È come se ci fosse un orologio solo per lui. Da azionare in momenti chiave, ora per demolire la sua immagine, ora per inficiarne il consenso. Lui è Silvio Berlusconi. E coloro che muovono le lancette sono i magistrati. “Giustizia a orologeria” è una delle locuzioni più abusate della storia della seconda Repubblica, pronunciata ogni qual volta i magistrati hanno puntato il dito contro il Cavaliere. I suoi detrattori politici la bollano invece come una giustificazione, un alibi ad hoc su cui appigliarsi e grazie al quale scagliarsi contro il potere giudiziario. Eliminando le due teorie, se ne potrebbe aggiungere un'altra allora: quella dell'infausta coincidenza, del caso. Perché passando in rassegna il ventennio berlusconiano (come ha ricostruito anche Panorama), gli esempi di reazione pavloviana a volte sono lampanti. Sembra quasi la trasposizione - dalla fisica alla politica - del terzo principio della dinamica: “A ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria (della magistratura)”. O viceversa.
Partiamo dal 1993. Berlusconi appoggia la candidatura di Fini alle comunali di Roma. Passano tre mesi e il braccio destro di Forza Italia, Marcello Dell'Utri, viene accusato di falso in bilancio. Come conseguenza di ciò, quattro giorni prima del voto, la procura di Palmi ordina l'acquisizione dell'elenco dei candidati e dei presidenti dei Club di Forza Italia a Milano e a Roma nell'ambito di una inchiesta sulla massoneria deviata. Insomma, neanche il tempo di nascere, che il partito del Cavaliere è già nel mirino delle toghe.
Nel 1994 a un mese dalla vittoria del centrodestra alle elezioni politiche e alla vigilia del conferimento dell'incarico di Scalfaro di formare il governo, contro Berlusconi parte l'inchiesta su presunte tangenti e corruzione operata dai dirigenti Fininvest. Poi c'è uno dei casi più eclatanti. Avviene il 22 novembre dello stesso anno. Mentre Berlusconi coordina la conferenza mondiale delle Nazioni Unite sulla criminalità organizzata a Napoli, il Corriere della Sera anticipa la notizia di un invito a comparire disposto dalla procura di Milano in merito a una indagine che lo coinvolge relativa a corruzione per presunte tangenti alla Finanza. Amen. Fine del primo governo. Nel 1995, quindici giorni prima del referendum sulla legge Mammì, la procura di Torino chiede l'arresto per Dell'Utri. Il primo febbraio del 1996, a Milano, proprio mentre inizia la campagna elettorale, viene chiesto il rinvio a giudizio per finanziamento illecito, falso in bilancio e ricettazione di Craxi e Berlusconi. A marzo (un mese prima le elezioni politiche) parte l'inchiesta toghe sporche e anche il Cavaliere risulta indagato. L'apoteosi della coincidenza si palesa l'8 maggio 1998. Il leader di Forza Italia inaugura la campagna per le amministrative di metà giugno e lo stesso giorno la procura di Milano lo indaga per corruzione in atti giudiziari sulle sentenze Mondadori e Iri-Sme. Nel 2003, un mese prima delle regionali del 26 maggio, il processo Sme-Ariosto arriva alle battute finali. Così come, nel 2006, un mese prima delle elezioni politiche la procura di Milano chiede il rinvio a giudizio di Berlusconi e dell'avvocato Mills. Il 26 aprile del 2005, nel giorno in cui Berlusconi si appresta a presentarsi davanti al Parlamento al termine di una crisi delicata, arriva la richiesta di rinvio a giudizio nell'ambito dell'inchiesta sulle presunte irregolarità nell'acquisto di diritti cinematografici da parte di Mediaset.
A dicembre dello stesso anno, il Corriere della Sera anticipa (un'altra volta) un invito a comparire nei confronti di Berlusconi sul caso Mills. Il commento di Ghedini fu laconico: “È iniziata la campagna elettorale”. Nel marzo 2006, a poco tempo dal voto, la procura di Milano torna all'attacco sul caso Mills. Il 26 marzo 2007, il Pg di Milano, Piero De Tetris, chiede la condanna di Berlusconi a cinque anni nel processo d'appello per la vicenda Sme. Per Maurizio Lupi “l'offensiva della procura arriva dopo la pubblicazione di sondaggi devastanti per la sinistra e prima di un voto parlamentare come quello sull'Afghanistan decisivo per le sorti del governo.” Nel 2009, a venti giorni prima dalle elezioni europee, vengono depositate le motivazioni della sentenza All-Iberian.
L'anno dopo, a pochi mesi dalle elezioni amministrative, ecco che partono le inchieste sugli appalti fiorentini della Protezione Civile e sul caso Trani. Infine oggi, a pochi giorni dall'intesa tra Renzi e Berlusconi sulla legge elettorale e sulle riforme, arriva l'assalto finale con l'inchiesta Ruby Ter.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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