Incendio all'emporio cinese: tre arresti

Fermato in Olanda il nordafricano responsabile. Movente: un debito di 40mila euro

Incendio all'emporio cinese: tre arresti
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Come la trama romanzesca, crudele e spietatissima, di un manga giapponese; come in una esecuzione feroce in stile «Kill Bill»: «Consegnami 20mila euro altrimenti vengo tutti i giorni e ti brucio e ti ammazzo la famiglia». Detto, fatto. Il 12 settembre il magazzino sede dello showroom di arredamento «Wang» di via Ermenegildo Cantoni 3, in zona Certosa, venne incendiato e per i fumi, impossibilitati a scappare, morirono come topi tre poveri ragazzi senza colpa che dormivano all'interno in qualità di ospiti: la 18enne Dong Yindan e il fratello 17enne Liu Yinjie, entrambi nati in Italia e figli di un cugino del titolare dell'attività e l'amico Pan An, 24 anni, da poco arrivato dalla Cina. Sono stati in questi giorni i carabinieri della quinta sezione del nucleo investigativo del comando provinciale di Milano insieme ai colleghi della compagnia «Porta Magenta» guidati dal colonnello Antonio Coppola e coordinati dal procuratore capo Marcello Viola e dal pm Lugi Luzi, ad arrestare il mandante della strage e il suo stretto - Yijiie Yao, 34enne e Bing Zhou, 40 anni, entrambi residenti a Milano - e l'uomo che l'avrebbe materialmente realizzata, appiccando l'incendio, un olandese di origine nordafricana 26enne, Washi Laroo, catturato proprio nei Paesi Bassi.

Tutti pessimi soggetti, completamente privi di pietà, almeno stando ai loro dialoghi. «Se l'è meritato» dice Yao, intercettato, mentre commenta la tragedia. E anche Laroo, che parla con Zhou dicendo di aver visto in televisione i famigliari e gli amici delle vittime piangere, usa «toni sprezzanti e una risata, palesando totale noncuranza per ciò che ha commesso e per il dolore causato» come scrive il magistrato nelle carte. «Ehi, ho visto il telegiornale dice Laroo Che roba è? Tutta questa gente a piangere dice ridendo fuck.. Un problema loro no?».

Alla base del gesto - ipotizzano gli investigatori - ci sarebbe stato un debito di circa 40mila euro che il proprietario dell'emporio, L. U., avevano maturato con il connazionale Yijie Yao mentre realizzavano i lavori di ristrutturazione del magazzino di via Cantoni, oltre ad altri lavori su alcuni stabili, sempre di proprietà della famiglia U., con sede in provincia di Udine. Il creditore a sua volta era però in debito per questioni di droga con il conoscente Bing Zhou, 2 chili di droga non pagata.

E sarebbe stato proprio quest'ultimo, per riavere i suoi soldi, a mettere contatto il connazionale con Laroo che, arrivato apposta dall'Olanda, avrebbe minacciato il giorno precedente con un coltello il padre del titolare dell'emporio e, in seconda battuta, sua moglie, quindi ha appiccato l'incendio al magazzino.

Gli inquirenti sono sicuri però che quando Laroo, dopo essere entrato passando dal lucernario, ha gettato liquido infiammabile per sviluppare le fiamme davanti al magazzino, non sapesse che dentro c'erano i tre ragazzi.

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