quadrati occupati dai russi nella parte meridionale del Paese. L’esercito di Mosca, invece, dopo mesi passati sulla difensiva ha ripreso ad attaccare nell’oblast di Donetsk, con l’obiettivo di conquistare la città di Avdiivka. Il caposaldo delle difese di Kiev, però, ha retto agli incessanti assalti di battaglioni Storm Z, carri armati e blindati. Secondo il ministro della Difesa ucraino Rustem Umenov, i russi hanno perso circa 4mila uomini, 100 tank e 250 veicoli corazzati nell’area della città.
Il potenziale offensivo dei due schieramenti, dunque, per il momento sembra essersi esaurito. L’intelligence britannica, però, ha affermato che Putin è intenzionato a dare il colpo decisivo alla resistenza di Kiev nel 2024, anno in cui la Federazione destinerà una parte consistente del Pil alle forze armate. Inoltre, non si deve sottovalutare la possibile efficacia di una nuova campagna di bombardamenti contro le infrastrutture strategiche ucraine. Nel 2022 essa non è bastata a piegare il popolo ucraino, ma dopo un altro anno di conflitto potrebbe risultare una carta vincente.
L’inizio della guerra tra Israele e Hamas, inoltre, ha spostato l’attenzione dell’opinione pubblica occidentale verso il Medio Oriente e gli scontri ideologici in Europa e Stati Uniti.
Questo potrebbe essere un problema per il presidente Volodymyr Zelensky, che fin dall’inizio dell’invasione russa ha puntato molto sul mantenere i media concentrati sul conflitto nel suo Paese, in modo da ottenere un vasto supporto nelle cancellerie del blocco Ue-Nato.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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