Lucia Annunziata ieri si è dimessa dalla Rai. Non è stata cacciata. Non è stato sottoposta ad alcun «editto bulgaro». Ha deciso, come ha fatto Fabio Fazio, che non vuole più lavorare in un'azienda governata dal centro-destra. Non ci si ritrova, teme di non essere più libera di dire quello che vuole e di entrare in conflitto con i nuovi vertici. Così lascia un'azienda dove, a ritmi alterni, ha lavorato per trent'anni con una lettera dai toni duri ma pacati. A una bella fetta di pubblico che non sopportava il suo modo di schierarsi a sinistra nella conduzione di Mezz'ora in più, con il suo fare puntiglioso, lo stile ruvido, per nulla diplomatico e, a volte le gaffe, la notizia non può che far piacere. A un'altra fetta, quella che invece, è affezionata alla sua trasmissione e a tutta la vecchia Telekabul, invece fa inorridire e pensare a una squadra di dirigenti «trinariciuti» che cacciano le voci libere e intelligenti. Di fatti, appena la giornalista ha annunciato le dimissioni, pochi minuti dopo che il cda aveva varato la nuova squadra aziendale, si è scatenata una pioggia di reazioni, un diluvio di proteste, dichiarazioni, da parte di esponenti di tutta l'opposizione che hanno definito la vicenda come «pagina buia», «grave perdita», «segnale pessimo» come dice la presidente della Commissione vigilanza Rai Barbara Floridia (5 Stelle) oltre che come «liste di proscrizione» come fa Alessandro Zan del Pd. Mentre, ovviamente, dall'altra parte del centro-destra non si è fatto un plissé. Anzi, Gasparri ha sentenziato: «Il mondo va avanti lo stesso». Certo è che, se altri volti storici della Rai prenderanno esempio, più che aggiungere in palinsesto programmi vicini alla destra, come nel progetto della nuova governance, bisognerà procedere a coprire i buchi. Il neo amministratore delegato, comunque, si è detto dispiaciuto della decisione della Annunziata, anche perché, come primo atto da ad aveva confermato, tra gli altri, la presenza di Mezz'ora in più - oltre a Report - nella prossima stagione e si è augurato di riaprire un dialogo. Ora chissà che deciderà di fare Sigfrido Ranucci Mentre Fazio annunciando il contratto con Discovery, aveva spiegato di non essere «un uomo per tutte le stagioni», la Annunziata nella sua lettera di addio scrive: «Arrivo a questa scelta senza nessuna lamentela personale. Vi arrivo perché non condivido nulla dell'operato dell'attuale governo, né sui contenuti, né sui metodi. In particolare non condivido le modalità dell'intervento sulla Rai. Non ci sono dunque le condizioni per una collaborazione». La giornalista, inviata per la Repubblica e Corriere della Sera a inizio carriera, era entrata in Rai a metà anni Novanta e dal 1996 al 1998 è stata direttrice del Tg3 e presidente della Rai come «ruolo di garanzia» dal 2003 al 2004, da cui si era pure dimessa in rotta con il dg di allora Cattaneo. Restano negli annali suoi scontri epici. Di recente con la ministra Roccella con cui le è scappata una parolaccia e, andando indietro, quello con Berlusconi nella campagna elettorale nel 2006 che le disse abbandonando lo studio: «Si vergogni». Ora non si sa che farà. Secondo indiscrezioni potrebbe essere candidata dal Pd di Elly Schlein alle elezioni europee del prossimo anno.
Un po' come fecero Michele Santoro e Lilli Gruber nel 2004 quando lasciarono la Rai e si rifugiarono in Europa. Certamente non è persona da rimanere a spasso e troverà subito una ricollocazione in qualche media vicino al campo progressista.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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