I fans dell’ex capo di An su Facebook

E sotto lo sguardo ispirato di un Gianfranco Fini che scruta pensieroso e fiero l’orizzonte, una gran caciara. Ha sete di sangue, il novello popolo finiano. Letteralmente. E il sangue in questione è quello di Berlusconi. Facebook, pagina dedicata a «Gianfranco Fini presidente». Qui i fan del numero uno di Montecitorio (in tutto 4.790, invero pochini per i numeri del web, ma ciò che difetta in quantità è compensato dal livore) pubblicano commenti, analisi, sensazioni sullo scenario politico. Il sunto del loro pensiero? «Silvio deve morire».
«Berlusconi andrebbe fucilato!» sostiene Angelo Libonati. «La statuina in faccia al nano non è stata incisiva abbastanza, ci vorrebbe qualcuno che gli rompesse il c...o al quel viscido» osserva Carmelo Guida. «Letta e Berlusconi cancelliamoli dalla politica, ripuliamo il centrodestra da questa gentaccia plurimputata e collusa con la mafia» chiosa Alfredo Rossini. E via dicendo.
Occorre fare attenzione, mentre si esplora il circolo informatico dei finani, nato con l’obiettivo, si legge con qualche difficoltà logica, di essere un «sostegno a Gianfranco Fini nel ruolo di presidente del Consiglio». La lettura continuata degli auguri di morte al premier - non c’è davvero nient’altro, fatta eccezione per alcuni editoriali copiati dal sito di Farefuturo - ha infatti un effetto straniante: dopo un po’ sembra di essere di fronte a uno dei tanti siti anti-Cav di stampo anarcoide-sinistrorso, piuttosto che alla pagina web curata da persone che rivendicano l’appartenenza alla destra. Ma con la stessa velocità con cui Fini ha voltato le spalle a chi lo ha messo a capo della Camera, i suoi seguaci hanno fatto proprio il classico repertorio antiberlusconiano, riversandolo come se niente fosse su quel presidente del Consiglio che hanno votato, presumibilmente, per sedici anni di fila.
Schiacciato dal senso del ridicolo, lo stesso amministratore del sito ha provato a dare alla sua creatura un’appiglio di coerenza: «Perché noi credevamo che Berlusconi - ha argomentato lo scorso venti agosto - non fosse come lo dipingevano i suoi nemici: ma ora sappiamo con certezza che è anche peggio». Paolo Ottino va ancora oltre, affermando: «Io l’ho sempre saputo, eppure sono così cretino di avere fatto finta che l’evidenza non c’era». Quindi Feredica Bertelli, cui evidentemente sfugge lo spirito giustificatorio del «post», riprende il solito andazzo: «Il nano-mafioso e questo viscido fro...o di Letta spiano la gente a scopi politici. Mandiamoli in galera!». A tal proposito sarebbe poi divertente scoprire cosa ne pensa Fini, novello paladino progressista, degli insulti omofobi utilizzati dai suoi seguaci.
Ma, del resto, che tra i frequentatori del sito il senso di coerenza con la storia presente e passata del loro leader sia scarso, è perfettamente testimoniato dalla signora Grace Lamanuzzi, che in caratteri cubitali esorta a mettere Berlusconi «a piazzale Loreto a testa in giù insieme alle sue escort, che fanno la vita da nababbe alle spalle degli italiani». Come parlare di corde in casa dell’impiccato. Mimmo Sellitto però non percepisce il grottesco e risponde gagliardo con un «Tutti a piazzale Loreto!».
Comunque, è guardando al futuro che i finiani danno il peggio. Sotto sotto consapevoli anche loro che Gianfranco difficilmente entrerà mai come premier a Palazzo Chigi, si sono già votati al tifo contro. Rosa Sigillò e Giuseppe Romano invitano tutti i «camerati» a impegnarsi «per far perdere il Pdl alle prossime elezioni». Il voltafaccia così è completo: i finiani preferiscono la sinistra al governo piuttosto che l’odiato Cavaliere; e si esaltano a pensare che «un buon cattolico - come commenta Annalisa De Santis - non voterà mai uno spietato mafioso stragista e corrotto». Stesso pensiero, ma insulti diversi, per Sergio Raimondi, che al posto di «mafioso stragista» preferisce un «malfattore mafioso nano infame». «Attenzione - avvisa però tutti Alessandro Rossi - Berlusconi alle elezioni farà brogli a tutto spiano e si comprerà i voti».

Ma, forse pentito dall’aver gettato nello sconforto i colleghi anti-Cav, il complottista di turno si accommiata con una nota di speranza: «Magari però poi perde lo stesso, e si rifugerà a Tripoli come il suo amico Bettino».

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