«Non ha mai mantenuto le sue promesse», sottolinea Mario Monti. «Una promessa demagogica e fantasiosa», taglia corto Pier Luigi Bersani. «Attenti, perché è solo un grande venditore», mette tutti in guardia Pier Ferdinando Casini. «Un disco rotto, una faccia di bronzo», risponde per metafore Nichi Vendola. «E nel secondo Cdm farà un decreto per garantire la vincita certa ai giocatori del Lotto...» twitta con uno sforzo d'ironia Gianfranco Fini. Il bersaglio comune è Silvio Berlusconi, reo di aver illustrato nei dettagli il suo piano su come restituire agli italiani, in caso di vittoria alle urne, i soldi versati per pagare l'Imu. Ma siccome in politica più delle parole valgono i comportamenti, vediamo come questi magnifici 5 abbiano dimostrato di essere tutt'altro che fulgidi esempi di promesse mantenute e di programmi mai rispettati. E soprattutto come, sulla verità, non possano permettersi di fare la morale a nessuno.
Mario Monti
Mario Monti si vanta spesso di non essere il tipo che fa promesse. «Non sono un politico, io...». Eppure se c'è un'attività che l'ha tenuto impegnato più a lungo durante il tecnicissimo mandato a Palazzo Chigi, a parte l'introduzione di nuove tasse ovviamente, è stato continuare a ripetere di non volersi candidare a premier. Prendete l'intervista alla Cnn del 25 settembre 2012, ad esempio. Il Prof lo dice papale papale: «Non concorrerò per le elezioni. Non ne ho bisogno perché il capo dello Stato mi ha nominato senatore a vita. Faciliterò più che posso l'evoluzione». Chiaro e limpido? Niente affatto. Poi eccolo che convoca la conferenza stampa per annunciare la solenne «salita» in campo. Monti non avrà la bacchetta magica, infatti più che la fata turchina ormai ricorda Pinocchio.
Pier Luigi Bersani
Pier Luigi Bersani, appena esploso il bubbone Mps, ha allontanato a modo suo ogni possibile sospetto. Con il consueto risultato disastroso. «Ma quale responsabilità del mio partito, il Pd fa il Pd e le banche fanno le banche...». Metamorfosi botanica: dalla Quercia all'Ulivo e adesso le «mammolette». Peccato che il segretario abbia dimenticato parecchi tacchini sul tetto, pardon, scheletri negli armadi. A smascherarlo è l'allora governatore della Banca d'Italia Antonio Fazio, che a marzo 2006 confida al pm Francesco Greco: «Su Bnl le posso dire che tra il 2004 e il 2005 sono venuti da me Fassino e Bersani a chiedere se si poteva fare una grande fusione Unipol-Bnl-Montepaschi». Forse lo smemorato di Bettola a furia di smacchiare giaguari ora prova a ripulirsi la coscienza...
Pier Ferdinando Casini
Lo spread è un terreno scivoloso, facile costruirci sopra delle trappole. Lo sa bene Pier Ferdinano Casini, il quale sostiene che «prima di Berlusconi lo spread non esisteva. Poi è arrivato a 300-400-500...». Epperò il differenziale ha toccato il record di 537 punti a luglio 2012, in piena era dell'alleato Monti. L'economia non è un'opinione. E ancora: «Con il Pd non c'è alcun patto della crostata», fa giurin giurello da settimane Casini. Ma qui non siamo in pasticceria, semmai alla buvette di Montecitorio. Dove si rincorrono le voci su accordi segreti in vista del dopo voto. In caso di pareggio al Senato, Pierfurby sarebbe il jolly per arrivare all'accordo tra centrosinistra e Terzo polo: presidenza del Senato a Casini, Bersani a Palazzo Chigi e il Prof al Quirinale. Ma che bel biscottone...
Nichi Vendola
Tra un'allitterazione e una sinestesia, il poeta del Tavoliere Nichi Vendola quando si tratta di prendere le distanze da Mario Monti diventa stranamente didascalico e prende a parlare potabile: «Com'è possibile immaginare che io possa governare con la destra? Perché Monti è la destra, la destra più compassata. Io considero Monti, non un nemico, ma un avversario da battere». Già, in effetti chi l'ha mai visto il governatore rosso in loden... Vendola e Monti la pensano all'opposto su lavoro, economia, scuola, ambiente, difesa, infrastrutture e pure sui cucchiaini di zucchero nel caffè. E cosa volete che ci faccia Nichi in un governo Bersani coi voti del Terzo polo? Semplice: il ministro del Welfare, dicono. E bravo Nichi, dalle massime di Confucio alla strategia dell'inciucio.
Gianfranco Fini
Quanto a ribaltoni Gianfranco Fini può dare lezioni private ai signori precedenti. Il profeta dello «scusate, finora ho scherzato» in decine di video su Youtube dà prova di come in politica valga dire tutto e il suo contrario. Ma l'Oscar per la migliore interpretazione lo merita il discorso sull'affaire Montecarlo del settembre 2010. Ciak, si gira: «Certo, anche io mi chiedo chi è il vero proprietario della casa di Montecarlo - ammette il leader di Fli - È Giancarlo Tulliani? Non lo so.
Se dovesse emergere con certezza che Tulliani è il proprietario non esiterei a lasciare la presidenza della Camera...». Nulla hanno potuto bollette di luce e gas, cucine componibili, campanelli firmati, documenti inequivocabili sulla compravendita. Il cognato di Tulliani è ancora oggi la terza carica dello Stato.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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