I tatuaggi, gli emo, l'anoressia, il sesso: i ragazzi si raccontano

L'indagine, condotta dall'Ido-Istituto di Ortofonologia per tre anni su oltre 8.000 giovani dai 12 ai 19 anni, cerca di tracciare un'identikit degli adolescenti. Verrà presentata alla manifestazione Diregiovani Direfuturo in programma dal 7 al 10 ottobre a Roma

L'identificazione col gruppo, il bisogno di solitudine, il fumo, la droga, i tatuaggi. Che cosa sognano, di che cosa hanno paura i ragazzi? Un'indagine lunga tre anni su più di 8.000 giovani dai 12 ai 19 anni cerca di dare delle risposte a riguardo e di tracciare un'identikit, anche se sempre in evoluzione, degli adolescenti.
L'impresa di fermare in un fotogramma l'età incerta questa volta viene affrontata dall'Ido-Istituto di Ortofonologia che pubblica i risultati in un libro: Mille e un modo di diventare adulti. Il limite come esperienza, curato da Magda Di Renzo e Federico Bianchi di Castelbianco, rispettivamente responsabile del Servizio di psicoterapia dell'età evolutiva e direttore dell'IdO-Istituto di Ortofonologia.
Sia il volume sia i risultati delle ricerche saranno presentati a Diregiovani Direfuturo-Il Festival delle giovani idee. Manifestazione in programma dal 7 al 10 ottobre 2010 al Palazzo dei Congressi di Roma: quattro giorni con più di 100 spettacoli, incontri con personaggi della letteratura, del cinema, della tv e della politica. Prevista la partecipazione di 30.000 ragazzi e 300 scuole da tutta Italia. Titolo dell'edizione 2010 "I giovani non vanno in crisi".
L'indagine mette a fuoco alcuni temi centrali per comprendere meglio le dinamiche delle relazioni tra adolescenti ed il loro rapporto con il resto della società.
I ragazzi crescono in mezzo ad adulti impegnati e spesso addirittura assenti e dunque cercano nel gruppo il senso della loro dimensione. L'indagine evidenzia come il gruppo accoglie, protegge e riconosce la nuova identità del giovane. Soddisfa il bisogno di appartenenza attraverso la condivisione di esperienze e di emozioni. Le condotte trasgressive, che spesso si manifestano, non sono solo da leggere come una rabbia-opposizione al mondo degli adulti, spiegano i ricecatori, ma un modo per sperimentare e scoprire la propria diversità.
I ricercatori cercano poi di definire un profilo degli emo: una vera e propria sottocultura ampia e complessa che va oltre un particolare tipo di abbigliamento. Di solito gli adolescenti che scelgono di essere emo vestono jeans stretti e aderenti, lunga frangia asimmetrica, smalto nero e occhi truccati di nero. Il mondo degli emo, che coinvolge ragazzi e ragazze di solito tra i 14 e i 19 anni, è caratterizzato da una forte espressione delle emozioni. Un emo è un ragazzo o una ragazza emozionale che esprime i propri sentimenti più di chiunque altro. Il termine emo, infatti, ha come etimologia il termine latino emovere ovvero uscire fuori.
L'indagine poi evidenzia come per alcuni adolescenti il corpo sia una lavagna su cui tracciare il proprio identikit. Tatuarsi è un modo per capire se stesso, per piacersi e per affermare la propria individualità. Nel passaggio verso un corpo adulto che si può gestire come si vuole, il tatuaggio diventa una scelta consapevole per affermare una personalità in via di costruzione e l'appartenenza ad un gruppo o alla tribù. Non stupisce che oggi, in una società in cui famiglia e istituzioni sono in crisi, i giovani scelgano i tatuaggi tribali.
L'uso di sostanze stupefacenti è diventato più esteso, complesso ed eterogeneo. Le modalità di consumo si sono divrsificate e l'età media si è abbassata. La droga ha assunto un valore socialmente differente. Le sostanze assunte per via nasale, orale o fumate non sono più vissute come emarginanti, soprattutto se assunte durante feste private o in discoteca ma come un modo per condividere il gruppo. E i ricercatori fanno notare come questo annulli la consapevolezza dei rischi legati all'assunzione.
Allo stesso modo l'alcol viene assunto per facilitare le relazioni sociali, diventando uno strumento per sentirsi più sicuri e per mettersi in gioco. Rappresenta, inoltre, un aiuto per aprirsi al mondo e mostrare i propri sentimenti.
Dalle ricerche condotte dall'Istituto di Ortofonologia emerge poi che i ragazzi tra i 14 e i 18 anni vivono il sesso e l'amore con passione, spontaneità e spesso con superficialità. Credono di sapere tutto, ma sono poco informati. I più fortunati ne parlano con i genitori (35 per cento), soprattutto con le madri (27) e solo l'8 con i padri. Sono ancora tanti quelli che sono vittime dei luoghi comuni, quelli che non sanno ancora abbastanza di contraccezione, di malattie sessualmente trasmesse, di aborto. Il 60 per cento dei ragazzi chiede che si parli di sesso a scuola, a partire dalle medie, e che a farlo sia personale specializzato esterno (80). Questa richiesta è generalmente condivisa dagli insegnanti, ma osteggiata dai genitori.
L'indagine affronta anche le tematiche legate ai disordini alimentari sempre più diffusi. Anoressia e bulimia sono in Italia la prima causa di morte per malattia tra le giovani tra i 12 e i 25 anni. Il rapporto con il proprio corpo è critico fino ad almeno 18 anni. L'attenzione e la percezione del proprio corpo, inteso anche come aspetto intellettuale, inizia a manifestarsi anticipatamente, già dagli 11 anni e molte ragazze cominciano a manifestare disturbi già a 10-12 anni. Il rischio di contrarre disturbi nel comportamento alimentare è presente nell'11 per cento dei giovani. Il fenomeno dei disturbi del comportamento alimentare è approdato anche su internet con i siti, i forum e i blog pro-ana (pro-anoressia). L'indagine infine segnala la scarsa stima dei ragazzi nei confronti degli adulti. Il 70 per cento non ha alcuna fiducia nell'impegno dei politici e delle istituzioni nei loro confronti.

Il risultato è una filosofia di vita basata sul "qui e ora", con scarso investimento nel futuro e su se stessi. In generale, denuncia la ricerca, i ragazzi avvertono che gli adulti li responsabilizzano a parole, ma solo per deresponsabilizzare se stessi e senza una reale fiducia e un reale impegno nei loro confronti.

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