Gli indagati veri «nascosti» con nomi inventati

MilanoNome in codice Rubygate? Macché. Banale, troppo banale. Per blindare l’inchiesta «madre» sui festini di Arcore, renderla impermeabile ai curiosi, ai giornalisti, alle talpe in procura, i pm di Milano hanno escogitato un trucchetto che altrove i colleghi esperti d’antimafia, com’è Ilda Boccassini a Milano, utilizzano per nascondere i nominativi delle persone «importanti» coinvolte in stragi di mafia. E così gli indagati Lele Mora, Emilio Fede, Nicole Minetti ed altri «mister x» sott’inchiesta per roba di sfruttamento della prostituzione sono «scomparsi» a lungo dal registro degli indagati facendo la fine di Silvio Berlusconi e Marcello Dell’Utri nelle inchieste di Caltanissetta sui mandanti delle bombe del ’92 (ribattezzati rispettivamente «Alfa» e «Beta»), nell’inchiesta di Firenze sulle stragi del ’93 (Berlusconi diventò «Mandante 1», Dell’Utri venne soprannominato «Mandante 2») e prima ancora nell’inchiesta 6031/94 sullo stalliere di Arcore, Vittorio Mangano, dove via via gli indagati senza nome venivano evidenziati con una «emme», poi con una doppia M, poi con «MMM» e via moltiplicando.
Sfogliando i numerosi files che compongono il faldone del «415» (la chiusura delle indagini prodromica alla richiesta di rinvio a giudizio) vengono fuori cose surreali. C’è un pm che indaga di qua, un altro che indaga su Ruby, e ci sono una quaterna di nominativi che non dicono praticamente niente a nessuno, tantomeno al bollente fascicolo 234702/2010, che però ha bisogno di passare da «ignoti» a «finti ignoti» che poi diverranno «noti» e sputtanati nell’inchiesta gemella, parallela, tenuta copertissima, e sfociata nella richiesta di rito immediato per Silvio Berlusconi. Lui sì, si scoprirà mesi a venire, in rapporti strettissimi con i carneadi indagati: Paolo Lucarini, romano del ’55; Silvia Bucci, bolognese di nascita e residenza, nata il 12 aprile 1986; tal Mario Gennari, «nato a Napoli il 10/4/1930, in ordine al delitto previsto e punito dagli art. 81 cpv, 110 c.p., 3 nn. 5 ed 8, 4 n. 7 Legge 20 febbraio 1958 numero 75». Quarto e ultimo sodale formalmente annotato il 7 settembre 2010 a «modello 21» è Nicola Francese, milanese.
Contestualmente, però, lo stesso giorno, con una nota riservata, i pm Forno e Sangermano «confessano» al responsabile della cancelleria penale di Milano che il «poker servito» barando per evitare fughe di notizie, in realtà, è una «scala reale» che sbanca: «Quelli sopra indicati - scrivono i titolari dell’inchiesta - sono nominativi di fantasia, con i quali si intende secretare, allo stato delle investigazioni, la reale identità dei soggetti sottoposti ad indagini preliminari, da identificarsi nei nominativi di seguito indicati, secondo la sotto esposta corrispondenza». E dunque, Paolo Lucarini «corrisponde alla identità anagrafica effettiva di Mora Dario», nato effettivamente lo stesso giorno di chi l’aveva fin lì sostituito sul registro degli indagati. La signorina Silvia Bucci altri non è che Minetti Nicole, consigliere regionale Pdl, residente nella non ancora celebre via Olgettina. Quanto al «napoletano» del gruppo, alias Mario Gennari, corrisponde al vero Emilio Fede originario di Barcellona Pozzo di Gotto. L’ultimo indagato, e cioè «Nicola Francese» corrisponde a tal Raoul G., vera new entry dell’inchiesta top secret. E come accaduto per gli accertamenti riservatissimi ordinati dalla pm Boccassini per scoprire se effettivamente Silvio Berlusconi si trovava a Parigi in un determinato periodo di fine maggio 2010, anche in questo caso i due colleghi di Ilda la rossa si raccomandano di tenere segreta la notizia: «Inderogabili esigenze investigative e di riservatezza impongono la suddetta cautela. La prego pertanto di prendere nota in via riservata (tutto in maiuscolo) della suddetta complessiva iscrizione, con tutte le conseguenze in ordine alla veridicità della stessa, in quanto corrispondente ai nominativi sopra indicati ed alle fattispecie di reato loro rispettivamente ascritte».
Tutto ciò accadeva il 7 settembre.

Tre mesi dopo, il 21 dicembre, Silvio Berlusconi finiva lui sott’inchiesta proprio per gli incontri, per le ragazze e per le feste con gli stessi. Perché non abbia avuto anche lui l’onore di finire anzitempo indagato con un nome di fantasia è il vero mistero dell’inchiesta. Anzi, a questo punto, mistero non è.

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