Matteo Miotto, il giovane Alpino vicentino che ha sacrificato la propria vita servendo la Patria e l’Esercito Italiano oltre alla popolazione afghana nella missione di pace con il contingente italiano, è ora diventato ufficialmente cittadino onorario della città di Vicenza. La decisione, presa con voto unanime dal Consiglio Comunale, ha sottolineato il coraggio e il sacrificio di Miotto che ha perso la vita in Afghanistan il 31 dicembre 2010, colpito a morte da un cecchino talebano. La proposta di questo atto dovuto, è partita dal consigliere di FdI, Nicolò Naclerio che è riuscito non solo a dare lustro ad un giovane eroe, ma ad unire diverse forze politiche in una decisione accolta con grande unità, come racconta nella nostra intervista.
Come è nata l'idea di proporre la cittadinanza onorario al Caporale Matteo Miotto?
"Mi sembrava giusto ricordare un ragazzo come lui, legatissimo alla città di Vicenza, amante del calcio e tifosissimo, che ha sacrificato la sua giovane vita morendo in Afghanistan nel 2010. Il 31 dicembre proprio il giorno dell'anniversario della sua scomparsa, ho depositato una mozione di cui sono stato primo firmatario insieme al mio collega Giorgio Conte. Miotto era nativo di Thiene un paese qui vicino, aveva molti amici nella zona ed era molto amato. La sua scomparsa è stata un grande dolore per tutti".
Quanti anni aveva quando è morto?
"Venti anni, e stava per tornare dall'Afghanistan. Questo particolare me lo ha raccontato suo padre Franco. La famiglia lo aspettava dopo la Befana a conclusione della missione. Mancava quindi poco più di una settimana al suo rientro. Ho anche saputo che scriveva molte lettere e negli ultimi giorni prima della morte era un po' preoccupato. Tutto l'avamposto era in grande difficoltà e si sentivano sotto attacco, ma non ne ha mai fatto parola con i genitori che sono venuti dopo a conoscenza di questi suoi timori. Dopo la sua morte l'avamposto è stato smantellato".
Cosa ha rappresentato Matteo per lei ma anche per la città?
"Sono un tipo di persona che ha un grande attaccamento alla bandiera del nostro Paese, sposo lo spirito patriottico e lavoro per la pace. Questo è tutto quello che ha fatto anche Matteo scegliendo di servire la Patria fino all’ultimo respiro. Il suo gesto rappresenta tanto, non soltanto per la città, ma è un esempio anche per tutti i giovani perché sappiamo quanto la situazione sia critica in questo momento”.
C’è stato qualcuno, magari di forze politiche diverse, che non ha approvato la sua proposta?
“Nessuno, è stata approvata all’unanimità. Il comune ha poi deciso sette mesi fa di conferire la cittadinanza onoraria. La cerimonia è stata molto commovente, erano presenti i genitori, molte associazioni e i sindaci. A prescindere dalle parti politiche ci siamo emozionati tutti; io di FdI così come il sindaco del Pd”.
La gente del posto come ha accolto questa decisione?
“Molto bene. Alcuni non conoscevano la storia di Matteo, quando l’hanno scoperta sono rimasti molto colpiti dal suo sacrificio”.
Matteo è un eroe, come tanti altri ragazzi che servono la Patria, perché secondo lei ultimamente c'è un grosso attacco nei confronti del lavoro delle forze dell'ordine?
“A prescindere dalla questione politica che appare ovvia, credo che
si faccia una grande confusione in merito. I nostri soldati, sono forze di pace. Mi viene ad esempio in mente Unifil, che vanno in queste zono per aiutare le popolazioni colpite dalla guerra, proprio come faceva Matteo”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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