Antonello Mosca
Il giorno: martedì venticinque ottobre. Il luogo: Foro Buonaparte a Milano. Le ore: circa le ventitré. I dati ci sono tutti. Esco da casa di vecchi amici in compagnia di mia moglie e mi avvicino all'auto, una utilitaria tra le più utilitarie, per avviarmi verso casa. Ma nell'infilare la chiave nella portiera mi accorgo che una macchina, giurerei fosse una Punto di vecchio modello di colore blu, si ferma quasi accanto. Penso voglia prendere il mio posto e saliamo in macchina. Manovro per mettermi in direzione di marcia verso l'Arena e quindi verso via Legnano, quando i due automobilisti della Punto si affiancano e uno, dal finestrino abbassato, mi fa vedere quella che al di fuori di ogni dubbio era una pistola,dicendomi: «Scendete».
Io, pur essendo persona normale e quindi ben poco coraggiosa, mi guardo bene dal farlo e accelero nella mia direzione. Arrivando all'incrocio di via Gadio, il solito passeggero, riavvicinandosi, dice «Se non ti fermi ti tamponiamo». Non nascondo l'agitazione, condivisa da mia moglie, e, data la non più giovanissima età, avevo davvero il cuore in gola. Il semaforo era rosso, guardo a sinistra che non arrivi nessuno, e svolto velocemente a destra.
Pochi metri e vedo, quale angelo custode, una parata notturna della Polizia Locale, i rassicuranti ghisa tanto per intenderci. Angelo custode? Macché. Alt, lei è passato col rosso.
Cerco di spiegare, ancora in piena agitazione e col cuore in gola, di averlo fatto coscientemente perché inseguito da malintenzionati, ed ecco la esatta risposta: «Lei ha torto marcio, è passato col rosso, non era seguito da nessuno, dovrebbe abbassare le orecchie, 138 euro di multa e non so quanti punti sulla patente», documento fino al momento vergine dal lontano 1958. Lascio alle autorità competenti e ai lettori ogni considerazione.
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