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Verso la tregua in Libano. "Netanyahu accetta temendo la punizione di Biden all'Onu"

Si va verso un cessate il fuoco di 60 giorni in Libano. Tajani: "Speriamo non si tirino indietro". Tel Aviv rassicura: "Questione chiusa"

Verso la tregua in Libano. "Netanyahu accetta temendo la punizione di Biden all'Onu"
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Ancora poche ore per l'ufficialità della tregua in Libano. Il giornale saudita Al-Sharq al-Awsat, citando fonti bene informate, riferisce di avere appreso che domani mattina il presidente Usa Joe Biden e il presidente francese Emmanuel Macron annunceranno un cessate il fuoco fra Libano e Israele per un periodo di due mesi.

Cosa prevede l'accordo

Fonti citate dalla testata aggiungono che "tutte le questioni relative alla parte libanese sono state risolte, mentre ci sono ancora delle questioni aperte da parte israeliana" nonostante "l'approvazione iniziale" data da Benjamin Netanyahu a Biden. L'atteso accordo per cessazione delle ostilità tra Hezbollah e Israele si basa -secondo il quotidiano di proprietà saudita- sull'evacuazione da parte del gruppo sciita filoiraniano dell'area compresa tra la Linea Blu e il fiume Litani in modo verificabile, in cambio del ritiro delle forze israeliane dalle aree occupate dall'inizio della limitata invasione terrestre del territorio libanese.

Netanyahu avrebbe accettato la versione definitiva dell'accordo perchè messo con le spalle al muro, nel timore che l'amministrazione Biden potesse punire Israele con una risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite nelle sue ultime settimane prima dell'insediamento di Donald Trump. Lo ha riferito un funzionario israeliano a The Times of Israel, anche se da Washington non è trapelato alcun segnale in merito. La libertà di Israele di agire in Libano, ha affermato il funzionario, è garantita da una lettera con gli Stati Uniti.

I timori su un eventuale passo indietro: le parole del ministro Tajani

"Siamo vicini forse a un cessate il fuoco in Libano, speriamo che sia vero e che ci sia qualche passo avanti anche a Gaza, anche se è un po’ più complicato". Lo ha affermato il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, aprendo la seconda sessione del G7 Esteri di Fiuggi-Anagni, alla quale prendono parte i rappresentanti di Giordania, Egitto, Emirati, Arabia Saudita e Qatar. "È molto importante per il G7 aprire le porte ad alcuni nostri grandi amici della regione del Medioriente - ha aggiunto Tajani -, il nostro dialogo è cruciale e vogliamo lavorare insieme per fermare la guerra in Libano, in Palestina, così come anche in Ucraina". Anche il ministro italiano auspica che non ci sia un passo indietro dell'ultimo minuto: "Speriamo che sia vero", ha aggiunto, parlando delle prospettive sul campo. "Auspichiamo che ci sia qualche passo avanti anche a Gaza, anche se è un pò più complicato", ha spiegato il titolare della Farnesina.

Tel Aviv rassicura: "questione chiusa"

Le burocrazie occidentali, tuttavia, ora temono il passo indietro dell'ultimo minuto. Da Tel Aviv, tuttavia, giungono continue rassicurazioni. Israele ritiene che l'accordo con il Libano sia una "questione chiusa" ed è possibile che venga approvato già domani in un dibattito di gabinetto. Il canale Al-Arabiya ha riferito che gli Stati Uniti hanno informato gli alti funzionari libanesi che dovrebbero annunciare la fine della guerra nel nord nelle prossime ore. A premere sul governo Netanyahu anche l'esercito israeliano: le Idf hanno dichiarato al primo ministro israeliano che è giunto il momento per un cessate il fuoco in Libano. L'esercito ha raggiunto gli obiettivi prefissati di distruggere le infrastrutture di Hezbollah lungo il confine ed eliminare la possibilità di un raid nel nord di Israele respingendo Hezbollah, riducendo drasticamente al contempo il suo arsenale di razzi. Ma se gli sforzi per raggiungere un cessate il fuoco dovessero fallire, afferma Channel 12, le forze israeliane hanno potrebbero tornare a espandere le loro operazioni in Libano.

Le reazioni in Israele

Il ministro della Sicurezza nazionale Itamar Ben Gvir, ha definito l'accordo un "grande errore" e ha affermato che sarebbe "una storica opportunità persa per sradicare Hezbollah". Benny Gantz, dimessosi a giugno dal governo israeliano per la gestione della guerra a Gaza da parte di Netanyahu, ha chiesto al primo ministro di rendere pubblici i dettagli dell'accordo di cessate il fuoco. "È un diritto dei residenti del nord, dei combattenti e dei cittadini di Israele saperlo", ha affermato Gantz. Dall'altra parte della barricata, il vicepresidente del parlamento libanese, Elias Bou Saab, ha dichiarato lunedì alla Reuters che non ci sono più "seri ostacoli" all'avvio dell'attuazione della tregua di 60 giorni proposta dagli Stati Uniti per porre fine ai combattimenti tra Israele e l'organizzazione terroristica libanese Hezbollah.

I nodi caldi delle trattative

Uno dei punti focali delle trattative è chi monitorerà la tregua e per farlo verrà istituito un comitato composto da cinque Paesi, tra cui la Francia, presieduto dagli Stati Uniti. La Francia, di cui il Libano aveva cercato il coinvolgimento nei negoziati, è stata accolta con moderazione nei negoziati dopo aver annunciato che la nazione europea avrebbe fatto rispettare i mandati della Corte Penale Internazionale, generando il malcontento da parte di Netanyahu. Secondo Axios, il presidente degli Stati Uniti avrebbe discusso con il suo omologo francese per cercare di giungere a una soluzione.

Biden, secondo quanto riporta il Jerusalem Post, ha riferito a Macron la reazione di Netanyahu, sottolineando come la mediazione non sarebbe stata possibile tra le parti quando una promette di arrestare il capo di Stato di una delle parti negoziali.

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