Alemanno in cella. "Misura esagerata"

L'ex sindaco di Roma arrestato a San Silvestro: "Violate le norme di sorveglianza"

Alemanno in cella. "Misura esagerata"
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Notte di Capodanno in carcere a Rebibbia per l'ex sindaco di Roma Gianni Alemanno. Lo storico esponente della destra è stato colpito da un provvedimento d'urgenza di revoca dei servizi sociali che erano stati concessi dal tribunale di Sorveglianza di Roma. Alemanno è stato condannato in via definitiva a 1 anno e 10 mesi per l'accusa di traffico di influenze illecite in uno dei filoni della maxi inchiesta Mondo di Mezzo mentre è stato assolto dal reato di corruzione. Intorno alle 20 del 31 dicembre, Alemanno si è presentato alla stazione dei carabinieri di Monte Mario per poi essere trasferito successivamente al carcere di Rebibbia.

Secondo l'accusa - l'ex ministro di An non avrebbe rispettato alcune prescrizioni previste dalla misura alternativa. Alemanno avrebbe anche incontrato Paolo Colosimo, ex avvocato condannato in via definitiva a 4 anni e 6 mesi. Alemanno doveva svolgere attività di volontariato nella struttura «Solidarietà e Speranza», gestita da Suor Paola D'Auria, che si occupa di famiglie in difficoltà e di soggetti vittime di violenze. Tra i divieti previsti anche quello di non lasciare la propria abitazione prima delle 7 del mattino e rincasare entro le 21. Su istanza della difesa - che chiede il ripristino della misura alternativa - dovrà essere ora fissata una udienza, entro 10 giorni, davanti alla Sorveglianza. Tra i motivi della revoca del beneficio ci sarebbero false giustificazioni per assentarsi dallo svolgimento dei lavori socialmente utili e la violazione dell'obbligo di non incontrare pregiudicati. Alemanno avrebbe terminato di scontare la pena tra 4 mesi. Una misura, quella carcere, che appare abnorme anche alla luce di casi analoghi dove non è stato utilizzato identico pugno duro.

Il Capodanno in carcere per Gianni Alemanno non lascia indifferente il mondo politico. Soprattutto Fratelli d'Italia, partito più vicino, nonostante qualche dissapore negli ultimi anni, alle sue idee politiche. Il viceministro degli Esteri Edmondo Cirielli affida ai social il proprio pensiero: «Da molti anni non condivido più il suo percorso politico ma rimane un amico che non dimentico. Non è questo il punto però; ritengo che sia proprio una vergogna quello che gli è accaduto e dimostra il livello barbarico del nostro sistema giuridico. E non è neanche esattamente colpa dei giudici ma delle norme (che non abbiamo colpevolmente ancora cambiato) che consentono questo schifo. In uno Stato dove rapinatori e spacciatori e perfino mafiosi condannati dopo anni di attività criminale vengono posti all'affidamento in prova ai servizi sociali e continuano a fare rapine e spaccio e magari se presi sono messi agli arresti domiciliari anziché in carcere come meritano, si porta dietro le sbarre, la notte del il 31 dicembre, una persona per bene come Alemanno perché magari non ha rispettato in maniera perfetta le prescrizioni dei magistrati di sorveglianza. Due pesi e due misure inaccettabili», scrive su Facebook Cirielli. Un altro meloniano che mette il petto fuori è Alfredo Antoniozzi: «Ho fatto l'assessore con Gianni Alemanno e per me rimane una persona perbene. Provo dolore per quanto gli è accaduto e spero che possa presto chiudere questa vicenda. Gli sono umanamente vicino anche se non ho elementi per giudicare. Ma ritengo importante manifestare agli amici la propria solidarietà nei momenti difficili.

Ed è una vicinanza del tutto personale che non ha alcun significato politico».

E infine, Massimo Arlechino, presidente del movimento Indipendenza, fondato con Alemanno, sottolinea: «Le tempistiche e le modalità di un provvedimento che ha il sapore di un accanimento».

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