È l'uovo di Colombo. Il Cavaliere ridiscende in campo serrando così le fila liberali e sbloccando una impasse politico-istituzionale che rischiava di procurar più danni al Paese dello spread e della Merkel messi insieme. Questo per quanto riguarda le contromisure politiche per far fronte a una crisi ancora irrisolta e per esorcizzare il «declinismo» che incupisce, emasculandolo, il Palazzo, i poteri forti e la società detta civile.
Della ridiscesa in campo (...)
(...) di Silvio Berlusconi va registrato, però, un ulteriore aspetto positivo concernente, questa volta, la sfera umana dei sentimenti. E cioè l'elettrizzante soddisfazione nel vedere l'armata antiberlusconiana rischiumare di rabbia e di livore. C'è da capirla. Dopo vent'anni di fallimentari iniziative politiche, giornalistiche, etiche e giudiziarie per vederlo rotolare nella polvere, non paga, ma fondamentalmente confortata dal suo passo indietro se lo ritrovano, il Cavaliere, di nuovo in pista. Evento clamoroso che ha esposto l'intera armata al forte rischio di colpo apoplettico. Dell'amarissimo disincanto s'è fatto subito interprete - su Repubblica e dove se no - l'araldo dell'antiberlusconismo isterico e sguaiato, Curzio Maltese. Che subito liquida Silvio Berlusconi quale «re buffone» (Maltese è uomo di mondo e sapendo che la Cassazione dichiarò lecito dare del buffone perché «non si tratta di gratuita aggressione alla persona, ma di forte critica», ovviamente ne approfitta. Ma chi la fa l'aspetti). Un re buffone, scrive Maltese, che potrebbe compensare il suo essere patriarca e dunque vecchio bacucco «nominando un governo di giovani». Aggiungendo, e qui emerge la visceralità dell'antiberlusconismo in salsa republicones, «magari perfino di minorenni. Dipende da come finiranno i processi». Chiaro riferimento a Ruby Rubacuori, ultima anemica risorsa rimasta ai TtB - Tutto-tranne-Berlusconi - dopo le 27 vittorie giudiziarie a zero di quest'ultimo.
Un po' poco, così come sono pochini i pretesti per criminalizzare la ridiscesa in campo. Un genio dell'antiberlusconismo come Maltese non ne ha trovato che uno, e anche risibile: l'aver, Berlusconi, cambiato idea dopo aver detto che, come protagonista, con la politica aveva chiuso. Esattamente ciò che disse, in termini assai più perentori, Walter Veltroni, il quale volle anche precisare l'àmbito del suo ritiro dalla vita pubblica: l'Africa. Coi suoi tucul e i buoni selvaggi. Che poi Veltroni il Continente nero non l'abbia visto nemmeno in cartolina continuando invece a gestire, tramando, la sua rendita di posizione all'interno della sinistra è cosa che a Maltese sembrò - in quanto «impegno nel civile» - del tutto naturale. Mentre diventa colpa grave, una sciagura nazionale, un golpe si direbbe, se a declinare una scelta è il «re buffone». Dalla scombiccherata intemerata di Maltese appar chiaro che la sopravvenuta penuria del munizionamento massmediatico e giudiziario per armare le bombarde dell'antiberlusconismo renderà ancor più indigesta, agli antiberlusconisti in servizio permanente effettivo, la rinnovata presenza del Cavaliere sulla scena politica. Ovviamente questo non può che farci piacere.
Diciamo che è quel «quid», quel valore aggiunto che rende giocosa oltre che fausta la determinazione di Silvio Berlusconi di riprovarci.
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di Paolo Granzotto
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