Addio alle vecchie cartoline: se l’è mangiate Facebook

Erano lente e scomode, ma romantiche. Però erano ricordi che duravano molto più di un clic sul computer. Ormai le manda un viaggiatore su venti

Addio alle vecchie cartoline: se l’è mangiate Facebook

E meno male che lo dicono le statistiche: la cartolina è obsoleta, nessuno si prende più la briga di tornare al paleolitico e di spedirne dai luoghi di vacanza. Stando ai rilevamenti di Skyscanner, sito tra i leader mondiali nel settore ricerca e comparazione viaggi, è soltanto un umano su venti, ormai, a tenere in vita l'antica consuetudine. Nessuna sorpresa. La vera sorpresa, eventualmente, è proprio questo uno, che andrebbe individuato e portato in giro per convegni, talk-sohw, circhi equestri, facendogli raccontare in prima persona come ancora si possa vivere con modi e stili così vergognosamente antiquati.

Inutile chiedersi invece chi abbia rottamato la cartolina: sempre loro, i social network. Facebook soprattutto. Poi ovviamente sms e mail. All'epoca di Internet partire non è un po' morire. La lontananza non è più un valore quantificabile in chilometri, men che meno in malinconie dell'anima. I partiti comunicano in tempo reale sin dal primo tratto in taxi, quindi dall'aeroporto, quindi dal volo - anche quando è vietato -, quindi dallo scalo d'arrivo, quindi dall'insediamento in albergo, quindi da tutte le fasi più dettagliate e più idiote del loro viaggio. Tutta la vacanza minuto per minuto. Pure troppo. Alle volte il soggetto ci appare molto più presente a diecimila chilometri di distanza che quando sta chiuso di là in camera sua, a fare chissà cosa.

Senza nulla togliere alla straordinaria efficacia dei nuovi mezzi - li avessero avuti i nostri emigranti, soltanto cinquant'anni fa, questi contatti così prossimi… -, senza nulla rinfacciare per i tic e le perversioni che si portano dietro (la stupidità non è dei mezzi, è di chi li usa), il triste commiato della cartolina resta comunque toccante. Avviarla al macero non è tanto semplice. Non è bello e non è giusto sbarazzarcene così: almeno due parole di epitaffio se le meriterebbe. Certo non era il massimo della comodità: come dimenticare il retrogusto ributtante delle leccate ai francobolli.

E certo non era neppure il massimo della velocità: quante volte arrivavamo a casa noi prima di lei. Eppure, al netto degli effetti collaterali, c'era in quel rito antico qualcosa di romantico e di profondamente umano. L'idea stessa di fermarci un momento per scegliere l'immagine più indicata al gusto e all'indole del nostro amato destinatario, fosse la mamma o la fidanzata, la nonna o lo zio, l'amico o il collega, sapeva comunque di tenera cerimonia. E poi trovare le parole giuste. Adesso c'è gente che inonda amicizie e parentado con materiale imponente, foto-filmini-cronache, ma alla fine rimane sempre l'insopprimibile sensazione che l'abbia fatto sostanzialmente per sé. Un pensiero autoreferenziale. E comunque, diciamoci la verità: cosa sopravvive dell'inondazione? Quasi sempre, la velocità di evaporazione è pari alla velocità dei mezzi.

La cartolina restava. Appesa in cucina, appesa dietro ai banconi del bar (quante chiappe di Riccione abbiamo contemplato sopra Cynar e Campari?), appesa con la puntina alla bacheca delle nostre camere. Oppure dentro le gloriose scatole in metallo, le insostituibili scatole di biscotti e di cioccolatini che diventavano forzieri di un'intera esistenza, con dentro tutti i ricordi più belli o più tristi, fosse il primo listino-paga o il biglietto d'addio del primo amore, comunque ricordi.

Ammettiamolo: non c'è valanga di immagini postate via Internet che sopravviva quanto una sola cartolina impostata al tempo che fu. Quei panorami montani, quelle Spotorno by-night, quelle strappone in spiaggia con le zinne al vento stanno ancora lì, seppiati dall'età passata, ma fermi e irremovibili nelle nostre scatole più care. Le raffiche di foto e di messaggi via social network durano lo spazio di un minuto, poi magari svaniscono con un semplice clic su «elimina». Sono troppe, come qualunque troppo perdono il valore impareggiabile dell'unicità.

E se anche le lasciamo sopravvivere in qualche archivio del nostro computer, cambia poco. In un'altra epoca, ogni tanto ci piaceva prendere una pausa per aprire la scatola di latta. Adesso non c'è più tempo da perdere nei nostri mastodontici archivi: c'è sempre nuovo materiale in arrivo.

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