Sulle liste giallo (con sceneggiata)

Cosentino non sarà candidato. Tra gli esclusi anche Papa e Milanese. Tensioni nel partito per i documenti spariti. I pm pugliesi chiedono oltre 6 anni per Fitto. Il Pdl: "Solita giustizia a orologeria"

Cos 'e pazzi. Tutti erano convinti che le liste fossero proprio lì, dove dovevano stare. Firmate, con il sigillo del notaio, con il nome dei candidati uno dopo l'altro, con la classifica della fortuna, quelli in cima matematicamente eletti, un po' più giù quelli sicuri ma non si sa mai, poi quelli che se la giocano, quindi i soliti ottimisti del terno al lotto e infine quelli che l'importante è partecipare. Solo che quando si stava pensando di prenderle e portarle in fretta in corte d'Appello è cominciata la caccia, il guaio, la più classica delle commedie napoletane. Niente. Non si trovano. Non ci stanno. Sparite. Smaterializzate. Volate via. Staranno sotto il tavolo? Cerca là sotto e niente. Nel cassetto di una scrivania. In tasca a qualcuno, nel cappotto di un fantasma, sotto il braccio di qualche nzevato (scusate dotto' pensavo che fossero fogli da buttare).

Forse stanno nell'ufficio di Francesco Nitto Palma, magistrato in aspettativa, ex sottosegretario, commissario regionale e pezzo grosso del Pdl campano. No, sì, forse, cchi 'o sape. Non si è capito bene. Fatto sta che a un certo punto, a poche ore dall'ultimo minuto utile per consegnare le liste, comincia l'agitazione: e mò? Mò che succede? Via di corsa all'hotel Terminus, che già il nome un po' preoccupa, Piazza Garibaldi 91, vicino alla stazione centrale di Napoli. Praticamente strategico. Sms, passaparola, telefonate, chiamate a casa, sì sì dillo a la moglie, e da tutta la Campania partono i candidati per arrivare lì, allarmati, affamati, frettolosi, preoccupati. «Correte a Napoli, correte, bisogna firmare nuovamente l'accettazione delle candidature». Ma che davvero davvero si sono perse le liste? Pare. Anzi, no. L'onorevole Luca D'Alessandro precisa e rassicura: «La notizia relativa a una presunta sparizione delle liste in Campania è destituita di fondamento. Tutta la documentazione è nelle mani del senatore Francesco Nitto Palma». Vulesse 'o cielo. So' ricomparse? Ma allora tutti questi candidati che ci stanno a fare al Terminus? Motivi tecnici. «Siamo qui per prudenza - dice Luigino Compagna, figlio d'arte e professore emerito alla Luiss di Roma -. Mi ha telefonato mia moglie per dirmi che dovevo venire qui». Qualcun altro tira in ballo problemi organizzativi. C'è chi sostiene che era stato predisposto un «piano B» in previsione di un atto di forza. Atto di forza? Quale atto di forza? «Eeeh, si sa come vanno queste cose. Uno magari non viene candidato e per qualche motivo non se l'aspetta e poi la prende male». Comunque alla fine le nuove firme vengono consegnate a Nitto Palma e tutti stanno più sicuri. Ma allora sono quelle di prima? No, il doppione.
È così che la faccenda delle firme rapite diventa un giallo, una leggenda. E il protagonista diventa lui, Nicola Cosentino, 'o 'mericano, presunto colpevole del furto con destrezza. L'uomo con la faccia giusta, che solo nel pomeriggio viene a sapere che non è cosa, per motivi di opportunità politica non può essere candidato. Perché poi la revisione delle liste va fatta bene e non è neppure cosa facile, visto che nel Pdl tutti pensano che un posto in Parlamento se lo sono meritato. E molti, d'altra parte, sotto sotto restavano convinti che Berlusconi non avrebbe fatto sul serio, che il nuovo corso era un modo di dire, ma poi un modo per cavarsela ognuno l'avrebbe trovato. Invece no. Berlusconi questa volta ha imparato a dire no. Mi dispiace ma non è cosa.

Raccontano che Cosentino proprio non ci voleva credere. Si è infuriato, ha protestato, si è detto costernato e amareggiato e si narrano di fogli che volavano, e forse erano proprio quelli delle candidature, e che nella foga della discussione qualcosa è successo. È da lì pare che le firme sono cominciate a sparire. Questo poi è capitato a Cosentino, simbolo suo malgrado di un passato da rinnovare, uno che vive di voti, un capitalista del consenso, un collettore di percentuali, uno che dell'arte elettorale ha fatto una vocazione. Trovarsi fuori è come perdere l'identità. Ma pure per il Pdl è uno strappo che ha un suo peso. Il Cavaliere sa quanto gli costa. Sa anche il peso del giallo delle firme sull'immagine del partito, con le battute che si rincorrono sul web: Liste scomparse? Chiamate Silvan, Harry Potter, perfino il Mago Otelma. «Si è smarrito ex sottosegretario con uno zaino pieno di documenti. Contattare Nitto». «Trovate le liste del Pdl a casa di Cosentino. Ma lui insiste: è l'album di famiglia». questo corre da Twitter a Facebook. E pure Cosentino, però, alla fine ha le sue ragioni.

Presunto colpevole, quasi per definizione. Impresentabile per vox populi. Ma che da tempo continua a dire: «Sono un imputato in attesa di processo. Innocente fino a prova contraria, a sentenza definitiva». E allora fatelo questo processo.

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