I vini naturali si mostrano a Cerea per sconfiggere nemici e luoghi comuni

Torna nel paese in provincia di Verona tra il 6 e l'8 aprile la rassegna dedicata ai vini prodotti senza chimica o additivi. In assaggio le etichette di 120 produttori italiani e stranieri

Vignaioli «naturali» contro Gambero Rosso. È disfida nel mondo del vino italiano. Il tutto ha origine da due articoli pubblicati sul numero di gennaio della rivista, in cui si attaccano i vini prodotti senza l'uso della chimica di sintesi in vigna e senza l'uso di addizioni e stabilizzazioni forzate in cantina. «Ogni volta che sento parlare di vino naturale mi viene istintivamente da ridere. Perché se c'è qualcosa che naturale proprio non può essere è il vino», scrive in un editoriale Eleonora Guerini, secondo cui «la scelta del bioqualcosa» sarebbe spesso una scorciatoia per «travestire il difetto con la scusa del naturale». A rincarare la dose un altro articolo a dir poco scettico dei francesi Michel Bettane e Thierry Desseauve, intitolato «Te lo do io il vino naturale».
Insomma, un attacco ad alzo zero. All'insegna dei soliti luoghi comuni secondo cui i vini naturali «puzzano» e sono pieni di difetti. Attacco al quale i vignaioli naturali, riuniti in quattro associazioni (Renaissance Italia, Vinnatur, Vlte e Consorzio Vini Veri) hanno risposto con una lettera. O almeno, hanno cercato di farlo. Ma la replica, come è stato comunicato proprio ieri dalla redazione del Gambero Rosso, è stata cestinata. Lo ha fatto sapere ieri a Roma il presidente del Consorzio Vini Veri Giampiero Bea in occasione della presentazione della decima edizione di «Viniveri 2013 - vini secondo natura» che si terrà a Cerea (Verona) dal 6 all'8 aprile. «Siamo i primi a sapere che non può esistere un vino completamente, esclusivamente naturale, che il vino è un prodotto culturale, frutto dell'interazione tra l'uomo e la natura - si legge nella missiva -. Ma crediamo che sia comunque sensato, addirittura fondamentale, parlare della maggiore o minore naturalità di un vino, visto che la legge permette di aggiungere al mosto una quantità impressionante di sostanze, diverse decine». E ancora: «Molti bevitori e appassionati - forse chissà, stanchi del tormentone del vino più buono di tutti o del tormentone dell'annata del secolo - si allontanano dai vini più artefatti per avvicinarsi a prodotti più spontanei che non danno il mal di testa, sono più digeribili, si accompagnano meglio al cibo».
Da parte dei vignaioli naturali c'è comunque un invito al confronto, proprio quello che il Gambero Rosso sembra aver rifiutato (ma si fa ancora in tempo a tornare indietro): «Noi siamo convinti - si legge nella lettera - che un atteggiamento critico sano e aperto debba essere quello del confronto, della volontà di capire un fenomeno in espansione esaminandone pregi e difetti (non pensiamo affatto di no averne) e informando il pubblico in modo obiettivo, invece di gridare a ogni pié sospinto le parole "difettoso", "volatile", "ossidazione"».
L'occasione per conoscere meglio il lato B dell'enologia italiana è data dalla rassegna di Cerea, che non a caso si colloca nei pressi sia geografici sia cronologici del Vinitaly di Verona, la più grande rassegna enologica tout-court. Non un modo di porsi in concorrenza, ma al contrario di porsi a complemento. Un invito a giornalisti, sommelier, ristoratori e appassionati che si recano alla grande kermesse di Verona a scoprire anche una realtà sempre più importante, quella che concepisce il vino come frutto di una regola che ricerca nella produzione il migliore equilibrio tra l'azione dell'uomo e i cicli della natura.
A «Viniveri 2013» parteciperanno circa 120 aziende italiane e straniere (i Paesi più rappresentati sono la Croazia, la Slovenia, la Francia e la Georgia, patria dei vini prodotti in anfore). Nel corso della tre giorni ci saranno anche incontri, degustazioni guidate, la possibilità di acquistare alcune delle bottiglie e la presentazione del libro «Custodi di identità», che raccoglie e racconta alcune delle storie più emblematiche dei 17 soci del Consorzio Vini Veri.
«Il vino è l'unico prodotto alimentare in cui non possono essere scritti in etichetta gli ingredienti.

Vogliamo avere la possibilità di scriverli perché la mancanza di trasparenza non consente ai consumatori scelte d'acquisto consapevoli e non differenzia i produttori convenzionali da quelli naturali, non tutelando così i custodi della natura e delle diverse identità», l'appello di Bea.

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