Alla rottamazione, Angelino Alfano preferisce la "ricostruzione". Il termine coniato da Renzi non gli piace, perché "è un concetto in cui non credo, non perché non ci siano persone da mandare via dalla politica a calci nel sedere, ma sono contro l'idea che a 50 anni uno sia da buttare. Nel nostro Paese ci sono tante persone che non hanno più i capelli scuri, ma che hanno tanto da dare al Paese'' (diceva Alfano nel novembre 2012). E oggi infatti preferisce accodarsi a Enrico Letta e optare per la svolta generazionale. Dalla colonne di Repubblica, il viceministro assicura che la rottura con Silvio Berlusconi è "netta, forte e chiara" e spiega che "la svolta generazionale è una realtà, per noi quarantenni che la stiamo vivendo in prima persona è senza dubbio un’opportunità, ma anche una grande responsabilità. Se riusciremo a cambiare le cose bene, viceversa saremo accusati di aver bruciato una grande chance, forse l’ultima". Il leader del Nuovo Centro Destra si rifà il look, è uno dei più fervidi sostenitori del governo Letta e uno dei più accaniti avversari di Renzi. E non importa se si trova all'esecutivo in compagnia di un partito che fino a qualche tempo fa (pensiamo a quando Alfano era Guardasigilli nel 2011) lo accusava di "trasformare il dicastero di via Arenula in poco più che un'appendice del collegio difensivo del presidente del Consiglio". In politica la memoria è un bene estinto e sostituito spesso dalla convenienza. Non per nulla, come prova distensiva da fornire ai democratici, Alfano portò la sua diserzione alla manifestazione a favore di Silvio Berlusconi e contro la decadenza. Ora l'importante è conservare lo scranno e fare campagna elettorale in vista delle elezioni europee. Il Ncd pare si presenti da solo. Attualmente i sondaggi lo danno tra il 4 e il 6%, ma il rischio flop è dietro l'angolo. Intanto Alfano prosegue la sua attività di governo e di leader, fa convegni, dice che la Bossi-Fini "non può essere liquidata con uno slogan", prova a dettare le condizioni sulla legge elettorale per evitare l'asse Pd-FI e ripropone le stesse tematiche che il partito in cui militava poco tempo fa ha sempre proposto (dalla riduzione della pressione fiscale alla semplificazione burocratica). Insomma, Ncd sembra una copia sbiadita di Forza Italia.
Non per nulla, il 9 dicembre scorso, Alfano quasi metteva le mani avanti paventando un possibile ritorno all'ovile: "È naturale, ci mancherebbe altro! Una grande alleanza delle forze moderate alternative alla sinistra potrà portare al successo il centrodestra". Al momento, però, resta fedele a Letta, perché "questo governo non è un matrimonio d'amore ma di interesse, però l'interesse non è quello degli sposi bensì quello degli italiani".
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