In alto i forconi. La protesta si estende. Dalla Sicilia la protesta si sposta anche in Calabria. Nei camion che da tre giorni sono fermi nelle Raffinerie di Gela e Priolo per lo sciopero contro i rincari sui carburanti e sui pedaggi autostradali sventolano le bandiere della Trinacria. A Catania c'è chi giura di aver visto tra gli agricoltori anche militanti di movimenti dell'estrema destra. E, a Palermo, dove al fianco dei camionisti ci sono gli anarchici del centro sociale Anomalia, la benzina è ormai esaurita nei distributori: solo poche stazioni di rifornimento hanno delle scorte e si registrano lunghe code. E' impossibile etichettare il movimento dei Forconi, salito alla ribalta della cronaca degli ultimi giorni per aver bloccato l'intera Sicilia in soli due giorni. Sull'isola non c'è più una goccia di benzina, non circolano più i mezzi pesanti e i treni vanno avanti a singhiozzo a causa dei continui blocchi.
Oggi è il quarto giorno di una protesta che prevede una settimana di blocco totale e che è destinata ad allargarsi e a contagiare il resto del Paese. "I lavoratori - dicono gli organizzatori - scendono in piazza contro la classe dirigente sorda alle richieste d’aiuto da parte di categorie di lavoratori vittime di una crisi non più soltanto economica, ma sociale". Ma chi sono gli organizzatori di questa mobilitazione anomala, capace di coinvolgere pezzi di società e gruppi politici che hanno poco in comune se non la crisi economica. Tra loro c'è sicuramente Giuseppe Richichi, 62 anni, da un ventennio alla guida degli autotrasportatori dell’Aias: ex trasportatore, è tra i responsabili di un consorzio che gestisce un autoparco a Catania realizzato con fondi pubblici. Accanto a Richichi c' anche Martino Morsello, precario 57enne già deus ex machina di Altragricoltura, ora confluito nel movimento dei Forconi. "In Sicilia per ora abbiamo 100 postazioni di protesta dove ci sono almeno 100 mila persone - racconta Morsello - se dovessimo dare una tessera a chi aderisce al movimento sicuramente non sarebbero meno di 30mila".
Morsello, come l'avete messa insieme tutta questa gente?
"Il movimento dei Forconi è spontaneo."
Non è nato ieri, però...
"Assolutamente no. E' una iniziativa che affonda le sue radici in una protesta che va avanti da almeno dieci anni e che la classe politica ha sempre cercato di zittire. Sei mesi fa questa esperienza è confluita nel movimento dei Forconi."
Perché il "forcone"?
"Perché è un attrezzo, al contempo leggero e forte, che veniva usato cento anni fa per lavorare e per protestare contro i padroni. E' un simbolo, insomma. I nostri forconi rappresentano il diritto alla libertà nel mondo del lavoro. La nostra gente ha visto che il movimento era forte e ha iniziato ad aggregarsi, in modo trasversale, contro una classe politica sorda alle nostre esigenze e che deve essere rinnovata al più presto."
Non avete sezioni di partito né centri di aggregazione: cosa vi tiene insieme?
"Internet e telefono..."
Tutto qui?
"Guardano tutti al nostro movimento per trovare rivalsa rispetto a una classe politica che ha fallito."
Quindi, Morsello, voi non vi rifate a un partito di riferimento, ma avrete pur un riferimento di area ideologica...
"Nelle nostre file contiamo almeno 30mila persone agguerrite, persone che fanno parte di qualsiasi partito, persone che si sono rotte le balle e che vogliono riscrivere le regole della politica e spodestare i burocrati siciliani."
Persone agguerrite? Sembra di sentir parlare il Senatùr...
"Agguerrite ma non armate... Il presidente della Regione Sicilia Raffele Lombardo ha fatto fallire la Sicilia e i siciliani. Per questo il movimento dei Forconi sta facendo un'azione di dissuasione: siamo decisi a portare avanti le nostre rimostranze."
Cosa succederà una volta buttati via i "vecchi" politici?
"Prima di tutto vogliamo nuove elezioni."
E poi?
"Poi, chiediamo una riduzione decisa dei costi della burocrazia e un taglio netto agli sprechi."
Siete già stati contattati dal premier Mario Monti?
"Da Palazzo Chigi ci è stato fatto sapere che Monti è disposto a incontrarci solo se allentiamo la presa."
E voi cosa avete deciso di fare?
"Andiamo avanti
Insomma, la protesta va avanti a oltranza?
"La ribellione è imminente."
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