
Spesso gli scrittori di fantascienza sono prolifici, sia quanto a numero di opere, sia quanto a pagine che le compongono. Basti pensare allo sterminato profluvio scrittorio di giganti del genere come Isaac Asimov (1920 - 1992) e Frank Herbert (1920 - 1986) con l'enormità speziata della saga di Dune. Al contrario, uno degli autori di sci-fi più apprezzato e talentuoso degli ultimi anni produce solo testi brevissimi, in cui la costruzione di mondi futuri è ottenuta solo grazie ad uno scheletro di parole, leggerissimo e cesellato al laser, come lo chassis di un terminator. Stiamo parlando di Ted Chiang, scrittore americano di origine cinese che ha vinto con una manciata di racconti e un romanzo breve un totale di quattro premi Nebula e due premi Hugo più una miriade di altri tra cui un Theodore Sturgeon Memorial.
Un bel frammento della sua produzione ora torna in libreria per i tipi di Ne/oN con il titolo Storie della tua vita e altri racconti (pagg. 368, euro 18). Si tratta di otto racconti gioiello e di una nota che spiega la loro genesi e che vale quasi quanto i racconti stessi.
Storie diversissime tra loro ma caratterizzate dalla capacità di creare realtà conchiuse che rispettano tutte le regole della realtà fisica in cui sono incastonate. Prendiamo lo stranissimo La torre di Babilonia che apre la raccolta. Seguiamo le vicende di Hillalum, minatore elamita che viene invitato nella grande e potente città della Mesopotamia per portare a termine il grande piano degli uomini.
Come mai un minatore per una torre? Certo perché quando, rispettando la visione del creato che avevano i sumeri, si è arrivati oltre il livello del sole e delle stelle si va a sbattere sulla volta celeste. E se uno vuole andare oltre... Beh bisognerà bucarla, stando attenti a non finire in una di quelle cisterne da cui cade la pioggia... Non vi sveliamo di certo come va a finire. Però possiamo garantire che le regole della fisica e dell'universo dei sumeri, almeno per tutti quei sumeri che non erano l'astronomo capo della Ziggurat, sono rispettate. E nonostante questo c'è un colpo di scena che infrange lo spazio/tempo degno di un film come Interstellar ma comprensibilissimo a qualunque scriba che lavori su tavolette di argilla.
Un altro racconto, Storia della tua vita, è quello che ha fondamentalmente ispirato la storia del film Arrival. E in questo caso si mescolano temi di linguistica e di logica non lineare al classico arrivo degli alieni sulla Terra. L'esolinguistica se dovessimo incontrare degli alieni potrebbe scontrarsi con delle barriere davvero poderose.
Immaginate, come fa Chiang, di essere una esperta di lingue che deve avere a che fare con un visitatore extraplanetario che ha «l'aspetto di una botte sospesa sul punto di incrocio di sette arti. Data la simmetria a raggiera, ognuno degli arti poteva fungere sia da braccio che da gamba». Il tutto con in aggiunta «sette occhi privi di palpebre» disposti tutti attorno al corpo. Dalle creature arrivano dei fruscii complessi. Voi vi indicate con la mano e dite «Umano». La creatura indica con una delle gambe se stesso e fruscia qualcosa. Facile no? Però potrebbe aver detto: il suo nome proprio, quello che ritiene il nome della sua specie, «io no», «Io non ho capito»... E questo è soltanto l'inizio di una comunicazione che porterà verso un linguaggio che apre prospettive incredibili perché la lingua è il modo in cui incaselliamo il mondo ed incasellandolo in un certo modo la percezione del tempo cambia... e si può trovare il futuro sdraiato ai propri piedi. Il che in realtà è una maledizione.
In un altro ancora, dopo un incidente il cervello di un paziente si ritrova ad essere inavvertitamente potenziato. Si intitola Comprendi ed è l'archetipo, quasi l'ur-trama di alcuni dei film di fantascienza più amati degli ultimi anni, come Limitless e Lucy e anche di un buon numero di romanzi. Cosa succederebbe ad un uomo che di colpo si trovasse ad essere lui la più potente intelligenza artificiale del pianeta? Che impressione gli farebbero gli altri esseri umani? In questo racconto troverete un assaggio di questa prospettiva a partire anche dallo studio della psicologia della Gestalt.
Ma la forza di Ted Chiang è solo sino ad un certo punto nella capacità di creare trame che partano da precisissimi rimandi scientifici. La forza è anche nella lingua.
Chiang nella vita ha fatto anche il technical writer per l'industria del software (la sua formazione spazia dalle lettere classiche all'informatica). La sua precisione e brevità sono assolute. Usa la lingua come chi è abituato a farsi capire e non può sbagliare niente. E infatti non sbaglia.
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