Dati alla mano, il 75% delle diagnosi interessa soggetti con più di 65 anni, in particolare uomini. Stiamo parlando dell'ictus, ovvero una grave condizione che si verifica nel momento in cui l'afflusso di sangue al cervello si riduce o si interrompe completamente. Esistono due tipologie di quello che viene anche definito colpo apoplettico:
- Ischemico: si tratta della forma più frequente ed è causata dal restringimento o dalla totale occlusione di un vaso arterioso cerebrale
- Emorragico: è la forma più pericolosa e si verifica come conseguenza della rottura di un'arteria cerebrale. Spesso la perdita ematica, facendo pressione sul tessuto del cervello, provoca danni irreversibili.
Sintomi e conseguenze dell'ictus
Il tempo è un fattore essenziale per la prognosi dell'ictus che, ricordiamo, è sempre un'emergenza medica. Nella maggior parte dei casi i sintomi si manifestano repentinamente. Il paziente può accusare un'insolita perdita di forza o di sensibilità ad un arto.
Altri segni che non devono essere trascurati includono: disartria (difficoltà nell'articolare in modo corretto le parole), afasia (difficoltà a comprendere il significato delle parole), atassia (mancanza di coordinazione), diplopia (visione doppia). Ancora formicolio al viso, bocca storta, mal di testa, confusione mentale, nausea e vomito.
Se non preso in tempo, l'ictus è responsabile di una serie di conseguenze invalidanti. Tra queste ricordiamo la perdita della memoria, la paralisi semi-totale o totale dei muscoli motori, l'incapacità di ragionamento, il dolore cronico, i cambiamenti del comportamento, le problematiche del linguaggio e della deglutizione.
L'autoguarigione del cervello dopo l'ictus
Un nuovo studio condotto dagli scienziati del Dipartimento di Medicina Molecolare dell'Università della Danimarca Meridionale e pubblicato su The Journal of Pathology, è riusciuto a fare luce su una delle conseguenze più gravi dell'ictus: il danno alle fibre nervose che porta a menomazioni permanenti. La ricerca, guidata dalla professoressa Kate Lykke Lambertsen, può aprire la strada a nuovi trattamenti in grado di aiutare il cervello a guarire da solo.
Abbiamo già detto che il colpo apoplettico si verifica quando l'afflusso di sangue a una parte del cervello è bloccato. A seguito di una lesione, il cervello cerca di riparare le fibre nervose danneggiate ristabilendo il loro strato isolante, la mielina. Purtroppo il processo di riparazione, spesso, riesce solo parzialmente e dunque molti pazienti devono fare i conti con danni permanenti, sia fisici che mentali.
Lo studio
Secondo Lambertsen, il cervello possiede delle risorse per l'autoguarigione. Pertanto gli scienziati, concentrandosi sul modo in cui le condizioni infiammatorie ostacolano la riparazione, hanno identificato un particolare tipo di cellule cerebrali che svolge un ruolo chiave in questo processo. Tali cellule lavorano per ricostruire la mielina, tuttavia lo stato flogistico spesso blocca i loro sforzi.
Il team, mediante i campioni di cervello raccolti grazie alla Danish Brain Bank, ha mappato quali aree cerebrali sono più attive nel processo di riparazione. Per la precisione, mediante tecniche avanzate di colorazione note come immunoistochimica, i ricercatori hanno rilevato cellule specifiche che svolgono un ruolo centrale nella ricostruzione della mielina nelle zone danneggiate.
I campioni sono stati analizzati per distinguere tre diverse aree del cervello: il nucleo dell'infarto (la zona più danneggiata), l'area peri-infartuale (tessuto circostante in cui è attiva la ricostruzione) e il tessuto che sembra non essere interessato.
Differenze tra uomini e donne
L'indagine ha fornito informazioni su dove si accumulano le cellule di riparazione e su come la loro attività varia a seconda del sesso e del tempo trascorso dall'ictus. Gli scienziati hanno scoperto che il cervello degli uomini e delle donne reagisce in modo diverso alle lesioni.
Sembrerebbe che nelle donne lo stato infiamatorio sia in grado di impedire alle cellule di riparare i danni. Mentre gli uomini hanno una capacità leggermente migliore di avviare il processo di guarigione. Questa differenza può spiegare perché le donne spesso incontrano maggiori difficoltà dopo un ictus.
«Le diversità sottolineano l'importanza di
ottenere in futuro trattamenti più mirati che tengano conto del genere del paziente e delle esigenze individuali» ha affermato Kate Lykke Lambertsen. Servono ora ulteriori indagini.Leggi anche:
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