Nessuna pensa a lui, Oskar Troplowitz. Un nome così difficile poi, adatto in effetti a un farmacista- chimico- inventore, cioè quello che lui era, un signore di Amburgo che un giorno ha scovato la formula per tenere insieme l’acqua e l’olio, il morbido e il liscio. Il risultato è una specie di sostanza spalmabile, profumata, piacevole, indispensabile: la crema idratante. Troplowtiz, con il suo nome impronunciabile da scienziato prussiano, ha creato la Nivea, quella nella scatola di latta blu, che da cento anni, ormai, sta sui tavolini dei salotti, sulle mensole del bagno, sul comodino accanto ai fazzoletti e al libro per addormentarsi, nel caso tu abbia le mani screpolate dal vento o il naso arrossato dal raffreddore.
Ma prima ancora, nelle borse per andare in spiaggia con le amiche e prendersi in mezza giornata un’abbronzatura per la quale in realtà servirebbe un mese di mare, agli orari giusti, quelli dei bambini; nelle sacche di chi andava a giocare a tennis o a calcetto; sulle toilette di uomini e donne che magari, dopo una giornata intera a pulire, tagliare, trasportare, cucinare, lavare, zappare, avvitare, piantare, martellare, mungere, strofinare si ritrovavano con le mani segnate e quasi rovinate, e allora le ammorbidivano con questa crema, morbida come il desiderio di accarezzare la guancia dei figli e metterli a letto. La scatola di latta blu sostituisce le leggendarie schiave dell’antica Roma, che preparavano unguenti freschi per i volti e i corpi delle padrone: tutte, all’improvviso, si sono scoperte matrone, gran dame, pure cortigiane.
Ma senza perdere tempo. Senza alchimie, perché a quelle ci avevano già pensato i cervelli tedeschi. È la fine dei balsami a base di olii miracolosi, bulbi, semi, testicoli di toro, squame di coccodrillo o di serpente, petali, interiora e distillati vari,tutta roba che a confronto maga Magò e l’assassino perfido e geniale di Profumo sono dilettanti. Non è più epoca di bracieri, ampolle, paste da spalmare, infusi, unguenti che ti lasciano scivoloso come una saponetta. Non è un secolo da geishe, con la loro preparazione meticolosa che inizia, comunque, da una specie di pomata a metà fra l’olio e la cera, che poi è la stessa che si spargono i lottatori di sumo prima di un incontro. No, la crema nella latta blu è come la pastasciutta: cibo buono per tutti.
Chi non sa cucinare una pasta, chi non trova i quindici minuti necessari, chi non si sente poi sazio, appagato, soddisfatto? I tedeschi, con la loro passione per l’Italia, anche quella più antica, hanno deciso di chiamarla Nivea perché è bianca come la neve, e anche la neve è qualcosa che non fa distinzione di classe e di portafoglio: è la felicità immediata, istintiva, per tutti. La crema idratante era una formula chimica ed è diventata è la bellezza, la cura del corpo, il momento di relax e di attenzione che qualunque donna (e uomo) può godersi, il vezzo di una pelle abbronzatissima ( per chi riesce a non ustionarsi) e però morbida, il rimedio quasi universale contro ogni inestetismo.
Hai un problemino? «Mettiti un po’ di crema » dicono le mamme, e intendono sempre lei.
Certo poi le femmine non si accontentano, creme, cremine e tubetti si accumulano a decine, ma quelle, preciserebbero sempre le madri, sono «vanità», come se il barattolo blu non lo fosse; eppure quello rimane un ricordo, un imprinting per chi ama la psicologia, una reminiscenza di qualcosa che rende tutto più facile, immediato, rassicurante. Bello. Basta affondare le dita.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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