«Scusi ma chi le ha dato il mio numero?».
È stato un giro immenso...
«L’ho cambiato da un giorno!».
Che fa, Nitto Palma, cerca di seminare i giornalisti?
«Ho cambiato numero perché, passando al ministero della Giustizia, trovavo scorretto mantenere un numero del Viminale».
Da sottosegretario a Guardasigilli, sarà un’estate calda... Magari in Polinesia il cellulare non prende.
«Ancora con questa storia!».
Si dice che starà via un mese, in barba alla crisi ...
«La destinazione delle mie vacanze non la dico, perché ove mai si dovesse conoscere sarei costretto a portare con me la scorta, con aggravio per le casse dello Stato, cosa che non permetterò mai».
Ciò detto.
«A gennaio ho programmato una vacanza che ho pagato a maggio, fra l’altro coi punti MilleMiglia, perché io appartengo alla classe medio borghese e come tale mi muovo».
I punti li ha accumulati con viaggi pagati da altri, magari?
«Eh no! Li ho accumulati con le mie spese sulla mia carta di credito: per la tracciabilità delle mie spese, io uso solo quella».
Un uomo probo.
«Vuole che le dica che auto ho? Ma che ridete voi! Scusi, i miei collaboratori... Ho una Mercedes».
Non proprio borghese.
«Ha 12 anni. L’ho comprata usata nel 2006, pagandola credo 9mila euro. Poi non frequento i salotti, non vado al ristorante... ».
E a case come sta messo? Qualcuno le paga l’affitto?
«Ho una casa di proprietà che ho comprato vendendo due proprietà dei miei genitori. Ora il problema è la mia permanenza lì. Mi parlano di misure di sicurezza, ma non voglio che si spendano soldi: fossero 5 anni, ma sono solo 18 mesi da qui a fine legislatura».
Diceva del mese di vacanza.
«A gennaio prenoto, a maggio pago. A luglio mi capita di diventare ministro».
Cose che succedono.
«Però, purtroppo per me e con buona pace di voi giornalisti, si tratta solo di 16 giorni, da Ferragosto al 31, durante i quali sarò rintracciabile con telefoni e tecnologia varia, e dai quali mi sono messo in grado di tornare a Roma in qualsiasi momento, a mie spese».
Il premier è tornato a ribadire che la riforma della Giustizia è una priorità. Ma non è la crisi, la priorità?
«Non è che perché uno si applica su una cosa non può applicarsi su un’altra! Il problema giustizia tocca anche l’economia. Lo stesso Matteo Renzi, sindaco Pd di Firenze, spesso lamenta come la lentezza del processo civile sia un grave ostacolo per gli investitori stranieri».
Vabbè, ma la riforma è quella sulla separazione delle carriere, sul doppio Csm...
«Vedo ampi spazi di condivisione, sia col Pd sia con l’Udc».
E perché, se tanti ministri dei governi Berlusconi ci provano dal ’94, a varare la riforma dovrebbe riuscirci proprio lei?
«Non è scontato, ma ci proverò. Moltodipenderàdalcontributodell’opposizione».
Lei ha detto: sono aperto al dialogo, ma chi non concorda con me dovrà dimostrarmi che sbaglio. Un po’ dispotico, no?
«Mi riferivo all’iniziativa legislativa che spetta al governo, non volevo fare come il marchese del Grillo, “io so io...”».
Tanto lei dovrà fare quello che dice Berlusconi.
«Ognuno pensi ciò che vuole. Io so che prima della nomina ho avuto un lungo colloquio col premier, che non mi ha dato binari. Il capitolo giustizia, come quello intercettazioni, stanno a cuore a tutti».
Sulle intercettazioni di solito il dialogo va in vacca.
«Per me vale ciò che ha detto il capo dello Stato, che ha annotato come spesso i giudici si siano discostati dal concetto di assoluta indispensabilità. Le intercettazioni sono uno strumento fondamentale, oggi più che in passato. Ma tutto va ricondotto a ragione».
Alla ragione di chi?
«Alla ragione del bilanciamento dei valori costituzionali».
Si dice che lei è stato nominato Guardasigilli perché al Viminale litigava con Maroni, e quindi come segnale alla Lega e allo stesso Maroni, speranza dei ribaltonisti .
«Allora devo ringraziarlo! ConMaroni c’è simpatia e stima, abbiamo lavorato in pieno accordo con grande lealtà, e da lui ho imparato molto».
Si dice poi che lei sia garanzia di dialogo visto che fu testimone di nozze di Luca Palamara, presidente dell’Anm. Ma anche garanzia per il Cav, in quanto amico di Previti.
«Quindi sono ministro perché sono amico sia del diavolo sia dell’acqua santa!».
Scelga lei.
«Trovo offensivo che si possa immaginare che il nostro rapporto possa deviare Palamara o me dalle nostre responsabilità. E le mie amicizie sono fatto privato».
Vabbè.
«Ho giurato sulla Costituzione nel 1977 da magistrato, poi da sottosegretario e ora daministro. Sono uomo del Sud, per me i giuramenti sono cosa seria».
Il Fatto la chiama Zitto Calma.
«Gentile signora. Da magistrato sono stato 25 anni sotto scorta per processi di terrorismo e criminalità organizzata. Mi insultassero pure, sono strutturato».
Un ex magistrato Guardasigilli in un’epoca difficile per i rapporti giustizia-politica.
«A riprova del fatto che le critiche del premier sono rivolte solo a una certa parte delle toghe».
Ha annunciato una legge sul loro accesso alla politica.
«Il problema dell’ingresso in politica e del ritorno alla toga è serissimo. E poiché oltre a dirlo posso fare qualcosa di concreto, ho già chiesto i conteggi per il mio collocamento a riposo».
Si dimetterà dall’ordine giudiziario?
«Certamente».
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