"Sparare agli ostaggi" L'ordine dei capi di Hamas per fermare Israele

La decisione dei terroristi indebolirebbe il governo di Netanyahu, da mesi nel mirino delle famiglie dei rapiti. Intanto, l'amministrazione Biden pensa ad un accordo separato con il gruppo palestinese

"Sparare agli ostaggi" L'ordine dei capi di Hamas per fermare Israele
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Il successo nel blitz israeliano che ha portato alla liberazione di quattro ostaggi potrebbe spingere i terroristi ad adottare misure drastiche. Secondo quanto riportato dal New York Times, che ha citato funzionari israeliani, il leader di Hamas avrebbero dato “ordini imperativi” agli uomini che controllano gli ostaggi di “sparare ai prigionieri” qualora pensino che le Idf stiano sopraggiungendo nel luogo dove sono tenuti.

Una decisione, questa, che potrebbe avere due motivazioni: evitare di vedersi sottratta l’unica “merce di scambio” per raggiungere un accordo di cessate il fuoco e indebolire il governo di Benjamin Netanyahu, da mesi accusato dalle famiglie dei rapiti di aver abbandonato i loro cari a Gaza e di non aver fatto tutto il possibile per riportarli a casa. Un aumento della pressione interna sul premier, infatti, potrebbe costringere Tel Aviv ad ammorbidire le proprie posizioni in sede negoziale e facilitare un’intesa favorevole per i terroristi.

Oltre a questa rivelazione, dagli Stati Uniti è arrivata anche la notizia che l’amministrazione Biden starebbe pensando di concludere un accordo separato con Hamas per la liberazione di cinque ostaggi americani rapiti il 7 ottobre, Edan Alexander, Sagui Dekel-Chen, Hersh Goldberg-Polin, Omer Neutra e Keith Siegel. Secondo Nbc News, che ha citato due funzionari di Washington, la Casa Bianca avrebbe discusso questa possibilità in caso di fallimento del prossimo round di colloqui. Non è chiaro cosa gli Stati Uniti potrebbero offrire in cambio, ma secondo le fonti i terroristi potrebbero essere incentivati ad accettare questa soluzione perché essa determinerebbe un aumento sia della tensione tra Washington e Tel Aviv, sia della pressione su Netanyahu. Queste ipotetiche trattative separate non vedrebbero la partecipazione di Israele e dovrebbero essere condotte tramite mediatori del Qatar.

Nel frattempo, il segretario di Stato Antony Blinken è tornato in Medio Oriente per promuovere un accordo per il cessate il fuoco. Lunedì 10 giugno è atterrato in Egitto per incontrare il presidente Abdel Fattah al-Sisi e successivamente si sposterà in Israele. Secondo un alto funzionario della Casa Bianca, però, il blitz di sabato 8 ha reso ancora più scarse le possibilità di un’intesa, oltre a rafforzare la determinazione di Netanyahu nel proseguire con le operazioni militari nella Striscia.

A tutto questo, si aggiungono anche le dimissioni di Benny Gantz, ormai ex membro del gabinetto di guerra che ha lasciato l’esecutivo a causa della mancanza di un piano per il dopoguerra.

La sua decisione non ha messo in pericolo la tenuta del governo, visto che il primo ministro mantiene ancora la maggioranza alla Knesset, ma costringerà Netanyahu a contare sull’appoggio dell’estrema destra religiosa, contraria ad accordi con Hamas e favorevole ad un’operazione su larga scala in Libano.

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