Si sa, è il Rosario in dotazione a Raiuno. Anzi a tutta la Rai. Anzi allintera Tv generalista. «Ave Maria», dacci la grazia... degli ascolti. Da mesi tutte le mattina gli alti dirigenti, i produttori, i dipendenti e pure gli uscieri di viale Mazzini sgranano la collanina pregando limmaginetta del Santo Rosario da Catania perché faccia il miracolo di salvare la Tv di Stato che fa fatica pure a pagare le tredicesime e, di conseguenza, i loro posti di lavoro.
Perché - magari sarà esagerato scaricare sulle spalle di un «poveraccio» di attore una responsabilità così enorme - però non cè dubbio che dallesito del nuovo show di Fiorello dipende il futuro dellazienda e di molte persone. E anche di lui stesso. Perché, dopo il passaggio su Sky, nel sistema protetto della pay Tv, ora il magico showman torna nel mare aperto e in burrasca della rete ammiraglia per eccellenza, dove deve fare i conti con lAuditel in una situazione molto diversa e più complicata di come laveva lasciata solo tre anni fa. Non solo il digitale terrestre ha trascinato via un fiume di spettatori dalle reti tradizionali, ma la crisi economica ha travolto tutta la Tv. E Fiore, lunico vero mattatore rimasto del varietà, il più eclettico e raggiante, negli ultimi tempi si è fin troppo dedicato agli spot e al web. Certo Facebook e Twitter possono essere una miniera per inventarsi nuovi personaggi e sketch, e gli serviranno per creare il primo esperimento di crossover in prima serata tra varietà classico, internet e social network nonché per raccattare il pubblico giovane, ma poi si deve tornare alla Grande Madre Rai.
Insomma, tutti aspettano come una manna dal cielo Il più grande spettacolo dopo il weekend, titolo mutuato dalla canzone Il più grande spettacolo dopo il Big Bang dellamico Jovanotti. Anche solo per farsi quattro risate, in un fase così buia della nostra Italia. Si comincia lunedì prossimo, per quattro lunedì. Ma ormai è certa una quinta puntata e forse una sesta: laggiunta si deve leggere come un regalo di Fiore a mamma Rai, anche perché il budget delloperazione è pari a 12 milioni di euro. Un costo enorme in assoluto, ma comprensibile in relazione a uno spettacolo di grande impatto, che deve ridare lustro alla Tv pubblica e che viene ripagato (e si speri generi anche dei guadagni) dagli investimenti pubblicitari. Basti pensare che un solo spot da trenta secondi allintero del programma viene venduto a 150mila euro.
Insomma una boccata dossigeno. Su più livelli. Per le casse della Sipra, che finanziano metà televisione pubblica. Per Raiuno che, dopo un difficile avvio di stagione, si sta riprendendo (grazie ai buoni risultati della fiction, ma anche alla resistenza di show come Ti lascio una canzone e I migliori anni), ma ha bisogno di consolidare i risultati dascolto per marcare la vittoria su Canale 5. E per la Tv tradizionale, in generale: perché - come dicevamo allinizio - Fiorello ne è lultimo baluardo. Nessun network, tranne lammiraglia Rai, si può più permettere sforzi economici e produttivi così imponenti per uno show evento, un programma cioè di poche puntate e forte impatto. Il direttore di Raiuno, Mauro Mazza, si dà un obiettivo (in altri anni sarebbe stato il minimo sindacale) del trenta per cento di share, ma la speranza è superare il 35. In ogni caso, il risultato raggiunto decreterà anche il futuro di un carrozzone enorme come la Tv di Stato che si basa su tanta programmazione «normale» sostenuta da sporadici e luminosi «avvenimenti». Non per nulla ieri, alla conferenza stampa di presentazione, cerano schierati (capita solo per le grandi occasioni) il direttore generale Lorenza Lei e molti consiglieri del cda, da destra (Verro) a sinistra (Van Straten).
Per raggiungere il mirabile intento, Fiorello, insieme alla Rai e alla Ballandi entertainment, cercherà di sparare tutte le cartucce. Dai superospiti: sopra tutti Roberto Benigni (previsto nella quarta puntata), campione assoluto di ascolti, alle star musicali Bublè, Pausini, Jovanotti e Coldplay. Alla mega scenografia (mitico Studio 5 di Cinecittà), alle imponenti coreografie e alla preziosa musica affidata al maestro Enrico Cremonesi.
Insomma, una volta ogni tanto, lunedì, la Rai, lItalia, vorrebbe solo ridere: per le battute di Fiorello e per il tintinnare dei soldi nelle casse della Tv pubblica.
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