Hugo Pratt, il fumetto è letteratura

Il suo creatore avrebbe compiuto in giugno 80 anni. Biografie e mostre ricordano il più letterato dei cartoonist. Da Rimbaud a Shakespeare, sono poesia e narrativa a ispirare le storie del suo celebre eroe Corto Maltese

Hugo Pratt, il fumetto è letteratura

Niente a che vedere con la pittura. Quella Corto Maltese se la fumava nel tempo di finire una sigaretta: dentro la serigrafia in nove quadri che, dipinta nel 1977, ritraeva il suo profilo abbronzato e il piede scalzo da zingaro, il cerchio d’oro dell’orecchino e il tondo della luna piena, la banda del berretto da capitano e la striscia di fumo bianco che saliva verso l’alto con una nuvoletta stavolta vuota di parole. Solo fuori dalla cornice, per reclamare con la viva voce dell’autore la scena muta alle bandes dessinées e alle strisce di fumetto, la didascalia: «Questa storia è venuta fuori per la provocazione dei pittori che, con atto di rapina, hanno preso i fumetti per fare la loro pittura. Allora ho preso la loro pittura per fare i miei fumetti». Niente a che vedere con la pittura, o quasi. Perché tutto sommato, tirando le somme in una lunga intervista del 1989, Hugo Pratt ammetteva di sentirsi «un espressionista». D’essere coinvolto dalla pittura astratta, «la più poetica». Di amare Hopper, adorare Appel, gli impressionisti. «E perdinci! Van Gogh, Toulouse Lautrec, Holbein, Klimt».
Il fumetto però era - ed è - un’altra cosa. Un disegnatore di fumetti è qualcuno che, «spinto da una dinamica narrativa ha la pretesa di raccontare storie con delle immagini». Qualcuno che, con matita, pennello e acquarelli, realizza sulla tavola qualcosa di più simile alla letteratura. Vedere per credere. Non fossero convinti gli spettatori della mostra «La letteratura disegnata» - al Chiostro di Voltorre Gavirate (Va) dal 31 marzo al 23 giugno -, tengano presente quanto letterari, avventurosi, romanzeschi, poetici fossero i motivi e gli spunti ispiratori dell’opera del grande fumettaro. Che quest’anno compirebbe ottant’anni, essendo nato a Rimini il 15 giugno 1927, se non fosse andato a morire il 20 agosto 1995 in Svizzera. Tra le tante iniziative per ricordarlo, anche una monumentale Biografia illustrata, scritta dall’amico giornalista Jean-Claude Guilbert che uscirà da Rizzoli in maggio.
Sarebbe stata Malta L’isola del tesoro dove trovare fortuna? Tra l’altro. Certo là, per l'anagrafe nel 1887, per il calendario editoriale nel 1967 (la data del primo episodio, La ballata del mare salato), era nato dalla gitana andalusa Nina de Gibraltar e da un anonimo marinaio inglese, il malinconico protagonista della serie più indimenticabile delle sue storie. Ma è su un’isoletta del Sud del Pacifico che lo si vide spuntare la prima volta: tra una barba folta di naufrago per trovarsi sulla spiaggia vis-à-vis col suo nemico di sempre, il pirata Rasputin. Cioè un cattivo vero: storico disertore dell’esercito zarista cresciuto a proporzioni leggendarie. Come anche l’altro russo - russo bianco, barone nero -: l'ufficiale della Russia imperiale Ungern Sternberg che combatté per la Mongolia contro le armate bolsceviche. Apparve sulle rotte di Corto in un episodio del 1974 (Corte sconta detta Arcana) ma era rimbalzato dalle pagine del belga Jean Mabire nella fantasia di Pratt.
C’è una mole smisurata di letture e belle lettere nella letteratura disegnata a fumetti. «Prima di scrivere ogni storia leggo cinquanta libri», confessava l’artista a Panorama in un’intervista dell’85. Ma non voleva darlo a vedere: «Non voglio menate e medagliette», aggiungeva. Eppure si poteva riconoscerlo a occhio nudo. Sotto il titolo d’esordio, che evocava The Rime of the Ancient Mariner del “favoloso” Coleridge. O sotto il vestito rosa Thuringia della fata quindicenne di Le Elvetiche: tinto sui dettami di La rosa alchemica di Yeats. O invece, più esplicitamente, sopra la copertina dei disegni ispirati alle Poesie di Kipling, alle Lettere dall’Africa di Rimbaud, ai Sonetti erotici di Giorgio Baffo (tutti realizzati negli anni Novanta e pubblicati da Nuages). O all’Ultimo volo di Saint-Exupéry. Non erano propriamente illustrazioni. Era tutto materiale da impiegare per «riscrivere» la letteratura a disegni. Eccolo lì, infatti, nella testa dell’avventuriero gitano: «“A cosa stai pensando, Corto?” “A un poeta vernacolo di Venezia... Chissà perché in questo momento non riesco a pensare ad altro”». O tra le mani dell’ufficiale inglese che in Etiopia leggeva Une Saison en Enfer destando l’interesse di Corto: «“Strano che legga Rimbaud. Verrebbe da pensare di più a Kipling”. “E perché mai?” “Anche lui è venuto qui. Ci ha venduto armi”».
In Etiopia aveva abitato anche Pratt. Come a Venezia e Buenos Aires, in Gran Bretagna, West Virginia e Brasile, lui che, più o meno come il fantastico alter ego, fu gettato nel mondo su una piccola spiaggetta vicino a Rimini. Ma non è tanto la sua storia che importa. Piuttosto gli interessava raccontare la Storia come se si trattasse di un aneddoto. Perciò, a dispetto di letterati e critici che incasellano epoche e generi «congelando le creazioni», immaginava una Fata Morgana sorella di Re Artù, sposa di Giulio Cesare e madre di Oberon re degli Elfi per fare l’occhiolino a Shakespeare nel Sogno d’un mattino d’inverno. O affiancava Jack London al Maltese negli anni di La giovinezza, gli faceva affrontare Stalin, D’Annunzio, il Barone Rosso nella maturità e, nella Svizzera di Le Elvetiche lo accompagnava a Steiner e Hesse. Quanto a lui, l’autore, viaggiava attratto da una passione uguale e contraria a quella di Borges: «La sua arte meravigliosa di presentare una bugia con accenti di verità», sapendo bene come «In fondo, per quanto mi riguarda, io dico la verità sotto forma di bugia». E, partito una volta sulle tracce di Bruce Chatwin, premetteva: «Chi parte con uno zaino in spalla per incontrare l’avventura non è un illuso, è un coglione».

Poi raccontava degli indigeni che nella foresta amazzonica giocavano a pallone, ma se vedevano un turista indossavano vestitini da selvaggi e si facevano pagare per un balletto. «La vera avventura non ti aspetta, si nasconde», avvertiva. Magari nella sacca che porti sulle spalle per metterti in cammino.

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