"Interni", occhi sul futuro del pianeta

Dalla Statale a Brera 40 opere esplorano il rapporto tra design, politica ed ecologia

"Interni", occhi  sul futuro del pianeta
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Si chiama «Re Creation», l'hub del progetto che Interni, fresco di anniversario - l'anno scorso ha festeggiato i suoi primi 70 anni - ha messo in piedi per riflettere su come architettura, design e arte siano discipline sempre più connesse e in costante dialogo con ecologia, economia e filosofia. Sono 40 le proposte creative, tra installazioni, microarchitetture, maxi oggetti e mostre che animeranno, fino al 17 aprile, i Cortili dell'Università degli Studi, l'Orto Botanico di Brera, lo Strettone della Pinacoteca, il Portrait e l'Urban pop di Unipol. «Un'esposizione corale, diffusa, concepita come un laboratorio di idee, un luogo di confronto, in cui la creatività diventa sintesi tra creazione e azione» spiega la direttrice del magazine Gilda Bojardi.

Le installazioni di Interni sono un «must» del palinsesto del Fuori Salone che conta 1600 eventi in 18 quartieri che attireranno secondo le stime del sindaco Beppe Sala 800mila persone. È dall'Orto Botanico di Brera che parte la call to action di Philip Starck con Babinet &Co dal titolo War Flags, installazione politica «per risvegliare le coscienze» con due serie di dieci bandiere e bracciali che richiamano la «Hate Unlimited Korporation» organizzazione per spargere l'odio nel mondo. Così It means Peace di Marco Balich nello Strettone della Pinacoteca è un cammino metaforico per la pace: ogni parola è accompagnata da un discorso che, nella storia contemporanea, ha segnato la fine di un conflitto.

Si concentrano su sostenibilità, innovazione e interazione tra uomo e ambiente le imponenti installazioni immersive nei chiostri della Statale. Il Cortile d'Onore ospita oltre 20 opere: un prato fiorito di 250 metri quadrati di Chen Yaoguang e Light Mix diventa il fulcro di un'esperienza immersiva in cui la natura è protagonista, mentre il progetto A Beat of Water di Bjarke Ingels Group per Roca Connect sottolinea la preziosità dell'acqua e la necessità di un consumo responsabile. L'installazione, sviluppata con 300 metri di tubi in acciaio zincato e 56 valvole, svela il funzionamento delle reti idriche, solitamente nascoste nel sottosuolo. One Works per Atlas Concorde e Mapei porta in scena una considerazione sulla continua evoluzione della natura e sulla necessità per l'uomo di adattarsi al cambiamento. Wu Bin di W.DESIGN per Empire realizza Drifting Yo, pensata per riconnettere le persone alla bellezza della natura e incoraggiare la riflessione sul rapporto con il mondo. Claudio Larcher e Astroterra Collective per la Nuova Accademia di Belle Arti con la Design School dell'Università dell'Arizona presentano Design for the Moon. Attraverso un dialogo evocativo tra oggetti speculativi e futuri habitat sostenibili per la Luna, si invita a riflettere sull'adattabilità del design in contesti extraterrestri.

Le opere nel Sottoportico esplorano e ridefiniscono il rapporto tra uomo e ambiente, tra naturale e artificiale, tra passato e futuro attraverso un'architettura simbolica. Qui lo specchio è strumento principale di espressione e sperimentazione per artisti e architetti, che lo utilizzano per trasformare lo spazio generando nuove dimensioni percettive. Viruta Lab per Tile of Spain presenta The Light In The Darkness: la rappresentazione della rinascita dopo la catastrofe ambientale di Valencia, che si concretizza metaforicamente in una luce che illumina l'oscurità.

Presso l'Urban Up di Unipol, Felice Limosani realizza The Earth is Life, Our Future is Hope che trasforma la facciata del palazzo di via De Castilla 23 in un'esperienza simbolica dove linguaggio e luce si fondono.

L'opera si basa su un gioco linguistico: attraverso l'accensione ritmica delle parole, il messaggio si scompone e ricompone nel manifesto di una condizione globale in bilico tra crisi climatica e rinnovata consapevolezza ecologica.

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