“80mila euro in più in carburanti”. La Ong svela la sua massima preoccupazione

L'aumento del costo dei carburanti per raggiungere i porti italiani: la Ong rivela la sua principali preoccupazione per l'effetto dei decreti Piantedosi

“80mila euro in più in carburanti”. La Ong svela la sua massima preoccupazione
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Le lagne delle Ong hanno ormai stancato. La pretesa di voler agire senza limiti di legge e le lamentele mosse quando vengono costrette a rispettare le norme imposte dall'Italia, Paese sovrano che viene obbligato implicitamente ad accollarsi in toto la responsabilità di tutti i barchini di migranti nel Mediterraneo, sono diventate stucchevoli. Sostenute anche dalla sinistra ideologica italiana, cieca e sorda ai problemi causati dall'accoglienza indiscriminata dei migranti, le Ong cercano costantemente leve per attaccare il nostro Paese, screditandolo a livello internazionale. È un attacco continuo, sostenuto anche in ambito europeo, mirato soprattutto a indebolire la posizione del governo Meloni.

La parte della vittima è quella che le organizzazioni non governative preferiscono, come dimostra anche l'ultimo video condiviso da Sos Mediterranee, la Ong che arma la nave Ocean Viking, una delle più grosse. Snocciolando numeri ricavati da calcoli totalmente soggettivi che non hanno elementi di realismo matematico, hanno accusato l'Italia di essere stata la causa di oltre 400 morti in mare in quanto le imbarcazioni della flotta civile sono state costrette a percorrere un numero maggiore di chilometri per raggiungere i porti assegnati. A loro dire, questo è un modo che ha trovato l'Italia per tenere le navi delle Ong lontane dal Mediterraneo centrale, costringendole a spendere cifre più elevate in carburanti. "Conseguenze della nuova tendenza ad assegnare luoghi di sicurezza lontani alle navi delle ONG, il mese di aprile come orribile rappresentazione del caos nel centro Mediterraneo: Ocean Viking lontano per un massimo di 17 giorni dall'area delle operazioni; 407 morti; circa 80.000 € in più per i costi del carburante", ha scritto Sos Mediterranee nel suo profilo.

Le contestazioni mosse a queste rimostranze, però, sono sempre le stesse e nonostante tutto le Ong non riescono ancora a fornire una risposta esaustiva. O anche una risposta purché sia. Continuano ad attaccare l'Italia, ad accusarla di disumanità nei confronti dei migranti, ma il nostro non è l'unico Paese in cui sbarcarli. I porti lontani che vengono stigmatizzati dalle Ong non sono l'unica scelta: se non piacciono, perché non dirottare le loro navi su porti più vicini? C'è Malta, per esempio, ma ci sono anche la Grecia, l'Albania, il Montenegro e la Croazia sul versante adriatico. E c'è la Corsica, quindi la Francia, su quello tirrenico.

Se l'obiettivo è lo sbarco in porto sicuro, quando il centro di coordinamento italiano indica uno spot di non gradimento perché distante, perché non fare rotta su uno di questi Paesi? Si dimostra che, forse, l'obiettivo di queste organizzazioni non è sbarcare i migranti in un porto sicuro ma sbarcarli, per qualche interesse non dichiarato, in Italia. E così, anche a livello di dibattito internazionale, cambia tutto.

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