I "Forconi" verso Roma Ma i presidi continuano

La protesta siciliana si sposterà nella Capitale. Sull'isola la situazione inizia a tornare alla normalità, ma i principali presidi sono ancora in piedi

I "Forconi" verso Roma Ma i presidi continuano

La protesta dei forconi non è affatto finita. La situazione inizia a tornare alla normalità, la Sicilia si scuote dalla paralisi a cui è stata costretta in questi giorni, supermercati e distributori ricominciano a funzionare e si vedono sempre meno code chilometriche per il carburante e i generi alimentari.

Gli autotrasportatori dell'Aias e i manifestanti legati al movimento Forza d'urto sono in attesa. Aspettano il vertice di mercoledì, quando il governatore Raffaele Lombardo andrà a Roma per incontrare il premier Mario Monti. Aspettano di saperne qualcosa di più, pronti, "qualora Lombardo non darà risposte precise alle richieste" a scendere in piazza. Ancora più massicciamente.

Nel frattempo "continuano i presidi in tutta l’isola siciliana, e la protesta continuerà fino al 26 gennaio". Sulla Statale 640, alle porte di Caltanissetta e nell'area della cementeria di Porto Empedocle, come anche sulla Statale 123, nel territorio di Naro. Certo, "in forma pacifica", ma con la promessa da parte degli aderenti allo sciopero - dichiara il leader del movimento, Martino Morsello - di tenere "alta la tensione per far conoscere al mondo intero lo stato di crisi socio economico in cui versa la Sicilia per scelte sbagliate della sua classe politica". 

La protesta si sposta. Dal sud raggiungerà Roma, per 15-20 giorni di proteste, non appena saranno individuati i punti nevralgici da presidiare. Ma da parte del movimento arriva qualche rassicurazione. Quello che metteranno in scena nella Capitale non sarà un blocco totale, sullo stile di quello già sperimentato in questi giorni, ma solo un sit-in di protesta.

Nuovi problemi in Sicilia non sono del tutto scongiurati, nonostante i leader della protesta, consapevoli del peso che grava sulla Regione, cerchino in ogni modo di evitare lo scontro con conterranei, "già provati da una situazione economica e sociale tanto difficile".

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